Grandissima attenzione per la prima Convention di Symbola, organizzata a Firenze in collaborazione con la Provincia di Firenze e Unioncamere e col patrocinio del Comune di Firenze: sono stati infatti piu' di 800 i partecipanti al convegno “Soft economy. Quante divisioni ha la qualità italiana”, che oltre allo splendido salone Luca Giordano del palazzo Medici Riccardi hanno gremito le sale delle '' Quattro Stagioni'', ''Sonnino'' e ''Rossa'', collegate con maxischermi in videoconferenza al palco dei relatori.
Palco qualificatissimo: oltre ai padroni di casa Ermete Realacci, presidente della Fondazione, Alessandro Profumo, presidente del Forum di Symbola, Domenico De Masi, presidente del Comitato scientifico di Symbola, Leonardo Domenici, sindaco di Firenze e Matteo Renzi, presidente della Provincia di Firenze, c’erano Carlo De Benedetti, Diego Della Valle, Anna Maria Artoni, Giuseppe Mussari, Franco Pasquali, Raffaello Vignali, Livio Barnabù, Aldo Bonomi, Luigi Campiglio, Vito Di Bari, Francesco Ferrante.
Un successo di pubblico che, spiega Realacci, “è segno di come quello sulla qualità sia un discorso sentito nel Paese, che offre risposte a domande molto diffuse. Voglio ringraziare tutti coloro che hanno accettato il nostro invito e scusarmi con quelli che la limitatezza dei posti ha tenuto fuori dalla magnifica sala del Convegno, sperando che abbiano comunque apprezzato, grazie ai maxischermi, il dibattito. Importante anche la grande varietà dei partecipanti: società civile e mondo economico-finanziario, istituzioni e imprese, mondo politico. Che ci conforta nella missione di Symbola: tenere insieme, come spiega l’etimo del nome, mettere in rete i mondi pi» diversi per orientare lo sviluppo dell’Italia verso la qualità. Perché è sulla qualità che si gioca il futuro del Paese”.
L’incontro di Firenze, come Spiega Alessandro Profumo, presidente del Forum di Symbola, è stata l’occasione “per ragionare insieme – secondo la missione di Symbola - su cosa sia la qualità e su come fare del tema della qualità un elemento portante del modello di sviluppo del nostro Paese. Per creare una rete di operatori che nella qualità si riconoscono e cominciare col loro contributo un ragionamento serio sulla natura delle infrastrutture di cui quel modello di sviluppo necessita”. Proprio su questo tema, Domenico De Masi, presidente del comitato scientifico, ha indicato un primo obiettivo: “lavoreremo – ha spiegato - ad un Delphi dedicato alla qualità italiana e al suo futuro. Sarà pronto per l’estate: lo presenteremo nel prossimo incontro estivo della Fondazione, a Ravello”.
“Con l’Assemblea dei promotori e con la riunione dei componenti del Forum si avvia il vero lavoro della Fondazione – spiega Fabio Renzi, segretario generale di Symbola. Abbiamo definito il programma per l’anno in corso, che verrà arricchito sulla basi delle suggestioni e delle proposte dei soci di Symbola”.
Tutte centrate sulla qualità sono state le relazioni e il dibattito seguente, che proprio partendo dalla qualità, ha toccato i temi pi» caldi dell’attualità economica e politica.
Nel suo intervento Livio Barnabù, amministratore delegato PeGroup, ha introdotto il Piq, prodotto interno di qualità: uno strumento - ancora in fase embrionale che a Firenze ha avuto la prima uscita pubblica - che ha l’ambizione di quantificare la qualità, tradurre in numeri il peso che le produzioni e i servizi di qualità hanno nell’economia del Paese, il loro contributo al Prodotto interno lordo. Secondo i primi dati elaborati da Barnabù, l’indicatore, realizzato grazie ad un panel di esperti fatto di consulenti e manager indipendenti appartenenti a tutti i settori (pubblico e privato, manifatturiero e servizi) permetterebbe una prima valutazione: il Piq, il peso della qualità nella nostra economia, si collocherebbe attorno ad un terzo del Pil nazionale.
Aldo Bonomi, direttore del Consorzio Aaster, ha centrato le sue riflessioni sul “capitalismo dei territori”, sulla forza economica e sociale che nei territori risiede.
L’intervento di Luigi Campiglio è stato focalizzato sul rapporto tra coesione e competizione: sulle relazioni tra imprenditorialità e capitale sociale, tra sussidiarietà e qualità, analizzando il ruolo forte del territorio tra imprese, istituzioni e comunità.
Vito di Bari, nel suo ragionamento, ha accostato il recupero dell’identità positiva del Paese che è alla base della soft economy allo Zen. Ha incrociato le nuove tecnologie e il territorio del bello e della qualità della vita.