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di Francesca Molteni

Nuove riflessioni e cambiamenti sono in atto nel mondo del design, mai come prima coinvolto nelle grandi trasformazioni globali. La transizione verso un design sempre più green porta i diversi attori a proporre soluzioni innovative per diminuire gli impatti dei processi produttivi dell’economia italiana. Le vie percorse sono molteplici: dallo sviluppo e sperimentazione di nuovi materiali ecosostenibili, alla progettazione di prodotti e servizi per valorizzare il riuso e riciclo a fine vita a quelli che puntano sull’efficientamento. E la ricerca è protagonista soprattutto tra le giovani generazioni, cresciute con maggiore consapevolezza, più aperte alla sperimentazione e alla scoperta di pratiche alternative ai processi consolidati.

Transizione: è questo il termine più diffuso e discusso in questa fase nel mondo del design. Ora che tutto è ripartito, e solo in apparenza si è superato il momento più difficile di riallineamento, niente può essere più come prima, ma le trasformazioni in atto sono ancora tante, incerte, da interpretare. Dove sta andando il design? Quali i grandi cambiamenti in atto? Diversi attori e protagonisti – designer, curatori, critici e imprenditori – chiedono a più voci un ripensamento di formule e paradigmi consolidati, una riflessione collettiva e inclusiva sul settore del design in Italia, e sul suo ruolo di grande esportatore di contenuti, processi e prodotti nel mondo. Sulle pagine del Domenicale del Sole24Ore, l’appello è arrivato da Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano, e da Marco Sammicheli, Direttore del Museo del Design Italiano. L’ultimo giorno del Salone del Mobile di Milano, manifestazione che si è confermata anche quest’anno la più importante del settore al mondo, l’appello suggerisce la necessità di un momento di riflessione sulle prospettive della Design Week, delle sue tante anime e filiere, della città stessa, nonostante l’andamento positivo.
Dalla ricerca Design Economy 2023, realizzata da Symbola, Deloitte Private e POLI.design sono emersi risultati sorprendenti. Dopo la battuta di arresto del 2020, anno in cui il design italiano ha sperimentato il primo segno meno in dieci anni di crescita, in connessione però con la fase più acuta della pandemia, il valore aggiunto 2021 si è portato su 2,94 mld di euro. Anche l’occupazione è cresciuta arrivando a 63.081 unità. Relativamente alle aree di specializzazione il 53,5% delle organizzazioni indica il product design come principale ambito di attività, segue il communication and multimedia design con il 28,4% e, a maggiore distanza, lo space design (12,7%), il digital and interaction design (4%) e il service design (1,5%). Il mercato del design è nazionale per il 67,2% degli intervistati, globale per il 24,2% (quota quest’ultima che per le piccole e medie imprese sale a 27,8%), comunitario per l’8,6%.

Il tema della sostenibilità ambientale emerge come rilevante per il settore: ben l’87,4% dei soggetti intervistati ne sottolinea l’importanza nei progetti in corso, quota che arriva al 96,5% nel caso delle piccole-medie imprese. I tre driver che spingono i cittadini italiani a una maggiore attenzione alla sostenibilità, in ordine crescente di importanza, sono: l’etica (dà un contributo pari al 6,5%), la paura, in particolare per i cambiamenti climatici e per il futuro del pianeta, (contribuisce per il 37%) e la qualità (con un contributo pari al 56,5%) [1]. Questa maggiore enfasi posta dagli individui sul concetto di qualità rappresenta una vera e propria svolta culturale. Oggi la sostenibilità viene associata a un benessere individuale, economico e sociale, oltre che a quello ambientale. E il design si conferma uno dei più efficaci strumenti di cambiamento. Riuso e riciclo, rigenerazione e sostenibilità energetica sono anche al centro della riflessione del Salone del Mobile in fiera. Agire in modo sostenibile sotto il profilo ambientale ed economico è un valore sempre più diffuso. Prova tangibile di questo impegno nel mettere in atto pratiche virtuose è l’adesione del Salone del Mobile al Global Compact delle Nazioni Unite – la più importante iniziativa a livello mondiale per la sostenibilità ambientale d’impresa che raccoglie 15.000 aziende provenienti da più di 160 paesi del mondo. Così, per gli allestimenti, sono stati scelti materiali grezzi che permettono agli stand di essere smontati e riutilizzati o smaltiti in maniera corretta differenziando i diversi componenti.

