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  • a cura di Annalisa Cicerchia − Economista della Cultura, Vicepresidente CCW - Cultural Welfare Center, Catterina Seia – Esperta in cross over culturali, Presidente CCW - Cultural Welfare Center, e Giulia Lapucci – Dottoressa di ricerca presso l’Università di Macerata, collaboratrice dell’Area Ricerca CCW - Cultural Welfare Center

Fenomeni complessi come la salute, con determinanti sociali riconosciuti, sono multidimensionali e dinamici, ed esigono risposte sistematiche, integrate e di sistema. In Italia, il ridisegno del welfare in corso, su prospettive generative e di comunità, guarda al ruolo della cultura per la costruzione di ben-essere, in un quadro di equità sociale. Le evidenze si fanno sempre più numerose e solide; si moltiplicano le pratiche, il dibattito pubblico e il riconoscimento politico e istituzionale.

Il modello di intervento detto della prescrizione sociale della cultura e dell’arte, sperimentato con successo dalla metà degli anni 1990 nel Regno Unito, nei Paesi scandinavi e nell’area del Commonwealth, e raccomandato in tempi recenti dall’OMS, si sta affacciando nel nostro Paese come opportunità per la diffusione dell’accessibilità e la valorizzazione delle risorse culturali e artistiche di prossimità come fattori di promozione della salute, alleate nei percorsi di trattamento e di gestione di alcune patologie. La traduzione italiana nel 2024 del manuale dell’OMS Un kit di strumenti su come implementare la prescrizione sociale[1] ha contribuito a divulgare questa strategia e a dare una base condivisa a un gruppo di lavoro nazionale di dialogo permanente coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (ISS) per favorirne la diffusione, con modelli di intervento scalabili e replicabili. Questa prospettiva di sviluppo è di interesse per il Ministero della Cultura che nel giugno 2025 ha lanciato un primo confronto pubblico in tema. La prescrizione sociale è un mezzo attraverso il quale gli operatori sanitari mettono i pazienti in contatto con una serie di servizi non sanitari della comunità locale, per migliorare la loro salute e il loro ben-essere. In questo modello, il medico individua i bisogni di salute e di ben-essere del paziente che possono trovare risposte adeguate anche in esperienze culturali e artistiche; un operatore di collegamento co-progetta un piano di proposte di arte e cultura del territorio (come attività museali, laboratori teatrali, pratiche musicali, ecc.), e agevola l’accesso del paziente a servizi mirati. Centrali sono l’attivazione delle risorse locali, il coinvolgimento di figure professionali con competenze trasversali e la valutazione puntuale dei benefici per salute e ben-essere. Rivolto a tutti, il modello si è mostrato particolarmente significativo per l’inclusione delle persone in condizioni di fragilità, marginalità e solitudine.

In questa direzione in Italia sono attive alcune esperienze consolidate, come Dance Well – pratica di danza inclusiva in museo per persone con Parkinson e coloro che se ne prendono cura, che ha preso l’avvio a Bassano del Grappa − e la rete dei Musei Toscani per l’Alzheimer (MTA), che si sono rafforzati anche grazie al sostegno di programmi europei (Erasmus+ e Creative Europe) e si stanno estendendo in altre Regioni.

Il 30 aprile 2025 la Regione Emilia-Romagna, che si conferma un laboratorio di innovazione nel welfare culturale, ha varato su queste basi il sistema museale MADER, a favore delle persone con deficit cognitivi, oltre a diversi progetti pilota di prescrizione sociale che sono pronti per un salto di scala. In tal senso, tra le iniziative più promettenti si segnalano il programma Archivi e Salute a Modena (capitanato dall’Archivio di Stato, che nel 2022 ha avviato in collaborazione con il Centro Disturbi Cognitivi e Demenze − CDCD dell’AUSL territoriale, e l’Università di Modena e Reggio) con la sperimentazione de La Scatola della Memoria per l’attivazione creativa delle persone con demenza e Alzheimer e Sciroppo di Teatro. Quest’ultimo programma, avviato nel 2021 dall’ATER Fondazione con il supporto degli Assessorati regionali alla Cultura, Sanità e Welfare della Regione, ha finora consentito a oltre 250 pediatri di “prescrivere” spettacoli teatrali a prezzo agevolato a bambini tra i 3 e gli 11 anni e ai loro accompagnatori con circa 15.000 partecipazioni annue. La rassegna 2025 prevede 80 appuntamenti in 28 teatri di 7 province e si configura come un’infrastruttura socioculturale capace di promuovere inclusione e coesione. Il modello, replicato dal Teatro di Roma attraversando le sale dell’Argentina, India, Torlonia e Morante grazie alla collaborazione con pediatri di base e farmacie comunali aderenti, sta assumendo una governance nazionale. Iniziative ispirate da Sciroppo di Teatro sono in corso anche in Provincia di Bolzano e in Toscana.

