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PREMESSA

Il rapporto Io Sono Cultura. L’Italia della qualità e della bellezza sfida la crisi si occupa, come si legge nelle prime pagine, della capacità della cultura di generare valore diretto e di stimolare l’innovazione di senso nelle filiere del Made in Italy.

Giunto alla 15° edizione, il rapporto del 2025 è stato realizzato da Fondazione Symbola, Unioncamere, Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne e Deloitte, con la collaborazione dell’Istituto per il Credito Sportivo e Culturale, Fondazione Fitzcarraldo, Fornasetti, con il patrocinio del Ministero della Cultura. La presentazione ha avuto luogo il 25 novembre 2025 presso la sede di Union Camere di Roma.

SCENARI

Io Sono Cultura 2025, in continuità con le precedenti edizioni, pone in primo piano il capitale umano e la creazione di valore sul versante economico e sociale da parte delle imprese del settore culturale e creativo, settore che rappresenta per il nostro Paese un driver dell’economia così come della qualità.

Il rapporto offre un quadro analitico dell’evoluzione e degli andamenti del settore culturale e creativo italiano, prendendo in considerazione, nell’ambito del Core Cultura, sulla base dei codici di classificazione ATECO, sette domini: Architettura e design, Comunicazione, Audiovisivo e musica, Software e Videogiochi, Editoria e stampa, Performing arts e arti visive, Patrimonio storico e artistico.

Ad essi si aggiunge la componente Embedded Creatives che afferisce, come indica il rapporto, ai processi di culturalizzazione che hanno interessato un numero crescente di settori economici; ricomprende le attività svolte da professionisti che agiscono come abilitatori di innovazione conferendo nuovo significato all’impresa e trasformando ambienti, modalità di lavoro, prodotti e servizi in veri e propri media capaci di ampliare la dimensione culturale della società.

Complessivamente, il rapporto restituisce l’immagine di un Sistema Produttivo Culturale e Creativo composto da soggetti privati, pubblici e del terzo settore, in una fase di ripresa – lasciata alle spalle la pandemia – caratterizzata da una crescita stabile del valore aggiunto generato e dell’occupazione.

Il Core Cultura nel 2024 vede un valore aggiunto pari 63,1 mld di euro, il 3,2% del totale dell’economia (+1,6% rispetto al 2023) e 905,7 mila occupati (+1,6% rispetto al 2023), pari al 3,4 % del totale dell’economia.

Considerando invece il sistema produttivo culturale e creativo nel suo complesso – comprendendo dunque la componente Embedded Creatives e la pubblica amministrazione – nel 2024 il valore aggiunto si assesta sui 112,6 mld di Euro, pari al 5,7% del totale dell’economia con un incremento del 2,1% rispetto all’anno precedente e un numero di 1.529 mila lavoratori, pari al 5,8% del totale dei lavoratori, con un incremento dell’1,6% rispetto al 2023. In realtà, come emerge da Io sono cultura, il “peso” della cultura e della creatività nel nostro Paese, se si calcola l’impatto complessivo conseguente alle attività riconducibili direttamente al settore, è molto maggiore. Secondo gli studi sviluppati ai fini del rapporto, il valore aggiunto creato dalla filiera culturale e creativa ammonta infatti a 302,9 miliardi di euro.

Nel 2024 sono aumentate anche le imprese, raggiungendo quasi le 289mila unità, +1,8% rispetto al 2023. Sempre con riferimento al campo della cultura e della creatività, accanto ad esse operano oltre 27.700 organizzazioni senza scopo di lucro, pari al 7,6% del totale delle imprese non profit.

Meritano particolare attenzione i dati relativi al Mezzogiorno, in quanto nel 2024 presenta tassi di crescita superiori alla media nazionale con riferimento sia al valore aggiunto, pari al 4,2%, sia agli occupati pari al 2,9%. Spiccano, in particolare, gli incrementi della Calabria, con un +7,5% per il valore aggiunto e +4,7% per l’occupazione e della Sardegna con un +7,5% e +6,2%.

ESITI E CONSIDERAZIONI

Io Sono Cultura ha acquisito nel tempo sempre più rilevanza laddove, in assenza di strutture di emanazione centrale che svolgano questo ruolo, risponde alle crescenti esigenze conoscitive e informative delle imprese, degli operatori e delle stesse istituzioni. Propone infatti, a cadenza annuale, elaborazioni teoriche, riflessioni, dati statistici, visioni di prospettiva, l’esito di studi e ricerche che attengono l’osservazione e il monitoraggio dei fenomeni culturali. Come ha evidenziato Alessandro Rinaldi, vice direttore generale del Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne nel presentare il rapporto, Io sono Cultura, se da una parte definisce il ruolo del sistema produttivo culturale e creativo nell’economia del Paese, dall’altra di tale sistema analizza le geografie e il mondo delle imprese, racconta esperienze e storie di successo, identifica le macrotendenze.

Il rapporto del 2025 evidenzia che per affrontare – nel quadro dell’evoluzione degli scenari – le principali sfide della contemporaneità, dalla crisi climatica alla coesione sociale, assume un ruolo strategico l’incontro tra innovazione e cultura, mentre la creatività si rivela essenziale per la costruzione del futuro.