La transizione verso il design sostenibile porta i diversi attori del design italiano a proporre innovative soluzioni di ecodesign che tengano conto delle risorse in entrata e in uscita dei vari processi produttivi per diminuire gli impatti. I tre filoni sono basati su: sviluppo e sperimentazione di nuovi materiali green (di origine naturale o provenienti da riciclo o scarti di produzione); prodotti o servizi progettati per valorizzare il riuso e riciclo a fine vita; prodotti e servizi che puntano sull’efficientamento. Numerose sono le best practices che si inseriscono in questi tre filoni, soprattutto quelle legate al mondo arredo, packaging, moda e automotive. Non a caso, questi settori risultano tra quelli che maggiormente richiedono servizi di eco-design nell’economia italiana, come emerge dall’indagine realizzata per l’ultima edizione di Design Economy [2]. Molte di queste soluzioni sono basate sullo sviluppo e sperimentazione di nuovi materiali green – di origine naturale o provenienti da riciclo o scarti di produzione. Alcuni esempi sono il progetto Flock del duo Formafantasma (Milano), che ha reinterpretato in chiave sostenibile alcuni prodotti icona dell’azienda Tacchini, utilizzando lane di scarto italiane; ma anche il designer Konstantin Grcic per l’azienda illuminotecnica Flos ha proposto una nuova versione outdoor dell’iconica lampada Mayday, che si distingue dal modello originale per l'utilizzo di polipropilene riciclato ottenuto dal recupero di materiali di scarto industriale. Un esempio di prodotto 100% circolare, a filiera corta e totalmente made in Italy è Ohmie, the Orange Lamp™: una lampada realizzata dalle bucce delle arance siciliane trasformate in un biomateriale 100% naturale e compostabile grazie a Krill Design, una startup milanese nata per ridare valore agli scarti dei processi produttivi, e i designer Sofia Duarte e Yack di Maio. Altra start up che ha sviluppato un nuovo materiale a partire dagli scarti di produzione nel mondo agroalimentare è Keep Life, dalla provincia di Caserta. Con il coinvolgimento di designer, aziende e università, lo studio di progettazione ha sviluppato un materiale naturale che ha ottenuto il brevetto nel 2017, derivato dai gusci della frutta secca per realizzare nuovi oggetti costituiti da un materiale che ricorda il legno, che non utilizza formaldeide o altre sostanze nocive. La conoscenza dei due designer campani attivi nella startup, Pietro Petrillo e Ilaria Spagnuolo (classe 1991), nasce sui banchi dell'università.

