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di Cristina Masturzo Artribune Magazine e Massimiliano Tonelli Artribune Magazine

In una cornice globale complessa, di incertezza geo-politica quanto economica con ricadute di peso in tutti i comparti produttivi, il 2023 ha mostrato criticità e rallentamenti per la filiera artistica, alle prese con nuovi scenari e contesti mutati a cui trovare inediti adattamenti improntati alla collaborazione, alla proposta di nuovi poli decentrati per la produzione e promozione dell'arte e a una revisione dello statuto dell'arte come strumento di impatto collettivo sui territori e sulla società.

L’anno scorso è stato infatti un anno di aggiustamenti per il mercato dell’arte, di “correzioni”, soprattutto nelle politiche di prezzo, e dai report internazionali la contrazione rispetto al 2022, con l'esaurirsi dell'effetto rimbalzo post-pandemia, è inequivocabile. Il mercato ha rallentato nel 2023 e, dopo due anni di crescita, le vendite dell’arte hanno raggiunto $65 miliardi, -4% rispetto al 2022[1]. Tra i fenomeni dell'anno, soprattutto da un punto di vista italiano, emerge lo strutturarsi di un nuovo mercato più che attrattivo per l'artista piemontese d'adozione Salvo Mangione (1947-2015), fino a pochi anni fa a dir poco sottovalutato e oggi al centro di una “tempesta perfetta”, con un nuovo record d’asta di Christie’s a Hong Kong che ha sfondato per la prima volta il tetto del milione. Espressione anche, una delle tante, di una presenza più che pervasiva dei valori pittorici come protagonisti indiscussi della domanda e dell’offerta d’arte, in uno scenario di avversità al rischio come l’attuale.

Nel 2023 le vendite nel mondo di media tradizionali come pittura, scultura, opere su carta hanno contato per l’86%, con la pittura a pesare da sola per il 64%. E mentre digitale e video sono in flessione del 5%, si attestano perdite di volumi del 51% per le opere in NFT[2]. La conseguenza di così contenuti scambi per media non tradizionali modifica anche la produzione artistica, sempre alle prese con economie fragili, fragilissime. Ancor più in Paesi come l’Italia, in cui le carriere artistiche trovano più ostacoli che opportunità, nella cornice di un’industria ad alto tasso di finanziarizzazione, in cui è spesso il potere economico a legittimare la validità di un percorso[3]. E il deus ex machina è un collezionista contemporaneo piuttosto distante dalle caratteristiche dei suoi predecessori novecenteschi, volubile, nei gusti e nelle scelte, ed esposto a una percezione rapidissima dell'arte, che spesso si nutre di algoritmi social.

Quanto dell'innovazione tecnologica permei l'attuale produzione artistica non è così semplice a dirsi. Se alcuni segnali appaiono il riflesso dei cambiamenti in atto e delle possibilità dischiuse dai nuovi media, come ad esempio la nascita nel 2023 del premio biennale VDA Award che premia le migliori ricerche italiane di arte digitale, molto più lento sembra un effettivo affermarsi di tali sperimentazioni e un accento sull'innovazione digitale continua a essere non così calzante, per il momento, nel comparto dell'arte e del suo sistema. Che, anche in relazione alla contrazione della spesa di cui si faceva cenno, preferisce restare sul binario di tecniche più che consolidate e di più agevole posizionamento. La pittura su tutte, appunto – di cui una recente mostra in Triennale Milano curata da Damiano Gullì ha provato a dar conto –, mentre restano molto più limitate, per quanto non del tutto assenti, le esperienze di produzioni basate su Intelligenza Artificiale o Virtual Reality o contaminazioni multidisciplinari nella filiera culturale e creativa.

