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di Patrizia Braga, Francesca Nigro, Laura Greco e Carlotta Indiano

Il settore culturale è al centro di profondi mutamenti dettati da questioni politiche, sociali ed economiche: la crisi climatica, la trasformazione digitale e le diseguaglianze sociali. Per rispondere a queste sfide è necessario sviluppare e adottare nuove strategie politiche, rinnovare le forme e i modi di produzione, diversificare l’offerta culturale, innovare la governance con profili esperti affinché siano effettivamente in grado di sostenere i processi di cambiamento del settore delle ICC. Nuovi sistemi di incentivazione, inseriti nelle normative nazionali, necessari per rendere il processo di transizione sostenibile nel lungo periodo.

Sono molte le proposte concrete che a livello internazionale si stanno mettendo in campo nel settore culturale per far fronte alla crisi climatica: ad oggi le modalità di intervento sono sintetizzabili in 4 principali filoni. La prima è la promozione di una cultura sostenibile in termini ambientali nella società. A questo proposito emergono numerose iniziative portate avanti da artisti, organizzazioni culturali, cultural change makers di tutto il mondo per cercare di promuovere, attraverso il potere delle arti e della cultura, una giusta transizione. REACT (Enhancing Albanian and Italian Youth to Support Disadvantaged Communities to become Climate Change Resilient through Art and Culture) è uno dei progetti vincitori del bando Climate Cultures promosso da Allianz Foundation e ha l'obiettivo di migliorare la resilienza delle comunità colpite dal cambiamento climatico attraverso un programma di educazione basato sulla cultura e sull'arte dedicato ai giovani. Il programma vuole consentire ad attiviste e attivisti di diventare agenti di cambiamento nelle loro comunità; inoltre, sostiene le comunità marginali come la minoranza rom in Albania e la comunità di Miglionico in Italia nelle azioni di mitigazione agli effetti del cambiamento climatico. Il progetto si avvarrà della competenza e dell'esperienza delle organizzazioni Institute of Romani Culture in Albania (IRCA) e APS Giallo Sassi (Matera). Spostandosi in ambito internazionale, Flock Together è un collettivo londinese di birdwatching per persone afro discendenti con sede anche a Toronto e New York che promuove la costruzione di comunità, la protezione dell'ambiente, e offre sostegno per la prevenzione della salute mentale e il tutoraggio creativo rivolto alle le future generazioni. Tra i progetti avviati, Flock Together Academy ha l'obiettivo di ispirare giovani naturalisti, provenienti da ambienti storicamente sottorappresentati nella conservazione della natura e degli spazi verdi, attraverso sessioni progettate dai creativi della comunità Flock Together, così che possano entrare in contatto con il mondo naturale. Infine, Teatro Vivo, compagnia teatrale inglese site-specific, ha coinvolto personaggi del teatro di strada – Usherettes – per intervistare i residenti di tutte le 19 circoscrizioni di Lewisham (UK) per far emergere la loro percezione rispetto al cambiamento climatico. Il risultato finale del progetto è stata la realizzazione di 38 rappresentazioni teatrali pubbliche. La seconda modalità di intervento è legata alla creazione e/o all’utilizzo di strumenti di misurazione dell’impatto ambientale del settore delle ICC. Tra questi c’è Circulate, un calcolatore di emissioni online rilasciato da Arup, società con sede a Londra, grazie al quale è possibile prevedere e misurare le emissioni di gas a effetto serra relative alle loro produzioni, eventi e operazioni commerciali per elettricità, gas, acqua, viaggi e trasporto. Arup è stato partner del progetto The Green Touring Toolkit di Arts on Tour, in cui Circulate è presente come strumento principale.