Per i progetti destinati all’hospitality, è nata la serie Harbour, disegnata da Francesco Rota per Paola Lenti (azienda con sede a Meda, Brianza, focalizzata sulla ricerca e sullo sviluppo di materiali performanti e sostenibili) Il rivestimento degli schienali e dei braccioli è realizzato in Maris, un tessuto impermeabile e di facile manutenzione che nasce dalla tessitura di Twiggy, il filato certificato, interamente riciclabile. L’imbottitura dei cuscini di seduta, di schienale e di appoggio è realizzata in Aerelle blue, una fibra di poliestere ricavata dal recupero delle plastiche monouso raccolte. Altra collezione ecosostenibile dell’azienda è Metamorfosi, disegnata dai fratelli Fernando e Humberto Campana, cui è andato il Green GOOD DESIGN® Award 2023. I pezzi unici – cinque sedute e un arazzo – sono il risultato di un riutilizzo creativo di avanzi di lavorazione. Sempre in tema di nuovi eco-materiali, il progetto Vivarium al Fuorisalone, promosso da Materially, società milanese che aiuta le imprese nello sviluppo e nella diffusione dell’innovazione e della sostenibilità a partire dai materiali, e TotalTool, studio di strategic design e consulenza con base a Milano, ha esplorato il tema dei materiali bio-based come ingredienti fondamentali per la scoperta e la crescita di progettualità nelle nuove generazioni. Tra questi, A MARE, una superficie di Oltremateria di San Giovanni In Marignano (RN), realizzata con polimeri derivanti da fonti rinnovabili quali l’olio di girasole e conchiglie marine provenienti dal mondo del riciclo, grazie a cui l’azienda ha vinto il Premio per l’Innovazione ADI Design Index 2022; Perpetua, matita composta al 80% da grafite riciclata, di Alisea, azienda milanese all’avanguardia nella ricerca e il ri-utilizzo della grafite da scarti industriale, grazie ad un gruppo di lavoro formato un esperto di materiali e stampaggio e due designer. Materiali, ma anche prototipi e prodotti in via di sperimentazione, e approcci educativi destinati a bambini e giovani progettisti di domani. Dall’arredo al mondo dell’abbigliamento: Grado Zero, società di ricerca e prototipazione di Montelupo Fiorentino specializzata in ricerca e innovazione nell’ambito dei materiali (acquisita dal 2021 dal brand statunitense Pangaia, uno dei leader mondiali dell’abbigliamento sostenibile), che realizza prodotti con materiali smart, dall’ortica alla pelle di fungo fino alle fibre di cipresso, i cosiddetti life materials, come Flowerdown, una piuma che ha origine da un mix di fiori tropicali, sostenibile perché vegetale, derivato da fonti rinnovabili, fiori che crescono spontaneamente. È qui che negli anni sono nate invenzioni come la tuta speciale per i bambini affetti da Xeroderma Pigmentosum, rara malattia genetica che non permette loro l’esposizione al sole, o le tute per i meccanici della McLaren, in collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea, per cui il team interdisciplinare di Grado Zero ha studiato materiali unici testati in situazioni estreme (escursioni sull’Everest, Parigi Dakar, missioni al Polo Sud).

Il design sostenibile è basato anche sulla progettazione di prodotti attraverso il loro riuso e riciclo a fine vita; Magis (Motta di Livenza, TV) azienda specializzata in arredo e design, ha presentato Trave, progettata dallo studio BrogliatoTraverso (Torre di Mosto, VE). Una seduta di cui tutte le componenti si riconducono a un pezzo centrale in legno massello che ne fa da trave, grazie a incastri a secco. Per cui, oltre a usare materiali trattati al minimo, l’assenza di colle ne facilità la riciclabilità. Non è la prima volta che Magis punta su una progettazione attenta al fine vita: nel 2021, insieme al designer Stefan Diez, ha realizzato Costume, che ha introdotto un’innovativa struttura modulare fatta di pochi componenti, non rigidamente fissati e facile da disassemblare. Dall’arredo al packaging, settore che sfrutta più ambiti dell’eco-design: aumentando il numero di materiali riciclati e provenienti da filiere certificate, riducendo il numero di materiali e l’ingombro dei formati per ottimizzare i trasporti, eliminando in alcuni casi il packaging secondario per alcune categorie di prodotti (es. prodotti alimentari che utilizzano solo etichette), fino alla più recente crescita del second hand, ossia la progettazione di contenitori che dopo l’acquisto diventano altro [3]. A tal proposito ci sono esperienze come quella di O, Nice! Design Studio (Verona), studio di design che progetta packaging green e second hand per il mondo dell’enogastronomia, ma anche il progetto Spread the Good, ideato dall’agenzia milanese di branding e comunicazione The Embassy: in entrambi casi packaging che, una volta aperti, possono essere riutilizzati con altre funzioni, da oggetti di arredo a contenitori di altre cose e via dicendo. Tra le realtà che hanno sviluppato interessanti progetti finalizzati a valorizzare il riuso e riciclo nel settore della moda e abbigliamento, emerge il tema dell’upcycling, ovvero il riuso creativo di abiti e tessuti invenduti. Da anni impegnato in questo è il D-house Urban Laboratory (nato nel 2020 a Milano come spin-off di Dyloan Bond Factory, oggi entrambi hub del gruppo Pattern) con il progetto D-refashion lab, che interviene sulle rimanenze attraverso l’applicazione creativa delle tecnologie più avanzate, rigenerandole e dando loro nuova vita. Grazie a queste tecnologie è possibile vedere in anteprima digitale le diverse possibilità di customizzazione rese possibili dalle migliori tecniche di upcycling e avviare la produzione effettiva solo in seguito all’acquisto, evitando qualsiasi spreco.