Hanno scelto la strada di un’attitudine collaborativa, plurale e interdisciplinare, ad esempio, gli artisti Andrea Sala e Patrick Tuttofuoco, insieme al regista, autore e “iena” Nic Bello, l’esperta di food design ed eventi Alessandra Pallotta, l’ingegnere artistico Stefano D’Amelio. Sotto l'ombrello di SPECIFIC, un laboratorio di progettazione e produzione creativa, il gruppo di artisti - tutti con studi nel quartiere Bicocca BiM di Milano, al centro di un ambizioso progetto di rigenerazione urbana - ha curato il display di Salone Calmo, una mostra dedicata al design del marchio Campeggi nei giorni dell'Art Week e della Design Week milanese 2024. Mentre di “umanesimo digitale” si è parlato per la pratica più recente di Massimo Grimaldi (Taranto, 1974, vive e lavora a Milano), con i suoi slideshow di immagini che vivono sull’ultimo modello di iMac, iPad o Apple Watch e in cui si susseguono corpi smaterializzati, composti con AI generativa e incardinati in una infinita deformazione e transitorietà. In un’indagine sulla manipolazione informatica dell'immagine e su un'estetica post-umana, ibridata con quella delle macchine, quanto sull'obsolescenza degli oggetti di consumo.

Gli interrogativi, etici quanto produttivi, posti dalla possibilità di un creatore artificiale di immagini, finora sembrano tuttavia aver interessato solo tangenzialmente l'industria, più nella cronaca che nella pratica artistica vera e propria. Stressando una distinzione tra mezzi artistici vecchi e nuovi, si può tutt'al più verificare una nuova valorizzazione in corso, almeno a livello istituzionale, della forma video e film, guardando all'impegno di alcuni operatori come Careof (organizzazione no profit per l’arte contemporanea con sede a Milano), o come le mostre Penumbra e Nebula, basate sulle nuove commissioni della Fondazione In Between Art Film di Beatrice Bulgari (Roma). O, ancora, a momenti di riconoscimento istituzionale per gli artisti che si esprimono attraverso la creazione video, come è stato per la prima mostra museale di Diego Marcon al Centro Pecci di Prato.

Se intanto il mercato dell'arte sceglie traiettorie sempre più analoghe alle industrie dei beni di lusso, sono anche diversi i casi in cui i player del sistema, dalle gallerie ai collezionisti corporate, scommettono invece su modelli operativi innovativi e focalizzati sull'impatto collettivo. Va in questa direzione la globale Hauser & Wirth, che ha inaugurato una collaborazione con due gallerie più giovani, la Vassell e la Company Gallery di New York, scommettendo su due artiste da condividere, le pittrici Uman e Ambera Wellmann. E adottando la prospettiva di quello che in ambito filantropico si definisce “impatto collettivo”: una partnership formalizzata tra diversi soggetti per un obiettivo comune. E così, mentre non sono poche le grandi gallerie che, anche per le difficoltà dello scenario mondiale, hanno annunciato di recente l'interruzione delle loro attività – da Gb Agency di Parigi alla storica e multisede Marlborough – alcuni operatori provano a tracciare rotte fuori dagli schemi.

Una visione di condivisione di percorsi e di opportunità è quella che sta alimentando la Galleria Raffaella Cortese di Milano, con un nuovo spazio ad Albisola (SV) messo a disposizione non solo degli artisti della sua scuderia, ma anche di gallerie più giovani, come è successo con la milanese Fanta_MLN o, più di recente, con Gian Marco Casini Gallery di Livorno. Lo stesso si può dire del nuovo progetto di Umberto Benappi, gallerista torinese che ha aperto una “galleria di montagna” a Sansicario, in Val Susa, per ospitare progetti realizzati in collaborazione con gallerie italiane e internazionali. A volte, a nutrire sentieri differenti dai soliti arrivano anche i collezionisti, come è successo nelle Langhe con la mostra Transatlantica nel Castello di Perno a Monforte d’Alba, sostenuta dalla Collezione Scarzella, di base a Milano, e organizzata dalla Galleria Lunetta11 di Mombarcaro, in provincia di Cuneo, insieme a Castello di Perno e alle gallerie ArtNoble di Milano, Galleria Studio G7 di Bologna, NP ArtLab (Milano-Padova), e Galleria Umberto Benappi. Il progetto, che sfruttava la sinergia di date vicine a quelle della fiera d'arte contemporanea Artissima e della Torino Art Week, metteva in dialogo artisti italiani e americani, in un focus e confronto tra pratiche vicine nella differenza. E provava a spostare i pubblici dell'arte in contrade meno frequentate rispetto ai centri del sistema.

