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di Maria Giangrande, Osservatorio Culturale del Piemonte

La rilevanza dei settori culturali e creativi non dipende soltanto dalla loro dimensione economica e capacità di creazione o produzione, ma anche dal ruolo che esprimono nei sistemi socio-economici, la cui concreta realizzazione, per molti degli ambiti che afferiscono al comparto, passa dal sostegno economico che viene loro garantito da attori pubblici e privati. Ecco che avere un quadro complessivo della composizione della spesa, pubblica e privata, significa poter comprendere anche l’approccio, la visione che i policy maker hanno e attribuiscono al comparto culturale.

In continuità con il contributo presentato lo scorso anno, si proverà anche in questo rapporto a fornire una raccolta ragionata, sebbene non esaustiva, di dati e informazioni sul sostegno finanziario destinato alla cultura in Italia, utili a rappresentare una dimensione complessiva che possa essere da stimolo per pensare, o ripensare, le strategie di investimento e di sviluppo del settore.

La cultura in Italia è sostenuta da una pluralità di soggetti pubblici, appartenenti sia al settore della Pubblica Amministrazione in senso stretto sia a quello della Extra Amministrazione - il cui contributo però è da considerarsi poco rilevante e molto modesto in termini quantitativi - e da privati, ovvero enti, fondazioni, imprese e in generale persone giuridiche, il cui supporto avviene in diverse forme e modalità che vanno dai contributi diretti alle erogazioni liberali, incentivate queste ultime anche  da leggi e normative statali.

Tra le principali fonti di finanziamento statale un ruolo centrale è sicuramente quello del Ministero della Cultura, che nel 2022 ha destinato 109 milioni di € alla tutela e valorizzazione del patrimonio culturale attraverso la programmazione ordinaria e straordinaria dei lavori pubblici, con una sostanziale riduzione rispetto al 2021 dovuta principalmente agli interventi straordinari. Se, infatti, i lavori ordinari sono stati finanziati con 59 milioni di €, registrando un incremento dell’8% rispetto all’anno precedente, quelli straordinari sono scesi a 50 milioni di € (erano 306 milioni nel 2021) come annunciato dalla pianificazione triennale. Accanto a tali interventi si sono aggiunti i 41 progetti di valorizzazione riguardanti i siti italiani del Patrimonio mondiale Unesco che nel 2022 hanno potuto contare su 4,7 milioni di €[1], con un incremento sia nel numero di progetti finanziati sia nel totale delle risorse (+43%).

Strumento di supporto al patrimonio contemporaneo nel nostro Paese è il Piano per l’Arte Contemporanea[2] (PAC) destinato alla produzione, acquisizione e valorizzazione delle opere e della creatività contemporanea che per le annualità 2022/2023 ha ricevuto una dotazione di 3 milioni di € destinati a favore di 37 proposte. Accanto al PAC, la Legge di bilancio 2024[3] ha istituito la Capitale Italiana dell’arte contemporanea che prevede l’assegnazione, alla città che verrà designata, di 1 milione di € per interventi di riqualificazione di spazi e luoghi destinati alla fruizione dell’arte contemporanea.

Passando invece allo spettacolo dal vivo, lo strumento cardine attraverso cui lo Stato sostiene le progettualità afferenti sia alle singole discipline sia a quelle trasversali è il Fondo Nazionale per lo Spettacolo dal Vivo (FNSV) che nel 2022 ha registrato un aumento della dotazione del 5% rispetto al 2021 stanziando a livello nazionale 423 milioni di €. La quota più consistente è stata, come sempre, destinata al comparto della musica lirico sinfonica – il 65% del FNSV – mentre il 21% ai soggetti del comparto teatrale e l’8% a progetti multidisciplinari; questi ultimi hanno registrato un incremento degli stanziamenti del 45% rispetto al 2021, passando da 18 milioni di € a 32 milioni nel 2022.

Restando sempre nell’ambito dello spettacolo ma riprodotto e prendendo in esame tutte le misure previste dalle Legge 220 del 2016 (che ha riordinato e disciplinato gli interventi statali a sostegno del comparto cinematografico e audiovisivo: dal Tax credit ai contributi automatici, ai vari fondi di promozione delle opere filmiche e audiovisive sino alla valorizzazione delle sale cinematografiche) nel 2022 sono stati stanziati 837 milioni di €, circa il 3% in meno rispetto all’anno precedente, mentre nel 2023 ammonta a 746 milioni la dotazione del Fondo per lo sviluppo degli investimenti nel cinema e nell’audiovisivo, circa il 12% in meno rispetto al 2022. Va però sottolineato che se nel 2022 ancora erano presenti i fondi per l’emergenza Covid nel 2023 questi sono stati esclusi, guardando infatti esclusivamente a quanto previsto per gli incentivi fiscali sono 541 milioni nel 2023 rimasti sostanzialmente stabili (-0,05%). Di questi 12 milioni di € sono stati destinati alla produzione di videogames.