Attive sul tema dell’upcycling ci sono anche due giovani e interessanti piattaforme. La prima è Must Had, startup benefit nata a Torino nel 2021, tra i cui fondatori c’è la giovane fashion designer Arianna Luparia. Must Had vuole creare una community del Refashion composta da artigiani, designer e piccoli brand che condividono la filosofia del recupero e del riutilizzo nel mondo della moda. La piattaforma mette in connessione i migliori marchi e designer specializzati nella produzione di capi di abbigliamento di alta qualità realizzati esclusivamente con scarti dell'industria della moda, rigenerati attraverso processi di upcycling. Tra le collaborazioni, c’è il gruppo giapponese Uniqlo, finalizzata a confezionare le tende dei camerini dei negozi di Milano e Copenaghen con materiali riciclati, grazie al lavoro di una cooperativa sociale. Ora la partnership prevede il riciclo di interi pallet di capi invenduti da cui Must Had ricava tappetini e imbottiture per l’automotive, per esempio per i cruscotti, o pannelli fonoassorbenti. L’altra è Appcycled, startup fondata nel 2021 che raggruppa alcuni dei migliori designer di moda upcycled e organizza temporary store per dare la possibilità ai designer emergenti di esporre e raccontare le loro creazioni. Dalla moda all’agroalimentare, l’invenduto rappresenta un grande spreco di risorse. A intercettare gli eccessi agroalimentari di uno dei più grandi mercati ortofrutticoli d’Italia, quello di Milano, c’è Botto, prodotto-servizio nato del Fab Lab di OpenDot (MI) all’interno del progetto europeo Reflow. Questo innovativo device lavora su un canale Telegram per semplificare le operazioni che riguardano la ridistribuzione di cibo che altrimenti andrebbe buttato. Dopo la segnalazione dell’esistenza di prodotti in eccesso da parte di grossisti e produttori locali a RECUP (l’associazione che si occupa della ridistribuzione degli eccessi agroalimentari all’interno dell’ortomercato), Botto genera una bolla di trasporto per la Croce Rossa che fisicamente effettua trasporto e consegne. Terzo filone seguito dalle imprese di design attente alla sostenibilità ambientale è quello che punta sullo sviluppo di prodotti e servizi sempre più efficienti. Qui si inseriscono diverse esperienze presentate quest’anno all’interno di Euroluce durante il Salone del Mobile di Milano. I nuovi progetti di luce sono sempre più efficienti, con ottiche studiate e brevettate per illuminare di più con minor consumo. Continua anche il lavoro sui prodotti best seller, per migliorarne l’efficienza energetica e la lunga durata nel tempo. È il caso di Patricia Urquiola ed Eliana Gerotto, che hanno riprogettato Caboche per Foscarini nella parte illuminotecnica, per assicurare migliore resa luminosa e consumi energetici più contenuti. C’è chi invece ha lavorato alla ricerca della dimensione minima necessaria per illuminare in modo puro ed essenziale, con la massima flessibilità, sia nel disegno della linea che nella gestione della luce, come ha fatto il designer piacentino Davide Groppi in Utopia. Infine, cinque progettisti hanno reinterpretato la luce a partire dalla sostenibilità per Martinelli Luce: dalla lampada pieghevole che sembra una nassa in plastica riciclata, Ariosa di Mario Alessiani, a quella per outdoor in materiale di recupero con pannello fotovoltaico annesso, Brim di Andrea Steidl.

