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di Carlo De Iorio Frisari e Roberta Ghilardi, Deloitte Private Italia

La misurazione e rendicontazione degli impatti delle industrie culturali e creative con approcci innovativi, che superino i più “semplici” modelli relativi agli impatti economici e occupazionali, rappresenta oggi una nuova frontiera. La cultura, infatti, genera valore economico e crea posti di lavoro, al pari di tutti gli altri settori dell’economia, ma il suo contributo allo sviluppo sostenibile si esprime anche in altri modi, perfino più importanti per le persone e per il pianeta. La cultura è, infatti, un veicolo di benessere per la comunità, ma è anche un motore di sviluppo sociale, in grado di promuovere l’inclusione e la diversità, valori estremamente importanti anche alla luce del periodo storico in cui viviamo.

Questa vision necessita tuttavia di essere attuata attraverso azioni ed attività di valorizzazione spesso dispendiose, che rendono necessario l’intervento dei privati a sostegno del pubblico nella gestione delle organizzazioni culturali e creative, soprattutto in Italia, alla luce del vasto e diffuso patrimonio culturale e paesaggistico del Paese, come ben esemplificato dal recente raggiungimento di quota 59 siti italiani inseriti nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO.

In questo senso, la misurazione e rendicontazione degli impatti generati dalle industrie culturali e creative può contribuire a migliorare la trasparenza delle modalità con cui le risorse vengano investite e utilizzate per la realizzazione di attività e iniziative a favore del pubblico, potendo contribuire a rafforzare le capacità di fund raising. La misurazione e il reporting sono inoltre anche strumenti fondamentali per l’autoanalisi e il miglioramento della gestione delle risorse, in un settore in cui spesso si agisce per necessità, senza l’adozione di una vision strategica.

In questo contesto, nel corso del tempo sono stati fatti diversi “esperimenti” sulla misurazione e rendicontazione degli impatti della cultura. Il caso di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21 (nel seguito anche Parma 2020+21) risulta di particolare interesse, poiché ha riguardato un esteso perimetro di attività culturali diversificate, che sono state esaminate in relazione alla loro capacità di contribuire allo sviluppo sostenibile, per i diversi attori coinvolti.

Il Programma è stato contraddistinto infatti dalla partecipazione sinergica non soltanto delle organizzazioni culturali della città, ma anche di tutti gli altri attori sociali, tra cui gli enti del territorio e il sistema privato delle imprese, incluse quelle operanti anche in altre zone della Provincia e della Regione Emilia-Romagna. Nell’ottobre 2018 il Comune di Parma, l’Unione Parmense degli Industriali e “Parma, io ci sto!” hanno fondato il Comitato per Parma 2020, con l’obiettivo di mobilitare tutte le energie del territorio, in particolare le forze produttive e il sistema economico, per trasformare la cultura in strumento di crescita e inclusione coinvolgendo anche le aziende, parte integrante del patrimonio del nostro territorio, affinché venissero riconosciute anche come luoghi di produzione di cultura e spazi in cui la creatività è parte integrante del processo industriale. Il progetto di Parma Capitale Italiana della Cultura ha rappresentato un’occasione unica di sperimentazione e un’opportunità per delineare un “modello Parma” da cui partire per sviluppare una visione condivisa e sostenibile, in cui la cultura è elemento fondante e imprescindibile del territorio su cui far leva per incrementarne l’attrattività. Tra il 2019 e il 2021 sono state realizzate oltre 1.500 progettualità, in location molto diverse per tipologia e pubblico, inclusi molti spazi espositivi e spazi all’aperto, anche in considerazione dei limiti alla realizzazione di eventi in spazi chiusi, determinati dalle vigenti misure di contenimento della diffusione del COVID-19. Circa la metà delle progettualità hanno coinvolto più di una location.

Questo tratto distintivo, tradotto nella forza di un dialogo pubblico-privato sempre più stretto e sinergico, si riflette anche nell’impostazione di un’innovativa metodologia per il monitoraggio e la misurazione degli impatti generati dal Programma.

La metodologia di misurazione degli impatti di Parma 2020+21 è infatti il risultato di un’approfondita analisi dei principi, delle tecniche e delle metodologie per il monitoraggio delle variabili ambientali, sociali e di governance esistenti, applicabili a realtà sia profit che no-profit. Per identificare quelle più opportune da adottare per la misurazione e la rendicontazione delle esternalità generate dalla cultura per Parma 2020+21, è stata condotta un'analisi desk e di benchmark sui report pubblicati a consuntivo di altri grandi eventi passati. L’obiettivo era quello di identificare il “linguaggio”, qualitativo e quantitativo, più adatto per presentare agli stakeholder del Programma informazioni chiare e trasparenti in merito alle responsabilità e alle modalità di gestione (o governance) delle attività, nonché ai risultati ottenuti attraverso la selezione di specifici KPI.