Sulla base dei risultati positivi del percorso pilota, anche Musica e Maternità, il progetto di canto corale per il contrasto alla depressione post partum promosso dall’OMS Regione Europa come modello di riferimento tra il 2021 e il 2023 nel Regno Unito, in Danimarca, Romania e Italia (qui coordinato dall’ISS) − sperimentato nella prima edizione nei consultori familiari delle Aziende sanitarie ASL Città di Torino, Azienda ULSS 6 Euganea e ASL ROMA 2 − si avvia a moltiplicarsi in più territori italiani. Dall’aprile 2025, l’ISS ha avviato una nuova edizione del progetto con il crescente coinvolgimento dei servizi sanitari ospedalieri e territoriali del percorso nascita. Quattro servizi consultoriali in Emilia-Romagna, le AOU Città della Salute e della Scienza di Torino con l’ospedale S. Anna e l’AOU SS. Antonio e Biagio di Alessandria, i servizi territoriali dell’ASL TO3 in Piemonte hanno aderito al progetto, partecipando alle novità di questa edizione. Tra queste, una formazione rivolta a professionisti sanitari e musicisti − con un programma sviluppato dall’ISS su ispirazione dell’esperienza dell’associazione britannica Breathe Arts Health Research − e la realizzazione di una guida pratica per l’attuazione dell’intervento, adattata al contesto italiano e destinata a operatori sanitari, culturali e decisori interessati alla prescrizione sociale e al ruolo dell’arte nella salute pubblica.

Si sta configurando una transizione da una molteplicità di progetti pilota a programmi duraturi, con collaborazioni strutturali tra settori e istituzioni, che coinvolge diverse pratiche e discipline. Tale tendenza è confermata dalla seconda edizione dell’indagine Cultura, salute, ben-essere nel Nord Ovest italiano, realizzata dal CCW - Cultural Welfare Center per la Fondazione Compagnia di San Paolo[2]. Lo studio, che aggiorna e approfondisce l’indagine svolta nel 2020, documenta tramite l’analisi di 289 progetti una crescita di pratiche interdisciplinari che integrano cultura e salute per affrontare priorità di salute pubblica, come l’invecchiamento sano, il ben-essere mentale dei giovani, lo sviluppo della prima infanzia e l’inclusione sociale. Venti progetti esemplari selezionati e sostenuti dall’investitore sociale nell’ottica della trust philantrophy alimenteranno un “cantiere” di confronto volto a sviluppare con rigore, qualità ed efficacia modelli di valutazione nella direzione della prescrizione sociale. Tra i progetti selezionati, figurano l’iniziativa dell’Azienda Ospedaliera Ordine Mauriziano − dedicata al ben-essere dei curanti e all’umanizzazione delle cure attraverso le arti, la prima in Italia con personale dedicato, incardinato in organigramma[3] − e il programma SPES dell’Università di Torino − rivolto a insegnanti, educatori e adolescenti – che, attraverso workshop teatrali, mira a sviluppare competenze socio-emotive per intervenire precocemente sui segnali di disagio nei giovani e contrastarne la suicidalità.

Si legge con chiarezza nel Nord-Ovest, come in altri contesti, l’emersione di ecosistemi territoriali con reti consolidate tra attori culturali, sanitari, sociali, educativi e del Terzo Settore, frutto di un lungo percorso di cooperazione.

A Siena, il Community Hub – Culture Ibride, promosso dalla Fondazione Monte dei Paschi di Siena con l’Università di Siena e l’Università per Stranieri, è un laboratorio permanente di progettazione partecipata e animazione socioculturale, che punta a valorizzare le risorse locali e a trovare soluzioni a bisogni sociali attraverso la cultura. Il C-Hub rafforza le alleanze tra istituzioni pubbliche, accademiche, professionisti e Terzo Settore per sviluppare interventi integrati e duraturi di welfare culturale nel territorio senese. La rete è sostenuta dal bando Vie d’Uscita Culturali che, oltre al sostegno economico, offre accompagnamento e assistenza tecnica per rafforzare le competenze di pianificazione e valutazione strategica. Gli assi di intervento includono il ben-essere dei bambini, degli studenti universitari e degli anziani, e mirano a favorire la partecipazione alla vita comunitaria e lo sviluppo di competenze trasversali. Tra le esperienze attivate, il progetto Sex and Drama and Rock’n Roll, ideato dalla compagnia Topi Dalmata (Siena), si rivolge agli studenti universitari di medicina, professioni sanitarie e scienze della comunicazione – ed è incentrato su sessualità, affettività e relazioni, con la partecipazione a laboratori artistici (teatro, musica, immagine) volti a sviluppare empatia, creatività e competenze relazionali. Il progetto prevede la raccolta di dati nei servizi di ascolto giovanile e la creazione di una campagna informativa, fino alla sperimentazione della prescrizione sociale del teatro come strumento di ben-essere, con il supporto congiunto di operatori sanitari e culturali.