In tema di mobilità green, il contributo che il mondo del design italiano sta dando al settore automotive per progredire nello sviluppo di soluzioni innovative riguarda tre aspetti: la forma delle colonnine per la ricarica di veicoli elettrici, l’architettura dell‘auto elettrica; lo sviluppo di servizi per accelerare e accompagnare l’e-mobility su più fronti interfacciandosi con energy provider, produttori di veicoli, operatori legati a servizi di rent e sharing. Per quanto riguarda il primo aspetto, ad esempio, c’è Silla Industries, azienda di Padova che sta rivoluzionando il mondo della mobilità elettrica grazie a soluzioni tecnologiche con prodotti a marchio proprio (come il caricatore universale e intelligente per i veicoli a propulsione elettrica Prism) e prodotti custom per grandi gruppi, italiani e internazionali. Tra questi c’è Giotto, wallbox per la ricarica elettrica sviluppato per il gruppo svizzero Repower che oltre all’eleganza delle forme, si distingue per un packaging innovativo, attento all’ambiente e al recupero dei materiali, alla base della menzione ottenuta al Compasso d’oro 2023, grazie al design industriale dello studio milanese Makio Hasuike & Co. Sempre in tema di colonnine elettriche firmate da designer c’è City Plug disegnata dallo studio Giugiaro Architettura di Moncalieri (TO) per la multiutility milanese A2A, che grazie alle sue dimensioni ridotte permette un ingombro minimo al suolo inserendosi armonicamente nell’arredo urbano, e una facile integrazione nei pali della luce o in monitor pubblicitari. Passando al secondo aspetto, la riprogettazione dell’intera architettura dei veicoli elettrici, il design può essere di aiuto per affrontare le specificità delle e-car, come fare fronte a un peso aumentato, una gestione acustica volta a ridurre i rumori nell’abitacolo e una nuova struttura per il motore e per la batteria, posta al centro del veicolo. Tra gli studi italiani da tempo impegnati su questi aspetti, c’è Italdesign che ha sviluppato un rinnovato know-how che l’ha portata a realizzare sia vetture full-electric e ibride per tutte le tasche, soprattutto in collaborazione con Volkswagen, sia supercar per il mercato luxury. Tra queste, l’ultima arrivata è Deus Vayanne, una hypercar elettrica con prestazioni fuori scala presentata alla New York International Auto Show 2022, per cui l’azienda di Moncalieri ha curato il tuning dello stile esterno ed interno, la carrozzeria e le finizioni interne. Oppure c’è Microlino, la minicar elettrica della svizzera Micro Mobility Systems realizzata da CECOMP (La Loggia, TO) insieme ad Icona Design, studio torinese che vanta un team multidisciplinare di oltre cento professionisti di 22 differenti nazionalità tra le sedi di Torino, Shanghai e Los Angeles, che per progettare una delle prime microvetture a basso consumo si sono ispirati proprio all’iconica italiana Iso Isetta.

Infine, ampio è lo spazio di azione per le aziende di design che forniscono servizi di accompagnamento alla e-mobility. Tra questi ricordiamo la milanese Logotel, che ha di recente supportato Enel X Way nella realizzazione di Set & Charge, servizio win-win dedicato ai retailer dotati di parcheggio, che trasforma l’installazione delle colonnine di ricarica in una leva di business, dando la possibilità ai retailer di decidere in autonomia quale tariffa offrire ai clienti finali e ricevere il guadagno direttamente in bolletta. Oltre all’attenzione al tema green, altra tendenza che emerge quest’anno nel mondo del design italiano è lo spazio che si sta conquistando una nuova generazione di designer con sempre più opportunità di progettare e condividere le proprie visioni, forse perché capaci di interpretare con maggiore flessibilità il mondo che cambia, forse perché più sensibili alle nuove tematiche che il design si trova ad affrontare. La mostra ITALY: a New Collective Landscape all'ADI Design Museum, per esempio, ha invitato designer italiani under 35 a candidare il proprio lavoro come parte di un nuovo panorama che riflette sul clima di continue trasformazioni ecologiche e sociali. Diverse le tematiche scelte quali il design rigenerativo, il design relazionale e il design sistemico. Il lavoro di Eugenia Morpurgo, classe 1987, è un buon esempio. Parte dalla scarpa come oggetto quotidiano e, elemento dopo elemento, si chiede quali azioni siano necessarie perché diventi un oggetto frutto di un progetto sistemico sano. Syntropia, il progetto che ha sviluppato con la designer Sophia Guggenberger, è realizzata con biomateriali che possono crescere in un campo policolturale in Andalusia. Per la siciliana Martina Taranto, 1989, la natura è il materiale d’elezione. Pezzi olistici e metamorfici, che la incorporano, la evocano, la rispettano. La sua ricerca include progetti come Viral Nature, piccole arcaiche colonne in materiale fertile che ingloba semi e genera fiori, Trans-Substantia, fiori in ceramica realizzati riciclando oggetti di vario genere, o Nuovomondo, vasi composti esclusivamente da fibre e resine naturali. Leonardo Perino fonda BJØRNE nel 2018, un piccolo workshop indipendente con base a Trento, focalizzato sul design di prodotti in legno fatti a mano ed eco-friendly. Tutto il legno usato per la produzione è infatti locale, e la maggior parte è recuperato dalla tempesta Vaia, che ha segnato il territorio Trentino e il nord Italia nell'Ottobre 2018.

