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di Luca Corsolini

Siamo passati dallo stile sportivo, allo sportswear, all'athleisure, e non è stato solo un viaggio nella terminologia della moda. All'inizio lo stile sportivo era un vezzo di pochi, felicemente e volutamente di pochi, come pochi erano quanti ostentavano la loro pratica sportiva. Poi siamo passati allo sportswear, ovvero all'esibizione quasi orgogliosa di capi sportivi anche fuori da palestre e stadi, quando lo sport ha cominciato a diventare uno stile di vita riconosciuto. Siamo arrivati, una vera e propria apoteosi, tra Pitti Immagine Uomo e le sfilate di Milano, all'athleisure definito come la "tendenza a indossare anche in occasioni formali abiti sportivi". Insomma, non siamo più alla moda che strizza l'occhiolino allo sport, siamo all'inchino vero e proprio che avrà la sua massima celebrazione in occasione della cerimonia inaugurale dei Giochi Olimpici che dopo aver vissuto una tribolata vigilia sono destinati a diventare importanti come e più che in altre occasioni per la distensione cercata e trovata tra le due Coree e subito distribuita come calmante al resto del mondo.

La cerimonia inaugurale dei Giochi, più quella relativa ai estivi a dire il vero, è lo spettacolo più visto della terra, dunque una passerella senza confini e adesso, ai tempi dell'athleisure, molto affollata da griffe famose: l'Italia veste Armani che vuole raddoppiare i risultati della sua griffe sportiva EA7 in pochi anni, la Gran Bretagna esibisce la firma di Stella McCartney, gli atleti Usa sono testimonial di Polo Ralp Lauren, il coccodrillo Lacoste è la firma sulle divise francesi, la coppia Dean e Dean, meglio nota come D2, entra allo stadio olimpico con il Canada, Hugo Boss con la Germania, H&M con la Svezia...

Anche noi, nel nostro piccolo, possiamo fare un breve-lungo viaggio in Italia percorrendo le stesse tappe, dallo sportivo all'athleisure.

Un viaggio anche curioso, per raccontare che quelle pubblicità che si vedono sul giornale distribuito sui Freccia Rossa non sono una attività professionale per Massimo Giletti. La Giletti 1884 è proprio l'azienda della sua famiglia, nata nel 1884, lui ci ha pure trascorso un periodo come caporeparto, prima di decidere che la sua strada lo portava su altri tessuti. Ma l'azienda è comunque da primato, e a Ponzone Biellese menano vanto in particolare per l'Amicor plus, una fibra che garantisce ai prodotti, calze in particolare, e non solo sportive, ma anche mediche, di essere antimicotici, antibatterici e antiallergici.

Perché siamo partiti da Biella? Perché è di qui Reda, storico lanificio che la materia prima la ricava da fattorie di sua proprietà in Nuova Zelanda. Made in Italy è tutto il resto: la lavorazione, il gusto per una certa artigianalità anche quando i processi sono industrializzati. Rewoolution è un bel gioco di parole, non una fuga dalla realtà, al contrario Reda è l'unico lanificio al mondo che può vantare la certificazione ambientale Emas.

Si parlava di Pitti Immagine e di Athleisure. La sintesi è Athlovers, un progetto basato sui tessuti della linea Reda Active e al quale sono state chiamate a partecipare 5 aziende diverse: due Usa, una tedesca, una belga e una italiana. A dire quanto larghi sono i confini del mondo che si può frequentare cercando una sintesi tra athlovers e high tech, dobbiamo lasciare l’ovest e prendere la via per l'oriente. L'azienda italiana chiamata a partecipare al progetto è la trevigiana Gr1ps. L'azienda punta all'everyday warrior, al guerriero di tutti i giorni, e non solo a quello che conosce il brasilian jiu Jitsu che è la disciplina a cui è votata tutta la collezione, giacche comprese. Si guarda a oriente come faranno i Giochi Olimpici per una inedita sequenza continentale che fermerà i cinque cerchi in Asia dalla Corea di quest'anno alla Cina del 2022 passando per Tokyo nel 2020, e così il capo ispiratore è il kimono, e la rotta è quella tracciata dalla tradizione degli sport da combattimento. Questa settimana è arrivato l'ultimo prodotto: è un kimono davvero speciale, si chiama The italian.

Luca Corsolini - Symbola

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