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Un futuro più sostenibile e meno dipendente dalle fonti energetiche fossili è possibile. Con quali strategie? Con quali obiettivi nel medio e nel lungo termine? Quali sono i passi che il Paese deve compiere per completare la transizione energetica? E in quale direzione di marcia? Ne parliamo, in questa intervista, con Gilberto Pichetto Fratin, dall’ottobre del 2022 alla guida del ministero dell’Ambiente e della sicurezza energetica.

Ministro, la sicurezza energetica del Paese si costruisce combinando un mix di elementi e di fattori. Quali sono gli strumenti da utilizzare? Riduzione degli approvvigionamenti dall’estero, diversificazione, incremento delle rinnovabili, semplificazioni e sviluppo delle reti: in che misura incidono sul quadro generale?
Quello che garantisce la sicurezza energetica del Paese e sta facendo crescere l’Italia da questo punto di vista è proprio la combinazione di più elementi. Ci stiamo impegnando per accelerare la produzione di energia da fonti rinnovabili, ridurre la dipendenza dalle fonti fossili e promuovere l’uso dell’idrogeno nei settori più difficili da decarbonizzare, nonché supportare la ricerca e lo sviluppo di tecnologie nucleari avanzate. Questi passaggi sono essenziali per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Inoltre, poniamo un forte accento sulla collaborazione industriale, fondamentale per stimolare gli investimenti nell’energia sostenibile.

I ministeri dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e delle Infrastrutture e dei Trasporti hanno inviato alla Commissione Ue il testo definitivo del Piano Nazionale integrato Energia e Clima. Quali sono gli elementi chiave di questo importante strumento programmatorio? Cosa prevede?
Nell’aggiornamento del PNIEC un’ipotesi di scenario al 2050 contenente una quota di produzione di energia da fonte nucleare, in base ai primi dati quantitativi e di costo ricavati dalla Piattaforma Nazionale per un Nucleare Sostenibile. La quota di penetrazione del nucleare nel mix energetico non è imposta a priori, ma viene ricavata dai dati e dalle analisi di scenario, che tengono conto di vari elementi: quando i primi Moduli saranno disponibili, quanti SMR sarà possibile costruire in Italia, qual è il costo dell’energia elettrica per il consumatore finale: per le famiglie come per le imprese. Nel PNIEC abbiamo comunque riportato un’opzione conservativa dell’11% in cui è stata inclusa soltanto metà del potenziale realmente installabile. Ma non escludiamo la possibilità di arrivare al 22% del fabbisogno energetico, che al 2050 sarà raddoppiato dispetto a quello attuale, proprio per raggiungere gli obiettivi di decarbonizzazione previsti. Si tratta di un risparmio che può essere valutato intorno ai 34 miliardi di euro l’anno per il nostro Paese.

Nel corso del recente Seminario Estivo di Symbola a Mantova, lei ha sottolineato che “l’area del Mediterraneo ha assunto una nuova centralità geopolitica”. In questo nuovo assetto internazionale, l’Italia ha una grande rilevanza anche per quanto riguarda l’energia, per i collegamenti e le interconnessioni che riguardano il sistema energetico. Perché?
L’attuale scenario internazionale, segnato da crisi dei prezzi energetici e nuove direttrici delle catene produttive e di approvvigionamento, è instabile a causa dei conflitti in Medio Oriente, delle tensioni nel Mar Rosso e della guerra in Ucraina. Questo panorama pone sfide significative per le economie mondiali, che devono adattarsi ai nuovi assetti produttivi e di approvvigionamento. In questo contesto, l’Italia riveste un ruolo cruciale per diversi motivi. Innanzitutto per la posizione geografica strategica: il nostro Paese è situato al centro del Mediterraneo e funge da ponte tra Europa e Africa, diventando un nodo essenziale per le rotte di approvvigionamento energetico. In particolare, con il Piano Mattei miriamo a incrementare l’energia proveniente dall’Africa verso l’Europa, supportando lo sviluppo energetico africano e diversificando le fonti di approvvigionamento europee. L’Italia, con le sue interconnessioni, facilita la creazione di rotte alternative, riducendo la dipendenza da aree instabili, aiutando le nazioni africane a sviluppare le proprie potenzialità energetiche.

Sull’idrogeno si stanno sviluppando iniziative per la creazione di una filiera industriale. Sulla base del “Repower Eu” l’obiettivo è di produrre 10 milioni di tonnellate e importare 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile nell’Unione europea al 2030, facendo divenire l’Italia uno dei principali hub europei. Come diventerà operativo questo progetto?
Si stanno sviluppando importanti iniziative per la creazione di una filiera industriale dell’idrogeno verde. L’obiettivo è quello di garantire l’uso di questa fonte energetica nell’industria hard to abate e nel settore dei trasporti, con evidenti benefici in termini di competitività delle imprese italiane. Sulla base del “Repower Eu” l’intento è produrre 10 milioni di tonnellate e importare 10 milioni di tonnellate di idrogeno rinnovabile nell’Unione europea al 2030, facendo divenire l’Italia uno dei principali hub europei. Questo avverrà attraverso lo sviluppo del ‘corridoio Sud per l’idrogeno, in piena attuazione del “Piano Mattei”.

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Una transizione giusta sul piano ambientale, sociale ed economico | Brescia Oggi

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