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Il terremoto è più efficace di qualsiasi rivoluzione politica. Letteralmente, "il terremoto è morte e trasfigurazione di tutto: monti e mari, palazzi e capanne, individui e collettività, paesaggio e stati d'animo, ricchezza e miseria, vizi e virtù. Il terremoto non ferma il tempo, lo rovescia. E risveglia i bisogni primari: la vita e la morte, la natalità, la spiritualità, la religione". In particolare quel pezzo di italia centrale che va da Amatrice a Camerino, da Norcia a Montereale, quello insomma colpito dalle scosse che si sono succedute dall'agosto 2016 al gennaio 2017, trattato come una macchia cieca dai media e che solo ora comincia a essere conosciuto. Del resto si tratta di confini intrecciati, mobili, ingarbugliati dalla storia politica e religiosa: se Visso è passata nelle Marche con l'Unità d'Italia, restando sotto la diocesi di Norcia fino al 1986, nel 1927 Mussolini volle allargare la regione Lazio includendo città come Rieti, Accumoli o Amatrice, all'epoca ancora in Umbria e in Abruzzo.

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Il nodo gordiano del terremoto - Manuel Orazi | Domus

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