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Altro ambito di notevole rilevanza per il nostro Paese è quello editoriale che rappresenta uno dei comparti più importanti delle industrie culturali. Il settore, grazie all’istituzione del Fondo straordinario per gli interventi di sostegno all'editoria introdotto dalla Legge di Bilancio del 2022[4], può contare su misure destinate a favorire le imprese editoriali ovvero le tv nazionali e locali,  le emittenti radiofoniche, le imprese editoriali di quotidiani e periodici e le agenzie di stampa - attraverso contributi sulle copie vendute dei quotidiani e dei periodici, sugli investimenti tecnologici e digitali, per il rafforzamento e la stabilizzazione della forza lavoro di giovani professionisti qualificati nel campo dei nuovi media. Il Fondo gestito dal Dipartimento per l’informazione e l’editoria, struttura di supporto alla Presidenza del Consiglio dei Ministri, nel 2022 ha avuto una dotazione di 90 milioni di €, con una previsione di incremento a 140 milioni per il 2023. Sempre in tema di attività editoriale di quotidiani e periodici e di emittenti radiofoniche e televisive locali, il Fondo per il pluralismo e l'innovazione dell'informazione[5] ripartito tra la Presidenza del Consiglio dei Ministri ed il Ministero dello sviluppo economico, nel 2023 ha attribuito 159,4 milioni di € a sostegno di quotidiani e periodici e 86,3 milioni di € destinati ad interventi alle radio e tv locali, con un aumento della dotazione complessiva di circa il 18% rispetto al 2022, erano infatti stati previsti 200,6 milioni di € a fronte di 245,7 milioni del 2023 Su fronte invece dell’editoria libraria è stata confermata la misura, introdotta dalla Legge di Bilancio 2022, la misura diretta alle biblioteche, statali e di enti territoriali, finalizzata all’incremento del patrimonio librario si è mantenuta invariata rispetto al 2022,  ha concesso infatti  anche per il 2023 30 milioni di € per l’acquisto di libri a più di 5.700 biblioteche richiedenti.

Rimanendo sul livello centrale di governo va ricordato anche il Fondo Imprese Creative rifinanziato con la Legge di Bilancio 2023[6], che prevede uno stanziamento di 3 milioni di € per il 2023 e di 5 milioni per il 2024 a favore della nascita, sviluppo e consolidamento delle realtà imprenditoriali operanti nei settori core dell’economia culturale e creativa. Sebbene il fondo sia stato rifinanziato è bene ricordare che la dotazione prevista è molto depotenziata rispetto al biennio precedente (2021-2022) che aveva allocato 40 milioni di € - e ad oggi non sono stati ancora emanati i decreti attuativi. Nel frattempo, con l’entrata in vigore dell’ultima Legge di Bilancio 2024[7] sono stati previsti importanti interventi di regolamentazione, visione strategica e supporto economico ancora però in via di definizione.

Rimanendo nella sfera pubblica, ma scendendo al livello regionale e locale dall’analisi del Sistema dei Conti Pubblici Territoriale[8] emerge che le amministrazioni regionali e le province autonome italiane hanno allocato nel 2021 per il settore culturale e per i servizi ricreativi, nelle materie di loro competenza, 1.028 milioni di € con una spesa media per residente di 17,4 €. Rispetto al 2020 c’è stata una contrazione del 6% e 1 euro in meno per residente. La distribuzione di tali risorse a livello dei singoli territori non è affatto omogenea, anzi, esiste molta differenza a livello territoriale dovuta, da un lato, alla possibilità di spesa delle amministrazioni e, dall’altro, anche alla diffusione e consistenza della dotazione di infrastrutture culturali.

Le spese consolidate per la tutela e la valorizzazione dei beni e delle attività culturali dei Comuni Italiani nel 2022 è stata pari a 2,35 milioni di € con un incremento rispetto al 2021 del 12%, la quota maggiore (71%) è stata destinata alle spese correnti per la gestione ordinaria, mentre il 28% agli investimenti in conto capitale per finanziare gli interventi non ricorrenti volti ad incrementare il patrimonio dell’ente.

Nel trattare e fornire una rappresentazione d’insieme delle risorse economiche pubbliche dedicata alla cultura non può non essere considerato l’insieme di misure e interventi strategici derivanti dal PNRR proprio perché si tratta di investimenti che dovrebbero avere uno sguardo lungimirante proiettato al futuro del Paese e nello specifico del settore culturale. Per le 9 tipologie di interventi previsti a favore della cultura nell’ambito della Missione 1, Componente 3 “Turismo e Cultura 4.0” - che vanno dalla strategia digitale per il patrimonio culturale, alla rimozione delle barriere fisiche e cognitive, all’efficientamento energetico dei luoghi di cultura, all’attrattività dei borghi e dalla valorizzazione del paesaggio rurale e dei parchi e giardini storici al recovery art, al capacity building per professionisti e operatori della cultura agli investimenti su Cinecittà - su una dotazione complessiva di 4,28 miliardi di € sono stati ad oggi emanati i decreti necessari ad attribuire risorse per la realizzazione o conclusione dei progetti pari a 3,52 miliardi di € ovvero l’82% delle risorse totali rese disponibili per il settore culturale. Rispetto ai ritardi e alle difficoltà iniziali nell’attuazione del Piano e nella recente riformulazione di talune misure è un traguardo affatto scontato per il comparto culturale.

Passando dal settore pubblico a quello privato, un ruolo rilevante è attribuito alla Fondazioni di Origine Bancaria (FOB) che, negli ultimi anni e in particolare nelle regioni del Centro Nord, dove la loro presenza è più radicata e numericamente maggiore rispetto ai territori meridionali, stanno svolgendo una funzione centrale nella definizione delle politiche culturale dei territori sostenendo e contribuendo al rafforzamento sia delle singole organizzazioni, sia promuovendo lo sviluppo dei sistemi nel complesso. Nel 2022 le FOB italiane hanno erogato a favore di enti e organizzazioni culturali 247 milioni di €, l’1% aggiuntivo rispetto all’anno precedente, che rappresentano poco più di un quarto del totale delle erogazioni fatte dalle FOB in tutti i settori di competenza.

[1] L. 77/2006.
[2] L. 29/2001.
[3] L. 213/2023 (art.1, c. 339).
[4] L.234/2021
[5] L. 198/2016
[6] L. 197/2022
[7] L. 213/2023
[8] Agenzia Coesione, Guida ai Conti Pubblici Territoriali

 

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