La principale fonte metodologica d’ispirazione utilizzata per la misurazione e rendicontazione degli impatti generati dal Programma è il Framework Culture | 2030 dell’UNESCO (Framework UNESCO), che considera la cultura sia come settore di attività a sé stante, sia come elemento trasversale agli stessi SDGs. Il Framework si sviluppa in quattro “aree tematiche”: Ambiente e resilienza, Benessere economico e prosperità, Conoscenza e competenze, Inclusione e partecipazione. Per ognuna di queste aree sono stati identificati diversi indicatori, per un totale di 22, con relativi metodi di calcolo e KPI rilevanti. Questi ultimi sono prevalentemente dedicati ad istituzioni pubbliche e decisori politici, rendendo spesso complessa l’applicazione diretta per Parma 2020+21.

Per questo, dopo un’analisi approfondita del fabbisogno informativo degli stakeholder del Programma, anche attraverso specifiche attività di coinvolgimento, sono stati selezionati gli indicatori maggiormente applicabili alla realtà di Parma e al Programma di Capitale Italiana della Cultura. In molti casi, i metodi di calcolo ed i KPI proposti dall’UNESCO sono stati ripensati in relazione alle specificità di un programma culturale con tempi determinati e, di conseguenza, con caratteristiche diverse dai contesti pubblici e politici di prevalente applicazione del framework.

Ove possibile, per la revisione dei metodi di calcolo o KPI proposti dal Framework, si è fatto ricorso ai GRI Standards (2021), gli standard di rendicontazione più diffusi a livello internazionale, ed in particolare europeo, per la redazione dei Bilanci di Sostenibilità e documenti di informativa non finanziaria, che forniscono dettagli in merito alle modalità di reporting dell’informazione. Questa scelta è attribuibile non soltanto all’ampia adozione e al riconoscimento di questi standard a livello internazionale, ma anche alla possibilità di rendere i dati e le informazioni raccolti comparabili con quelle di altre organizzazioni, nonché intelligibili dalle molte imprese del territorio attive nell’ambito del Programma e dotate anch’esse di un Report di Sostenibilità redatto secondo i GRI Standards.

Sono inoltre state considerate le Linee Guida per la Redazione del Bilancio Sociale degli Enti del Terzo Settore, adottate con il Decreto 4 luglio 2019 dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, coerenti con quanto previsto dai GRI Standards, che illustrano come l’informativa non finanziaria debba rispettare i principi di rilevanza, completezza, trasparenza, neutralità, completezza di periodo, chiarezza e attendibilità. Infine, si è tenuto conto delle modalità di rilevazione adottate per i 12 “domini” che compongono il panel d’osservazione del progetto Bes per la misura del Benessere equo e sostenibile curato dall’ISTAT, reso pubblico il 27 dicembre 2010 e giunto nel 2023 alla sua undicesima edizione, in considerazione dei numerosi enti pubblici coinvolti nelle attività.

Alcuni indicatori tematici e relativi KPI proposti dall’UNESCO non sono stati considerati, essendo ritenuti inapplicabili per la specificità e le caratteristiche del Programma. In altri casi, invece, al fine di analizzare la dimensione coperta da uno specifico indicatore tematico, sono stati ideati KPI e metodi di calcolo aggiuntivi, sia sulla base della coerenza della variabile oggetto di analisi con l’indicatore tematico; sia considerando la fattibilità della raccolta dell’informazione e la sua reperibilità, anche a beneficio delle organizzazioni che hanno realizzato le diverse progettualità e che sono state incaricate di fornire le informazioni qui presentate in via aggregata.

 

A livello operativo, per la raccolta dei dati e delle informazioni relative alle oltre 1.500 progettualità facenti parte del programma, sono state create differenti checklist accompagnate da istruzioni operative, con riferimento ai KPI suggeriti dai framework selezionati.

Fin da subito si è evidenziata la complessità attribuibile ad una carente “cultura della rendicontazione” da parte dei responsabili delle progettualità del Programma, spesso parte di team di lavoro composti da 2 o 3 persone con molteplici attività da svolgere.