Una forte attenzione alla stabilità della collaborazione tra organizzazioni culturali e realtà del settore sanitario e sociale viene espressa dalla Ripartizione Cultura italiana della Provincia autonoma di Bolzano, tra le amministrazioni apripista nel Paese, fin dal 1996, nell’alleanza tra Cultura e Salute, che ha lanciato un nuovo bando, Cura di Cultura, volto a sostenere tali sinergie valorizzando il patrimonio artistico e architettonico locale, con progetti che saranno realizzati nei prossimi mesi.

La maturata consapevolezza del ruolo sociale delle istituzioni culturali emerge anche nel nuovo Piano Strategico Integrato 2025–2029 del Settore Musei Civici Bologna, che posiziona i musei come attori chiave di un ecosistema urbano orientato al ben-essere, alla coesione sociale e allo sviluppo sostenibile, spazi abilitanti per la cittadinanza attiva e la rigenerazione sociale. L’Azienda Unità Sanitaria Locale (AUSL) – Servizio Sanitario Regionale e la Regione Emilia-Romagna partecipano al Piano Strategico Integrato principalmente attraverso la co-progettazione e la realizzazione della “prescrizione culturale”, che riconosce il valore della cultura come strumento di ben-essere psicofisico e intende posizionare i musei come spazi di cura e rigenerazione, con attività dedicate anche a soggetti fragili. Tra le strategie innovative di questo percorso spiccano lo sviluppo di protocolli condivisi per il ben-essere psicofisico sulla base del modello Musica e Maternità (Music and Motherhood), l’istituzione di laboratori come il Fab Lab, spazio dedicato all’artigianato digitale creativo e la creazione del Board Museale Giovani. Quest’ultimo intende diventare un organismo inclusivo, formato da giovani, studenti − dalla scuola primaria all’università − e professionisti, chiamati a diventare ambasciatori culturali dei Musei Civici di Bologna. Il loro compito sarà mettere in rete i musei, contribuendo alla progettazione partecipata delle attività e rafforzando il legame con i progetti educativi e culturali già attivi, i servizi educativi dei musei, le iniziative con le nuove generazioni di artisti e creativi del MAMbo, la collaborazione del Museo Civico Archeologico con il carcere minorile. Questa strategia è volta a ripensare l’offerta museale in modo partecipativo, inclusivo e trasformativo, promuovendo un ruolo sociale attivo e innovativo dei musei nel territorio.

La rete italiana dell’International Council of Museums (ICOM) ha attivato un gruppo di lavoro sul welfare culturale che lancerà una rilevazione nazionale sul contributo e le potenzialità dei musei alla promozione della salute e del ben-essere, facendo emergere i progetti in corso, per favorire lo scambio di esperienze e disegnare lo sviluppo di competenze. Nel corso dell'assemblea annuale 2025 di ICOM Italia (Brescia) sono stati dedicati al tema due gruppi di lavoro.

In questa direzione, nell’ottobre 2024, si è tenuta a Roma, nella sala della Protomoteca del Campidoglio, una giornata dedicata al welfare culturale e i musei, con un importante coinvolgimento delle istituzioni della salute, dell’educazione e dell’assistenza sociale, seguita da una due giorni di confronto, Arte Benessere Cultura. L'ABC dei Musei accessibili, organizzata nel mese di giugno 2025 dal Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e dalla Direzione MAB - Musei Archivi e Biblioteche del MIC.

La ricerca assume un ruolo centrale e le Università si stanno mobilitando, soprattutto sul versante della terza missione, anche attraverso programmi di sostegno europei: il Work Plan for Culture 2023–2026 ha inserito la relazione con la Salute tra i propri assi. Tra gli ultimi sviluppi, a Firenze il Museo Galileo, in collaborazione con il Dipartimento di Fisica e il Laboratorio Europeo di Spettroscopia Non Lineare (LENS) dell’Università, nell’ambito del progetto Tuscany Health Ecosystem ha avviato il Laboratorio di Neuroestetica per analizzare gli effetti cognitivi e fisiologici dell’esperienza museale sul ben-essere dei visitatori, aprendo la strada a nuovi strumenti per la valutazione dell’impatto delle pratiche culturali.