Ci spostiamo in Germania: il Klimabilanz Estellt si basa sul Creative Green Tool di Julie's Bicycle ed è stato adattato e tradotto alla cultura tedesca dall'Action Network Sustainability in Culture and Media con l'aiuto della EON Foundation e dell'EnergyAgency.NRW. Lo strumento è stato messo gratuitamente a disposizione del settore culturale tedesco a partire da maggio 2023 per 100 giorni, per registrare e comprendere l'impatto ambientale di istituzioni culturali, sedi, uffici, tour, produzioni, eventi o festival. In Germania, lo strumento è stato utilizzato per analizzare più di 260 impronte di carbonio per tutti i settori della cultura. MyClimate, invece, è il calcolatore realizzato dall’omonima organizzazione internazionale per la protezione del clima con radici svizzere. Nel 2022, myclimate ha sviluppato l’impact label «Agire. Sostenibile»; la certificazione viene conferita alle imprese e alle organizzazioni che promuovono progetti di protezione ambientale la cui credibilità e coerenza viene verificata da myclimate. La terza modalità di intervento è il networking, costruendo reti cross-settoriali sia all’interno che fuori lo specifico ambito di attività. Emblematiche sono le partnership tra mondo della scienza e dell’arte. Un connubio che si declina in diversi modi: dalla conservazione al biorestauro – con lo scopo di proteggere il patrimonio culturale anche dai rischi legati agli impatti climatici. Un esempio sono i pannelli solari mascherati da antiche tegole romane o da mattoni di terracotta per adattarsi allo skyline della città, adottati dal Parco archeologico di Pompei e dalla città portoghese di Évora. Questa soluzione non deturpa il paesaggio e permette di trasformare i costi in opportunità di risparmio aprendo la strada a un modello ispiratore: trasformare i vincoli architettonici in beni, valorizzando il patrimonio e la sostenibilità. Nell’ambito del biorestauro, il Museo Etrusco di Villa Giulia a Roma ha condotto di recente un intervento di pulitura programmato sul grande mosaico pavimentale a tessere bianche e nere collocato al Ninfeo. Una tecnica di restauro ecosostenibile che utilizza un detergente ecologico a base di enzimi stabilizzati, il Nasier, messo a disposizione dalla società Brenta, che non contamina l’ambiente e rende sicuro il lavoro del restauratore grazie alle sue proprietà ecologiche. Contemporaneamente, fondazioni e organizzazioni culturali spingono sempre di più sulla necessità di creare partnership interdisciplinari, quali il progetto OASIS2027 della Fondazione onEarth, un programma di residenza di ricerca che ha coinvolto artisti e scienziati in una riflessione collettiva sul tema della desertificazione e che ha portato alla creazione di un Festival delle Strategie per l'Emergenza Climatica OA27, tenutosi in Germania a Magdeburgo, durante il quale sono stati presentati workshop, performance e vernissage.