Sul versante della domanda e del supporto alla produzione, un nuovo spazio va guadagnando poi la collaborazione tra artisti e mondo dell'imprenditoria. Ne è testimonianza la nuova mappatura di Confindustria[4] che, attraverso i profili di collezioni corporate italiane, si interroga su un nuovo concetto di responsabilità sociale che passa anche attraverso l’arte e, spesso, attraverso la presenza degli artisti nelle aziende stesse. Sono infatti numerose oggi le realtà d'impresa che in Italia investono risorse economiche in acquisizioni di opere d'arte o in più ampie progettualità culturali. L'arte diventa così un asset strategico con ricadute positive sulle comunità professionali e sul loro engagement e benessere, sul brand, sul legame delle imprese con il territorio. In molti casi le aziende italiane si sono fatte promotrici di premi per l'arte, come il Max Mara Art Prize for Women o il Premio Ermanno Casoli della marchigiana Elica, all'avanguardia nel design e nella produzione di elettrodomestici dedicati al cooking. O come la partecipazione di Irinox, l'azienda di Corbanese (Treviso) - leader nella produzione di abbattitori rapidi di temperatura e di sistemi di conservazione di alta qualità - che negli anni ha sostenuto il premio Refresh per la fiera Artissima di Torino o il premio fotografico Irinox Save the Food in collaborazione con Mia Photo Fair di Milano, oltre ad aver avviato un progetto in collaborazione con l'Università Ca' Foscari di Venezia che ha prodotto una residenza d’artista e un’opera site specific realizzata da Matteo Attruia, oggi in esposizione nei reparti produttivi dell'azienda.

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In altre occasioni le corporate collection aprono al pubblico spazi di stampo museale, come la Collezione Maramotti nella sede originaria di Max Mara a Reggio Emilia, o vengono esposte nei luoghi del lavoro, come accade per l’azienda di moda Herno Group (Lesa, NO) o Elica, o ancora mirano a instaurare una nuova relazione con i territori – oltre che con la filiera dell'arte – attraverso committenze site-specific e residenze d'artista. È il caso dei progetti avviati da alcune storiche famiglie del vino italiane. In Toscana ci sono iniziative come Antinori Art Project a San Casciano in Val di Pesa (FI) – che ha visto la partecipazione di Yona Friedman, Rosa Barba, Tomàs Saraceno, Stefano Arienti, Sam Falls, Elisabetta Benassi – e di Artisti per Frescobaldi, a Montalcino (SI) – con protagonisti negli anni Elisa Sighicelli, Ra Di Martino, Giovanni Ozzola, Daniela De Lorenzo, Massimo Bartolini, Michael Sailstorfer, Patrizio Di Massimo, Francesco Arena, Gian Maria Tosatti. Tra i progetti similari, al Sud c’è Viaggio in Sicilia dell’azienda Planeta, con scorribande e residenze diffuse tra Menfi, Capo Milazzo, Vittoria e Noto. Così come ha lasciato un segno profondo nelle Langhe l'operatività di Ceretto Aziende Vitivinicole (Alba, CN), che dal 1999 ha invitato artisti di fama internazionale a misurarsi con commissioni site-specific per la valorizzazione del territorio piemontese. Ne sono esempio la Cappella del Barolo (1999) di Sol LeWitt e David Tremlett in un antico edificio tra i vigneti di Barolo o, ad Alba, l’affresco di Francesco Clemente nel ristorante Piazza Duomo e i lampadari-sculture di Kiki Smith per il Ristorante La Piola o, infine, Ovunque Proteggimi di Valerio Berruti, un cancello-scultura all’ingresso della Cantina Bricco Rocche di Castiglione Falletto.