Con l’obiettivo di facilitare e quanto possibile supportare le attività di reporting, sono stati creati materiali esplicativi, create risposte pre-impostate e lanciati specifici programmi di formazione tramite webinar e workshop, che hanno coinvolto tutti i responsabili dei singoli eventi del Programma, nonché il personale interno al Comune di Parma. Con l’avvicinarsi della conclusione di Parma 2020+21, per approfondire le percezioni degli stakeholder in relazione al raggiungimento degli obiettivi prefissati, anche rispetto alle aspettative riposte nel Programma, sono stati creati altri strumenti di coinvolgimento: una survey rivolta a sponsor e partner di Parma 2020+21 per approfondirne le opinioni in relazione alle aspettative iniziali e i benefici generati dall’essere sponsor o partner, nonché al possibile sviluppo di future sponsorship e partnership per la cultura, oltre a domande specifiche rivolte alle imprese del territorio, che a loro volta hanno realizzato progettualità o attività a sfondo culturale, per indagare l’impatto indiretto del Programma sull’offerta culturale del territorio. L’applicazione della metodologia è stata intrapresa mantenendo un costante dialogo con gli stakeholder di riferimento, recependo ogni eventuale suggerimento per migliorare gli strumenti e il processo della raccolta delle informazioni.

Le informazioni e i dati raccolti nel corso dei mesi di svolgimento del Programma, con il supporto delle checklist, sono stati oggetto di analisi e di consolidamento. Ove le informazioni non siano risultate sufficienti per il raggiungimento degli obiettivi di reporting prefissati, sono state richieste integrazioni o modifiche. Inoltre, sono state condotte analisi specifiche in relazione alle progettualità promosse da enti terzi, quali le Fondazioni Bancarie, l’Università e la Regione, nel rispetto dell’obiettivo di coinvolgere gli stakeholder in tutte le fasi della rilevazione. Ciò ha permesso la creazione di uno strumento in grado di fotografare la capacità della cultura di generare impatti sulla collettività e di identificare i margini di miglioramento per rafforzare e perfezionare nel tempo le politiche e le strategie culturali del territorio.

La misurazione degli impatti delle imprese culturali e creative è un ambito in rapida evoluzione. Il framework ideato per Parma 2020+21 può essere applicato anche ad altre progettualità, favorendo il monitoraggio di quanto la cultura contribuisca allo sviluppo sostenibile, supportando l'ottenimento di finanziamenti e attivando circoli virtuosi a favore della crescita della collettività in termini sia economici che sociali.

Esistono tuttavia limiti e margini di miglioramento, da considerare per le future evoluzioni di questa metodologia. In primis, Parma 2020+21 si è svolto contestualmente alla crisi pandemica, che ha reso necessaria l’accelerazione del processo di digitalizzazione e di utilizzo di piattaforme virtuali di molte organizzazioni culturali, fino al 2019 ancora poco sviluppate sotto questo punto di vista. Il framework deve quindi essere integrato con indicatori volti a fotografare l’efficacia e gli impatti dei canali digitali, in termini di accessibilità e fruibilità della cultura. In secondo luogo, è necessario lavorare alla sensibilizzazione degli enti culturali al reporting e alla misurazione, fattore che potrebbe accrescere la disponibilità di informazioni a disposizione degli stakeholder, anche a favore di scelte consapevoli nelle donazioni ed elargizioni liberali. Terzo aspetto, ma non meno importante, è relativo alla selezione di indicatori considerati, rispetto ai framework identificati, come rilevanti. Si è infatti scelto di comprendere tutti gli indicatori applicabili, talvolta in modo semplificato, con l’obiettivo di garantire a tutti i responsabili delle oltre 1.500 iniziative di disporre di informazioni comparabili con le altre. Questo implica la possibilità di ideare framework di reporting maggiormente specifici, a seconda del profilo e dell’ampiezza dell’organizzazione o dell’attività culturale considerata. In ultimo, è necessario osservare quanto accade a livello europeo, con particolare riferimento alla nuova Corporate Sustainability Reporting Directive e alla necessità per le imprese europee di rendicontare le iniziative realizzate, analizzando gli impatti sociali generati, nonché, dello sviluppo della “Tassonomia Sociale”, che determinerà quali siano le attività economiche che hanno impatti sociali positivi, con particolare riferimento a diritti umani e dei lavoratori.

In conclusione, quindi, ci si auspica che il caso di Parma Capitale Italiana della Cultura 2020+21 possa rappresentare un punto di partenza per ulteriori progettualità di misurazione e reporting d’impatto, a beneficio degli stakeholder del settore culturale, sia in termini informativi, sia in termini di efficacia delle iniziative per contributo allo sviluppo sostenibile.

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