Altra rete di organizzazioni artistiche che contribuiscono alla sostenibilità ambientale condividendo strategicamente risorse e informazioni in Asia e America Latina è Green Art Lab Alliance (Gala) che, insieme all’istituto Jan van Eyck Academie (Maastricht, Paesi Bassi) ha di recente sviluppato The Future Materials Bank. Si tratta di un archivio in continuo aggiornamento di materiali sostenibili (di origine naturale o da produzioni di scarto) sviluppati da creativi per promuoverne la conoscenza e l’utilizzo tra artisti e designer. Infine, tra le ultime novità proposte dalla Gallery Climate Coalition (GCC) – la ong inglese che unisce artisti, galleristi ed esperti di tematiche green per dimezzare le emissioni di CO2 in 10 anni nel settore delle arti visive – c’è l’iniziativa Sustainable Shipping Campaign, per la sostituzione del trasporto aereo con quello marittimo e una riduzione delle emissioni dell’80%. Con questa finalità va letta la partnership recentemente annunciata tra la casa d’asta Christie's e Crozier, l'operatore che fornirà dei collegamenti marittimi regolari tra Londra, New York e Hong Kong per il trasporto delle opere d’arte. Innovare la governance attraverso figure preposte creando nuovi sbocchi occupazionali, è la quarta e ultima tendenza. Per sostenere i cambiamenti in atto nel settore delle ICC, in termini di conversione e transizione ecologica, è ormai fondamentale inserire all’interno dei propri team figure con competenze green trasversali, in grado di generare nuovi sbocchi occupazionali. È il caso di Creative Carbon Scotland, una partnership di organizzazioni artistiche che lavorano per mettere la cultura al centro di una Scozia sostenibile, che nel 2022 ha inserito nel proprio organico un data analyst, responsabile dello sviluppo e della distribuzione di linee guida, strumenti e risorse, aiutando così le organizzazioni culturali a comprendere e gestire le loro emissioni di gas serra. Mentre, l’Area Sviluppo e trasformazione aziendale dell'Istituto Catalano delle Imprese Culturali (ICEC) ha nominato un responsabile del Piano di sostenibilità ambientale dell’ente, presentando un proprio Piano di Sostenibilità (Plan_C* Culture for the Climate), che mira a diventare un punto di riferimento a livello catalano e statale. Anche l’industria cinematografica è sempre più attenta all’ambiente e alla sostenibilità, dai set alla distribuzione, un esempio è Fremantle Italia (Roma), che si occupa di produzione e distribuzione di programmi di intrattenimento e serie televisive, il quale ha inserito all’interno del suo staff la figura del Green Manager, importante per rilasciare le certificazioni della sostenibilità dei set e delle produzioni. Per comprendere la dimensione della trasformazione in atto è importante cercare di restituire i cambiamenti sul piano legislativo e dei finanziamenti che supportano il connubio cultura e creatività-sostenibilità ambientale a livello globale. Ogni cambiamento di processo, sia volto alla creazione di nuove figure professionali, alla costruzione di community e di processi intersettoriali, che alla misurazione e relativa riduzione emissiva, necessita di quadri normativi di riferimento chiari e di incentivi che rendano il cambiamento desiderabile per organizzazioni culturali di varie dimensioni. In questo senso è possibile parlare di primato italiano.

Nel quadro europeo in linea con l’Agenda Onu 2030 e con l’ottavo Programma di Azione per l’Ambiente (PAA), il Piano nazionale di ripresa e resilienza italiano ha introdotto a dicembre 2022 la riforma sui Criteri Ambientali Minimi (CAM) obbligatori previsti per il settore della cultura. Fino a quel momento, i CAM per il settore della cultura, infatti, non rientravano tra le categorie merceologiche investite dal Green Public Procurement, una policy europea riguardante la pubblica amministrazione, pensata per facilitare la conversione ecologica dell’economia lungo tutto il ciclo di beni e servizi. Lo scopo dei CAM Cultura è quello di migliorare l’impronta ecologica degli eventi culturali organizzati dall’autorità pubblica in un’ottica di economia circolare. Ad oggi l’Italia risulta l’unico Paese in Europa a prevedere l’obbligatorietà al 100% dell’adozione dei CAM in termini di appalti pubblici per specifiche categorie. Sebbene volontario, il Green Public Procurement è il principale strumento a livello europeo attraverso il quale la Pubblica Amministrazione può realizzare scelte orientate all’ambiente,      ovvero fondate sul minor impatto possibile in termini di consumo delle risorse naturali. Per essere efficace, richiede l’adozione da parte degli Stati Membri di CAM chiari e verificabili da seguire per partecipare alle gare per l’affidamento tramite appalto pubblico. La Commissione Europea ha sviluppato criteri sostenibili per 20 categorie di prodotti con il fine di armonizzare il Gpp in tutti gli Stati Membri, ma, ad oggi, i criteri del Gpp dell'UE non sono stati adottati in modo uniforme da tutti gli Stati e dai loro enti pubblici: le stime mostrano che tra il 2006 e il 2017 si è ampliata la forbice di applicazione. Ad esempio, meno dell'1% degli appalti pubblici a Malta ha adottato i criteri del Gpp, mentre la percentuale supera il 15% in Paesi come la Francia. I 20 criteri originali del Gpp sono stati creati per la prima volta nel 2008 e vengono aggiornati regolarmente [1]. L’applicazione dei CAM negli Stati membri non è, dunque, uniforme. Dal 2022, in Italia, il Pnrr ha dato una forte spinta alla pubblica amministrazione nell’applicazione del GPP: non ci potrà essere appalto pubblico che non rispetti i CAM. Una recente indagine svolta da Fondazione Ecosistemi valutava l’applicazione dei criteri ambientali all’80% su un campione di 35 città. Inoltre, se in Italia è stata approvata la riforma sui CAM per il settore culturale, altri Stati provano a far convivere e dialogare il settore culturale con gli obiettivi di sostenibilità attraverso altre formule normative, incrociando le esigenze di più settori, e incentivi mirati. Andando oltreoceano possiamo guardare al contesto statunitense e all’Inflation Reduction Act (IRA) come il quadro dentro il quale trovare gli strumenti di incentivazione alla decarbonizzazione di diversi settori tra cui quello culturale. In una dichiarazione della Casa Bianca, l'Inflation Reduction Act, una legge che stanzia quasi 400 miliardi di dollari per iniziative sostenibili approvata ad agosto 2022: è stato definito "l'azione più aggressiva della storia americana per affrontare la crisi climatica", allineando gli Stati Uniti all'Accordo di Parigi. Pur essendo uno strumento controverso, perché continua a finanziare impianti energetici che alimentano aziende fossili, l’Ira coprirà tutti i settori con l’obiettivo di accelerare il processo di transizione energetica ed ecologica, tra cui l’industria culturale che potrà beneficiare di prestiti ed incentivi. Secondo gli esperti tuttavia l’entità dei finanziamenti non supera le sovvenzioni già disponibili per le filiere verdi in Europa che sono ancora in termini assoluti superiori (0,5 per cento contro 0,17 per cento del Pil).