La cultura della valutazione con strumenti condivisi è necessaria per un salto di scala del paradigma del welfare culturale. Questa esigenza, evidenziata nei Manifesti pubblicati nel 2024[4] si sta traducendo in nuove progettazioni regionali. Puglia e Sardegna accompagnano con linee valutative il proprio impegno con rilevanti programmi in tema sostenuti dal FESR (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale). La Regione Toscana con la Fondazione Cassa di Risparmio di Firenze (CRF) ha commissionato al proprio Ente di ricerca IRPET, uno studio di valutazione d’impatto che valorizza anche gli effetti sociali e relazionali degli interventi di welfare culturale, andando oltre gli indicatori quantitativi. Sono stati analizzati attraverso un metodo controfattuale tre programmi, tra cui Passeggiate Fiorentine della Fondazione CRF che offre visite guidate gratuite ai principali musei e luoghi d’arte di Firenze dedicate ai residenti e in particolare alle famiglie più fragili: l’analisi ha confermato le evidenze crescenti in letteratura sull’impatto positivo e statisticamente significativo della partecipazione culturale sull’autopercezione della salute, in particolare sul tono dell’umore e tra i soggetti più svantaggiati.

Questo scenario di opportunità necessita di nuove competenze e figure professionali, come gli operatori di collegamento per la prescrizione sociale. L’Università di Chieti e Pescara ha formalmente costituito l’annunciato centro di Ateneo BACH- Biobehavioral Arts and Culture for Health Sustainaibility and social Cohesion. L’Università di Foggia ha attivato un nuovo ciclo di dottorato in Medical Humanities and Welfare Policies. Le Accademie, all’interno della riforma dell’Alta Formazione Artistica Musicale e Coreutica (AFAM), si stanno affacciando per ampliare la propria offerta con i primi moduli dedicati alla socially engaged art (eg. Accademia di Urbino). CCW School, che con diversi programmi ha formato dal 2021 oltre 3000 professionisti, lancia la quarta edizione del Master executive, intersettoriale, su Cultura e Salute.

Il valore strategico della cultura per il ben-essere individuale e collettivo è riconosciuto dagli ultimi indirizzi del Ministero della Cultura ed è leggibile nel Piano Olivetti per la Cultura, che stanzia 44 milioni di euro a sostegno di biblioteche, librerie e editoria, con un’attenzione particolare ai contesti periferici, interni e svantaggiati. Si tratta di un investimento che rafforza le infrastrutture culturali locali, riconoscendole come presìdi sociali di prossimità a bassa soglia fondamentali per la coesione, la partecipazione e l’accesso alla conoscenza. Nella stessa direzione va l’accordo tra l’INPS e il MiC per integrare arte e cultura nei percorsi di welfare pubblico tramite attività aperte alla cittadinanza, mostre e iniziative educative.

Il contributo delle industrie culturali e creative al ben-essere e alla salute si configura oggi come un campo in espansione, attraversato da esperienze concrete, politiche pubbliche emergenti e nuove professionalità e competenze. Per consolidarne lo sviluppo occorre proseguire nel riconoscimento istituzionale con politiche abilitanti e risorse strutturali, nella ricerca e nella costruzione di competenze partendo dalla valutazione, per misurarne gli impatti in modo rigoroso e comprensibile per tutti gli attori coinvolti.

[1] Traduzione di Martina Caroleo, a cura del CCW - Cultural Welfare Center con l’area Prevenzione e promozione della salute dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS) e il Centro di documentazione DoRS della Regione Piemonte.
[2] Fondazione Compagnia di San Paolo e CCW - Cultural Welfare Center, Cultura, Salute e Ben-essere, 2024.
[3] Dal 2017 l’Ospedale Mauriziano ha adottato il Teatro Sociale e di Comunità (TSC) come strumento di promozione della Salute e di formazione alle medical humanities, in linea con gli Standard Internazionali HPH 2020. Tra le buone pratiche: il Rito Laico, esperienza collettiva nata in pandemia e oggi appuntamento annuale per la memoria delle persone scomparse; il Giardino Parlante, spazio pubblico per eventi culturali e artistici; l’Area Materno Infantile, parte dell’ecosistema territoriale che unisce Biblioteche, Musei, Terzo settore, Sanità; Nutrirsi di Cultura – per la prima infanzia e la genitorialità.
[4] Si veda l’iniziativa congiunta delle Regioni Toscana ed Emilia-Romagna con la Fondazione Promo P.A e la partecipazione del CCW – Cultural Welfare Center, che nel 2024 hanno sottoscritto il documento Per un manifesto condiviso sullo sviluppo del welfare culturale, volto a coinvolgere altre regioni e promuovere investimenti strutturali nel settore. Nello stesso anno, anche la Regione Puglia ha adottato il Manifesto pugliese per il welfare culturale, segnando un ulteriore passo verso l’istituzionalizzazione del paradigma.

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