Spostandosi poi di non molto dalle Langhe, e provando a sondare nuove geografie dell’arte in Italia, va affermandosi come nuovo centro di gravitazione per l'arte contemporanea tutta l'area del Monferrato. Qui si terrà a settembre 2024 la nuova edizione di Panorama, la mostra annuale del consorzio di gallerie Italics, e sempre qui aprirà la Fondazione Massimo De Carlo, annunciata nell'estate 2023 dal celebre gallerista, con sedi a Milano e in tutto il mondo, e che dovrebbe vedere la luce nel 2026. Una concentrazione di attenzione sul territorio che, con progetti a breve o lungo termine, potrebbe replicare il successo del modello Langhe, colmando anche il gap economico che da quelle lo separa, e da quelle stesse colline patrimonio dell'Unesco, l'area potrebbe farsi snodo centrale di un turismo culturale che parte da Torino, ma anche dai porti liguri – e mentre Asti è in lizza tra le dieci città che concorrono a diventare Capitale Italiana della Cultura 2025 –, coadiuvata dalla vocazione eno-gastronomica, oltre che da importanti nuove infrastrutture di viabilità, come il Terzo Valico. Proprio Snodi è il nome, tra l'altro, di un progetto quadriennale condiviso e promosso dal 2022 dai comuni di Piea, Guarene e Neviglie, con il supporto di Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, International Music Exchange Association e APRO Formazione, finanziato dal Piano Europeo NEXT GENERATION EU con un investimento di oltre 2,5 milioni di euro, con l'obiettivo di valorizzare la cultura nei territori di Langhe, Monferrato e Roero, e che intende puntare sulle comunità territoriali e avere l'arte e la musica, oltre che i giovani e il rispetto della biodiversità, come volani di sviluppo e rivitalizzazione.

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Sempre in tema di nuove dislocazioni di poli culturali, una menzione merita anche il XNL Aperto, un palinsesto di eventi coordinati nato nel 2022 dalla sinergia tra gli operatori di Piacenza e del piacentino e promosso da XNL Arte con la curatela di Paola Ugolini. O Cremona, sempre sul versante dell’arte contemporanea, con il debutto nel 2023 di Cremona Contemporanea - Art Week, che, sotto la guida della curatrice milanese Rossella Farinotti, ha dato vita a una più che convincente mostra diffusa in città, con la disseminazione di opere e artisti (da Maurizio Cattelan a Luca De Leva, da Jeremy Deller a Claire Fontaine, da Roberto Fassone a Francesco Gennari, tra gli altri) nel tessuto urbano, tra monumenti storici ed edifici trascurati, per una riattivazione di un territorio periferico rispetto a traiettorie Milano-centriche, quanto ricettivo e ricco di potenziale.

Mentre ancora non è dato comprendere se la fase contrattiva dell'industria artistica sia un ciclo momentaneo o una riconfigurazione strutturale con cui fare i conti nel lungo termine, dagli artisti alle gallerie, dalle mostre alle grandi collezioni private e aziendali, quello che emerge dal comparto è il tentativo e l'impegno nell'individuare modalità operative alternative ed efficaci per resistere e, al contempo, mentre alcuni segmenti apicali del mercato dell'arte tendono a omologarsi all'industria del lusso, lasciare spazio a una nuova riflessione, anche, sulla responsabilità sociale dell'arte.

Suggerimenti per il lettore:

- Collezionisti e valore dell’arte in Italia, Edizioni Gallerie d'Italia – Skira 2024

- Ilaria Bonacossa (a cura di), Il segno dell’arte nelle imprese. Le collezioni corporate italiane per l’arte moderna e contemporanea, Marsilio Arte 2024

- Santa Nastro, Come vivono gli artisti? Vita, economia, rapporto con il settore e pratica, Castelvecchi Editore 2022

 

[1] Arts Economics, The Art Basel and UBS Global Art Market Report 2024.
[2] Ibidem.
[3] Santa Nastro, Come vivono gli artisti? Vita, economia, rapporto con il settore e pratica, Castelvecchi Editore 2022.
[4] Ilaria Bonacossa (a cura di), Il segno dell’arte nelle imprese - Le collezioni corporate italiane per l’arte moderna e contemporanea, Marsilio Arte 2024.

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