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Anche l’energia rinnovabile ha i suoi rifiuti. Un pannello fotovoltaico ‘lavora’ per circa 25 anni, poi va smaltito: secondo le stime ci saranno 78 milioni di tonnellate di rifiuti fotovoltaici l’anno entro il 2050. Come gestirli senza disperdere le preziose risorse che contengono? Oggi per riciclare i pannelli si ricorre al trattamento meccanico (triturazione) che recupera però solo una piccola parte dei materiali. Ben più efficiente, invece, ma ancora non industrializzato, il processo termo-chimico. Grazie alle competenze nate all’Università di Padova, a un’esperienza d’avanguardia come il progetto europeo ReSiELP e grazie anche al supporto europeo (EIT RawMaterials) e del centro ricerche del gruppo Veritas, gli ingegneri di 9-Tech nel 2020 hanno iniziato a lavorare ad un impianto pilota termico e meccanico che ha mostrato alta efficienza energetica e capacità di recuperare vetro, alluminio, silicio, rame in forma sufficientemente pura. Sono arrivati i premi – dall’Università Ca’ Foscari a Intesa SanPaolo al Fortune Italy – e le collaborazioni, come quella con ENEL Green Power o Verallia. Partecipata al 22% da Depuracque (Gruppo Veritas), 2 brevetti UE sul riciclo del fotovoltaico (più un terzo, per il recupero dell’argento, in attesa di registrazione) la start up veneta 9-Tech è uno dei protagonisti del progetto “PV Lighthouse”, cofinanziato dal PNRR, per la costruzione a Porto Marghera (VE) di un impianto di riciclo dei pannelli (3000 tonnellate l’anno) e l’ambizione di recuperare fino all’87% della materia presente, silicio in primis.

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