Angelo era un mio amico. Ogni 5 settembre è una ricorrenza triste e per me doppiamente triste: nell’estate del 2010 ero a Pollica e spesso trascorrevo i pomeriggi di vacanza con Angelo. Ci piaceva molto scherzare, a me piaceva punzecchiarlo su alcune questioni e lui stava allo scherzo. Pochi giorni prima di quella tragica notte ero con lui e di quel momento conservo una fotografia che custodirò gelosamente per sempre. Accanto a me c’è un Angelo sorridente, quel suo sorriso contagioso, sereno e rassicurante. Il sorriso tipico di uomo del Sud. Nel rivederla ricordo le risate, gli interminabili discorsi su Ernest Hemingway e su Ancel Keys, sul mare, sul pescato, sul futuro, sui progetti da portare avanti insieme, come quello di valorizzare l'identità italiana e i piccoli comuni. Angelo non può essere ricordato con una lacrima ma con un sorriso. Sono trascorsi molti anni ma non abbiamo ancora il nome dell’assassino. E questo fa molto male. Fa male al corpo e allo spirito di tutti noi. Fa male all’Italia, alla parte buona di questo Paese. Fa male a chi non si arrende, a chi crede in un ideale e fa male alla memoria di chi per un ideale ha perso la vita.
Ermete Realacci | Repubblica.it