Il Grana Padano non ha certo bisogno di presentazioni: un formaggio le cui origini risalgono fino al Medioevo, negli anni Novanta ha ottenuto la DOP (Denominazione di Origine Protetta) e oggi è il più consumato al mondo, capace da solo di trainare l’export italiano, visto che il Grana Padano rappresenta il 19% delle esportazioni di prodotti agroalimentari dell’Italia. Un percorso di eccellenza la cui storia recente è indissolubilmente legata al Consorzio Tutela Grana Padano, nato settant’anni fa proprio per conservarne la tradizione e garantirne la qualità, intorno a cui si sono riunite circa 140 aziende e si è formata una florida filiera. Un esempio emblematico delle potenzialità competitive della coesione tra imprese.
Il Consorzio Tutela Grana Padano ha guidato le aziende prima nel mercato italiano e poi internazionale, fornendo ai consorziati le indicazioni affiché il formaggio rispettasse tutti i criteri della DOP per garantire la qualità del prodotto, insieme a quelli ambientali e per la salute dei consumatori. Oltre a supportare le aziende aderenti in attività come marketing o ricerca e sviluppo, il Consorzio le protegge tutelando l’integrità del marchio contrastando frodi e contraffazioni, una pratica purtroppo molto comune all’estero. A guadagnarci sono le aziende e il consorzio in sé, che è cresciuto nel tempo fino a diventare un leader mondiale nell’agroalimentare.
Per prima cosa, Grana Padano fornisce ai consorziati formazione e indicazioni specifiche per migliorare la qualità del prodotto finale e nella amministrazione aziendale. Ad esempio, i membri hanno accesso a un database digitale che consente loro di monitorare le produzioni, le analisi del latte e del formaggio e altre informazioni utili per la gestione delle attività. Uno strumento pensato per facilitare la condivisione di dati tra i produttori e migliorare la trasparenza e la collaborazione.
Il ruolo del Consorzio non si ferma qui: come un direttore d’orchestra, coordina le imprese e stabilisce un preciso piano produttivo, in modo che la quantità di formaggio offerta sia quella richiesta dalla domanda. Questo sistema, oltre a favorire l’efficienza produttiva e la stabilità del mercato, migliora il rating delle aziende consorziate presso le banche: sebbene ciascuna azienda si relazioni con gli istituti di credito in autonomia, l’appartenenza al consorzio è un eccellente biglietto da visita, mentre le quote di mercato assicurano quali saranno i livelli di produzione – e quindi i ricavi – del caseificio.
Il ruolo di guida del Consorzio negli ultimi anni si è esteso agli aspetti di sostenibilità ambientale. La sezione ricerca e sviluppo di Grana Padano ha lavorato insieme a università italiane per sviluppare un packaging biodegradabile meno impattante, mentre numerosi progetti coordinati dal Consorzio, legati al PNRR, si concentrano sul risparmio e la transizione energetica nelle aziende consorziate. È stato infine siglato un accordo con Assalzoo (Associazione Nazionale tra i Produttori di Alimenti Zootecnici) per controllare la filiera dei mangimi, promuovendo l’uso di alimenti sostenibili e non provenienti da zone a rischio deforestazione, nella consapevolezza che la sostenibilità riguarda l’intera filiera e se sono poco sostenibili i fornitori lo è pure il prodotto finale.
Il marketing e la comunicazione sono l’altro campo con cui il Consorzio Tutela Grana Padano fornisce supporto ai propri consorziati: nel 2025 ha stanziato 52 milioni di euro per attività di marketing, con l'obiettivo di espandere la presenza del Grana Padano nei mercati internazionali e promuovere il suo valore come simbolo d’italianità. L’obiettivo è di salire da 6 a 7 milioni di forme prodotte annualmente, di cui circa la metà destinate ai mercati esteri.
Tutte queste pratiche coesive promosse da Grana Padano hanno creato un forte senso di comunità all’interno delle aziende consorziate e non solo: Grana Padano, infatti, finanzia l’AFIDOP (Associazione Formaggi Italiani DOP), investendo affinché altre piccole DOP italiane abbiano la possibilità di far conoscere i loro prodotti all’estero: perché il made in Italy vince insieme. E la coesione tra le imprese va ben oltre i confini di un consorzio.