Sempre per allargare lo sguardo al contesto mondiale è importante sottolineare come anche la Cina stia mettendo in campo sforzi per allinearsi alle politiche europee e statunitensi e raggiungere la neutralità climatica al 2060. Gli investimenti in tecnologia ed innovazione e i loro effetti nel miglioramento della crisi climatica, avranno enormi ripercussioni anche nel settore culturale e creativo. Oggi la Cina è leader nello sviluppo di energia pulita e può favorire la transizione a livello globale se agirà in maniera cooperativa diffondendo le conoscenze sulle nuove tecnologie a livello internazionale. L’industria culturale e creativa a livello globale può divenire un driver di cambiamento sociale ed economico se saprà motivare il settore pubblico e gli stakeholder alla necessaria transizione di produzioni e consumi. Gli esempi virtuosi sono innumerevoli in tutto il mondo, e la governance nazionale e globale sta mettendo in campo con modi e tempi diversificati misure che consentiranno di rendere sempre più sostenibile il settore. La sfida è vedere questo mosaico come un nuovo movimento che guarda alla giustizia climatica, e pensare alla politica come a un alleato. Ad oggi i sistemi pubblici sembrano ancora troppo orientati ai processi di efficientamento infrastrutturale, requisito fondamentale ma non unico per una trasformazione delle ICC. Le organizzazioni devono saper fare rete, sapersi misurare, poter costruire competenze e agire con logiche inclusive oltre che essere innovative e competitive nel mercato. La consapevolezza delle operatrici e degli operatori del settore culturale rappresenta la prima sfida a cui guardare se si vuole cambiare l’attuale paradigma.

 

Un quartiere di Leiwsham (UK) - credits to Teatro Vivo site

Alcuni materiali presenti nell'archivo online Future Materials; credits Future Materials Bank Site

Intervento di pulitura sul mosaico del Ninfeo (Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia) - credits: Brenta SRL site

[1] La Commissione europea ha selezionato i settori prioritari in base all’impatto ambientale, alla spesa pubblica, all'impatto sui fornitori, al potenziale di influenza rispetto ai consumatori privati, alle implicazioni politiche e all'efficienza economica.

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