Si sta affermando una nuova generazione di giovani designer che fanno della sostenibilità ambientale il primo valore progettuale. Nuovi talenti che sperimentano insieme. Per il designer con base a Jesolo, Marco Campardo, ad esempio, non è la forma ma il materiale l'obiettivo, dal legno alle plastiche. Sedute, tavolini, consolle, piedistalli, librerie e vasi sono ricavati da materiali di scarto o creati con un macchinario che si è costruito da sé. Lo scorso febbraio il Design Museum di Londra ha riconosciuto il suo talento conferendogli The Ralph Saltzman Prize 2023, premio dedicato ai giovani emergenti. A Murano, il duo creativo dello studio 6:AM Glassworks rivoluziona il linguaggio del vetro con 1/1/1, una serie di sculture in cui si incontrano vetro riciclato, il vetro di Murano e il marmo di Carrara. In un'ottica di sostenibilità 6:AM Glassworks ha utilizzato stampi casuali realizzati con mattoni e materiali recuperati in fornace, e ha donato una texture morbida e imperfetta con polvere di scarto di marmo. Il progetto è una riflessione sull'impatto ambientale della cave di estrazione del marmo di Carrara e sulla stessa polvere generata. Indagando in modi diversi il rapporto tra uomo e natura, Davide Ronco, che vive e lavora a Copenaghen, sfida la materia, la ricicla, la lavora con metodi anticonvenzionali. Tra i suoi progetti recenti: Studio del Presente, Atto Terzo, un workshop/performance in cui lo stesso spettatore diventa autore dell'opera realizzando a mano i mattoni con la terra locale. Guidata da valori etici ed estetici, la ricerca umana e professionale di Martina Geroni, architetto con studio a Lodi, è espressa da tre punti chiave: artigianalità, per dare il giusto valore al tempo e agli oggetti; architettura, per definire linee e forme uniche in ogni oggetto; ambiente, per proteggere e scoprire sperimentando nuove miscele di argille e scarti naturali. Un team di progettisti basati a Milano, Artefatto, consapevoli delle difficoltà che le nuove generazioni incontrano nel farsi conoscere e nel promuovere i propri pezzi e che la risposta sia fare squadra, ha lanciato Movimento Club, un collettivo diffuso di autori che uniscono idee, forze e risorse per partecipare a fiere e costruire una visibilità online

