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Il sistema produttivo culturale e creativo dell'Umbria nel 2023 ha prodotto 1,12 miliardi di euro di valore aggiunto e 20.728 occupati. Su base provinciale, Perugia conta 896 milioni di euro di valore aggiunto e 16.045 occupati, Terni 224 milioni di valore aggiunto e 4.682 occupati.  Il Spcc rappresenta il 4,8% del valore aggiunto dell'economia umbra (la media nazionale è del 5,6%) e il 5,5% dell'occupazione regionale (la media nazionale è il 5,9%).Le imprese del Spcc nella regione ammontano - sempre nel 2023 - a 3mila 882.
Emerge dal rapporto "Io sono Cultura 2024" - e dall'elaborazione che di vari di questi dati ha fatto la Camera di commercio dell'Umbria - realizzato come ogni anno (è giunto alla 14/a edizione) da Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro studi Tagliacarne e Deloitte, con la collaborazione dell'Istituto per il credito sportivo e culturale, Fondazione Fitzcarraldo, Fornasetti e con il patrocinio del ministero della Cultura.
"Cultura e bellezza - affermano i curatori - in Italia sono tratti identitari radicati nella società e nell'economia. Da qui il titolo del rapporto 'Io sono cultura', e grazie alla loro forte relazione con la manifattura hanno dato vita ad una delle più forti identità produttive del mondo, il made in Italy".
Il sistema produttivo culturale e creativo suddivide in attività core cultura (industria creative, industrie culturali, patrimonio storico-artistico, performing arts) e creative driven, ossia attività che, pur non facendo parte della filiera cultura, impiegano contenuti e competenze culturali e creative per accresce il valore dei propri prodotti (grafici o illustratori, designer, architetti, comunicatori, fotografi, sviluppatori videogame, registi, autori/scrittori, storyteller, attori/performers, musicisti, videomaker, artisti, organizzatori di eventi).
Per quanto riguarda le attività core cultura, il valore aggiunto prodotto nel 2023 in Umbria è pari a 537 milioni di euro, che rappresentano il 2,3% del totale dell'economia umbra, mentre le attività creative driven presentano un valore aggiunto di 582 milioni di euro, il 2,5% del totale dell'economia regionale.
In altre parole, degli 1,12 miliardi di euro di valore aggiunto realizzati in Umbria dal sistema produttivo culturale e creativo, il 47,9% è riconducibile alle attività core e il 52,1% a quelle creative driven.
Per quanto riguarda l'occupazione, sempre nel 2023 in Umbria le attività core contano 10.967 addetti e quelle creative driven 20.728. La situazione nella regione si inverte, quindi - spiega una nota della Camera di commercio - rispetto a quanto visto per il valore aggiunto: nelle attività core l'occupazione rappresenta il 52,9% di quella totale del sistema produttivo culturale e creativo e le attività creative driven il 47,1%.
Di conseguenza, la produttività del lavoro per addetto (è data dalla divisione tra valore aggiunto e numero di occupati ed è importante perché è il principale indicatore del livello di benessere del settore ed è fattore determinante per il livello delle retribuzioni) nel 2023 in Umbria è più alta nelle attività creative driven (59.625 euro per occupato) che in quelle Core (48.965 euro). In entrambi i casi, tuttavia, la produttività del lavoro in Umbria è inferiore a quella media nazionale del 24,9% nelle attività core e del 15% in quelle creative driven.
Complessivamente, per quanto riguarda l'intero sistema produttivo culturale e creativo, nel 2023 la produttività del lavoro nella regione è di 54.033 euro per addetto, contro i 67.316 euro della media nazionale. Il divario a sfavore dell'Umbria è, quindi, di 13.283 euro annui, il che significa -19,7%.
L'Umbria, tuttavia, è la sesta regione per crescita del valore aggiunto del Spcc tra il 2022 e il 2023 e la quarta regione per aumento dell'occupazione, a dimostrazione di come, benché sia ancora indietro in termini di valore aggiunto e, in parte minore di occupazione, nel sistema produttivo culturale e creativo, stia crescendo da qualche anno più della media nazionale, recuperando terreno. Ed è da considerare l'importanza del Spcc per lo sbocco occupazionale dei laureati, che rappresentano il 47,7% degli addetti (51,9% nelle attività core e 40,8% in quella creative driven), contro il 25,5% dell'intera economia. Si tratta, in valori assoluti, di 9.911 addetti laureati su un totale di 20mila 728. Come va osservato che cresce il ruolo dei giovani, in tutti i settori culturali sia nella produzione che nella fruizione.
Emerge tuttavia una certa precarietà, concentrata in specifici comparti con quote di lavoratori con contratto a termine rilevanti nelle performing arts e arti visive (30,8%), attività di valorizzazione del patrimonio storico e artistico (23,9%) e nel settore dell'architettura e design (20,2%).
Infine è da evidenziare come, sul totale della spesa turistica, quella legata a consumi culturali rappresenti in Umbria la percentuale più alta in Italia dopo quella del Lazio (in quest'ultima regione la spesa turistica legata ai consumi culturali supera l'80% della spesa turistica totale, segue appunto l'Umbria tra il 75% e l'80%).
I curatori del rapporto "Io sono Cultura" rilevano che "la Regione Umbria sperimenta dal 2022 bandi sul 'welfare culturale per la crescita sociale' per promuovere la cooperazione intersettoriale e multicanale dei musei e di altri luoghi della cultura, favorendo lo sviluppo di reti con enti del terzo settore e con il mondo della sanità, per il contrasto della marginalizzazione e dei disagi dei soggetti più vulnerabili. Nel 2022 sono stati investiti 160mila euro su dieci progetti, e nel 2023, con risorse del Fondo europeo di sviluppo regionale-Fesr 2021-2027, 400mila euro per finanziare 12 progetti di Icc (imprese culturali creative, ndr), sostenendo le sperimentazioni avviate".

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Dal sistema culturale in Umbria 1,12 miliardi di valore aggiunto | ANSA

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