Nel nostro Paese, la cultura e la creatività stanno altresì attraversando una fase di rinnovamento profondo, laddove l’intelligenza artificiale può contribuire alla definizione di nuovi linguaggi e modalità produttive; sono processi che meritano particolare attenzione. Tale presenza è ormai diffusa in ogni ambito – dai manga generativi alla musica, dalla danza al cinema, alle arti visive – grazie a modelli sempre più integrati nelle attività.

Accanto alla dimensione tecnologica, si afferma altresì la sostenibilità ambientale come principio che orienta ambiti che vanno dai festival, ai musei, sino all’editoria, verso forme gestionali più responsabili. La complessità del settore culturale e creativo sta crescendo e questo richiede rinnovati strumenti di analisi e nuove metriche, in particolare per quanto concerne le realtà emergenti caratterizzate da assetti ibridi e in rapida evoluzione.

Ampio spazio viene riservato in diverse parti del rapporto, contestualmente all’occupazione, al tema delle competenze, ponendo in luce le sostanziali peculiarità del sistema produttivo culturale e creativo rispetto al resto dell’economia. Apprendiamo che le competenze green sono considerate rilevanti ai fini dell’entrata nel mercato del lavoro, quasi in egual misura, mentre le competenze digitali correlate all’integrazione tecnologica sono molto più ricercate nel sistema culturale e creativo (la proporzione è quasi tre a uno), così come sono in misura maggiore richieste power skills, quali il problem solving.

Con particolare riferimento a diversi domini, quali Patrimonio storico e artistico e Performing arts e arti visive, i finanziamenti pubblici restano prevalenti ma insufficienti, mentre il contributo privato, pur significativo, si conferma contenuto, nonostante il ruolo delle Fondazioni di Origine Bancaria e del mecenatismo. Complessivamente cresce l’impact investing, ma solo marginalmente investe il settore culturale, stante anche la difficoltà di valutarne gli impatti; sta opportunamente progredendo la diffusione di strumenti per misurare le performance delle imprese rispetto alle dimensioni ESG, ovvero la sostenibilità ambientale, sociale e della governance.

Un ulteriore segnale importante di innovazione che emerge dal rapporto consiste nel delinearsi di un nuovo ecosistema di welfare culturale, supportato da programmi di prescrizione sociale che valorizzano l’accessibilità alle risorse culturali e artistiche di prossimità come fattori di promozione della salute.

ANDAMENTI

Il quadro complessivo presenta elementi decisamente positivi: i dati riferiti al 2024 rivelano una trasformazione strutturale in atto, da attribuire in buona parte ai processi di digitalizzazione, ma anche una sostanziale disomogeneità negli andamenti dei singoli domini. Prendiamo in esame quelli che hanno registrato le performance più dinamiche, rimandando alla lettura del rapporto per ulteriori approfondimenti.

Il comparto dei software e videogiochi, in continuità con le precedenti rilevazioni, è quello che ha visto il maggiore incremento del valore aggiunto che nel 2024, rispetto all’anno precedente, è stato dell’8,0%, seguito dalle attività di comunicazione, in crescita del 4,4%. Entrambi registrano una crescita dell’occupazione: pari al 2,3% il primo e al 5,7% il secondo.

Mostra un andamento positivo anche il dominio delle performing arts e arti visive, il settore più colpito dagli effetti della pandemia. Il valore aggiunto nel 2024 aumenta del 2,2% rispetto all’anno precedente, ma del 34,4% rispetto al 2021, mentre l’occupazione nel 2024 cresce del 2,6% nei confronti del 2023 e del 9,6% dal 2021, evidenziando una capacità di ripresa significativa, dovuta alla indubbia capacità delle imprese, supportata da interventi istituzionali. Un’evoluzione analoga si osserva nel settore del patrimonio storico e artistico, il cui valore aggiunto registra un incremento dell’1,5% nel 2024 e del 32% rispetto al 2021; l’occupazione aumenta del 7,6% nell’ultimo anno e del 21,1% dal 2021.

Venendo alle principali criticità, nel 2024 il dominio architettura e design sconta una contrazione significativa rispetto all’anno precedente, si riducono il valore aggiunto del 6,3% e l’occupazione del 5,5%. Tale andamento vede una correlazione con la cessazione degli incentivi fiscali nel comparto edilizio. Il conseguente rallentamento degli investimenti incide in modo diretto sull’operatività degli studi professionali e sull’indotto relativo alla progettazione e realizzazione di spazi abitativi e commerciali, contribuendo così alla flessione complessiva del comparto.

CONCLUSIONI

Il rapporto si avvale di numerosi autorevoli contributi. Inoltre, la sua presentazione, alla quale hanno partecipato rappresentanti degli enti che l’hanno realizzato e protagonisti del nostro sistema culturale, è stata occasione di un dibattito ricco di riflessioni e approfondimenti. Riportiamo alcune valutazioni del Presidente di Symbola Ermete Realacci: «La forza e l’utilità di questo rapporto è quella di leggere l’Italia con occhi diversi… una lettura di quello che c’è, la raccolta delle energie che servono per costruire un’Italia ancora più forte e bella».

Vorremmo infine ricordare, citando il rapporto, che nell’ultima classifica stilata da U.S. News & World Report insieme alla Wharton School della University of Pennsylvania, l’Italia si conferma prima al mondo per influenza culturale.

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La capacità della cultura di generare valore | AgCult

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