Oggi il contributo che il design porta alle organizzazioni non riguarda solo l’innovazione di prodotto ma anche il mondo dei servizi e per questo non interessa solo il settore privato ma anche quello pubblico. Anche nel nostro Paese questo contributo è sempre più significativo per rendere le organizzazioni più competitive e al passo con i veloci cambiamenti nel mercato e nella società. Questo contributo può riguardare diversi aspetti della vita organizzativa. Nel caso di Medici Senza Frontiere, Oblò Studio di Milano li ha supportati nella ridefinizione dei flussi di lavoro, in seguito alle necessità emerse nel periodo della pandemia, rendendo il lavoro più agile e efficace, la cultura organizzativa più collaborativa, innovativa e inclusiva, migliorando l’equilibrio vita-lavoro dei dipendenti. Per fare questo è stato sviluppato Collaboration Maximizer, un modello di collaborazione e innovazione che alterna momenti di lavoro organizzato da remoto, rituali collettivi e attività sincrone in ufficio. Per l’implementazione è stato necessario ripensare diversi elementi della struttura e cultura organizzativa: dagli spazi di lavoro agli strumenti per il coordinamento, dalla conoscenza e uso del digitale ai ruoli dei singoli individui e dipartimenti, fino ai rituali di scambio di conoscenze. Il caso dello studio Fightbean di Torino aiuta invece a comprendere come il design dei servizi possa ridefinire il modello di business aziendale. È quello che è accaduto con Talent garden, nato nel 2011 a Brescia e oggi diffuso in tutta Europa: partiti dalla gestione di spazi di coworking e meeting per favorire network tra realtà lavorative giovani e creative, grazie al recente riposizionamento si sono affermati come soggetto formativo e di supporto alla crescita di individui e aziende e oggi combinano campus di coworking creativi, una scuola di innovazione e percorsi aziendali dedicati all’innovazione e alle nuove tecnologie per supportare i talenti del digitale nella loro crescita e connetterli a livello globale. Il terzo caso che presentiamo mette invece in risalto come il design possa rivelarsi fondamentale per sviluppare un innovativo modello per l’assunzione del personale. Questo è accaduto per eFM, azienda impegnata nella trasformazione digitale del mondo delle costruzioni, grazie al supporto dello studio Amploom (Thiene, Vicenza) che ha sviluppato il Candidate Experience Hub, un format di career day esperienziale e collaborativo per attrarre e assumere laureati in discipline STEM compatibili con le esigenze aziendali. I candidati sono stati coinvolti in una giornata-evento nel corso della quale Amploom ha guidato i partecipanti ad applicare gli strumenti del Design Thinking per rispondere ad una sfida aziendale affine aI core business aziendale. Il tutto ha permesso un’ottimizzazione della selezione a livello di quantità e qualità, verificando dal vivo sia le competenze interpersonali dei candidati, sia la compatibilità valoriale tra candidato e azienda, riducendo il turnover sul più lungo termine.

Anche se più lentamente, il design dei servizi sta trovando applicazione anche presso la pubblica amministrazione italiana. A luglio 2022, ad esempio, sono state pubblicate le Linee guida di design per i siti internet e i servizi digitali della Pubblica Amministrazione, grazie al lavoro congiunto di AGID – Agenzia per l’Italia digitale e il Dipartimento per la trasformazione digitale della Presidenza del Consiglio dei ministri, in dialogo con la Conferenza Unificata e l’Associazione Nazionale Comuni Italiani (ANCI). Per facilitare le amministrazioni nella progettazione e realizzazione di siti e servizi digitali utili e facili da usare secondo una metodologia di progettazione centrata sull’utente, sono state pubblicate numerose risorse (strumenti, kit e modelli), tra cui il Manuale operativo di design, un documento open source aggiornato con il contributo dei cittadini e il supporto degli enti locali impegnati nella trasformazione digitale del Paese. Si configura così una nuova mappatura del sistema design in Italia, più attento in ogni settore al tema della rigenerazione delle idee, dei materiali, dei prodotti e dei progettisti. E la ricerca è protagonista soprattutto tra le giovani generazioni, cresciute con maggiore consapevolezza, più aperte alla sperimentazione e alla scoperta di pratiche alternative ai processi consolidati.

 

 

Capsule Plaza_MDW23_Tacchini Flock by Formafantasma

Nannucci_DR_013; courtesy Salone del Mobile

Ohmie The Orange lamp_credits Krill Design

Suggerimenti per il lettore

  • Davide Brocchi, By disaster or by design? Dalla crisi multipla alla grande trasformazione sostenibile, Mimesis, 2022
  • Giuliano Dall’Ò e Annalisa Galante, Abitare sostenibile. Come affrontare l'emergenza energetica e ambientale, Il Mulino, 2023.
  • Cristian Campagnaro e Sara Ceraolo, Ai Margini. Un'antologia di social design, PRINP – Editoria d’Arte, 2022.

[1] Fondazione Symbola – IPSOS, Sostenibilità è qualità, 2023.

[2] Fondazione Symbola, Deloitte, Design Economy. I settori che richiedono maggiormente servizi di eco-design sono: l’arredamento (12,5%), il packaging (12,4%), i prodotti per l’edilizia (11,8%), l’abbigliamento e calzature (11,5%) e l’automotive (10,4%).

[3] Fondazione Symbola, Deloitte Private e POLI.design, Design Economy 2023.

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