Raccontare lo sviluppo del settore della biochimica in Piemonte significa raccontare un esempio virtuoso di coesione tra un’impresa privata – Novamont, azienda specializzata nella biochimica – e istituzioni pubbliche, a partire dalla Regione, i comuni e le università del Piemonte. Una sinergia capace di generare benefici per tutti gli attori coinvolti: Novamont, che può fare affidamento per le sue attività produttive sulla nascita di nuove filiere di bioeconomia circolare; le istituzioni, perché la partnership ha aumentato l’occupazione e rafforzato la competitività del settore agricolo piemontese; i cittadini, perché i vantaggi economici e ambientali si riflettono positivamente sulla qualità della vita nel territorio.
Il modo in cui la partnership è cominciata già evidenzia un differente approccio alla coesione. È stata Novamont stessa a interpellare le istituzioni per proporre di consolidare la filiera della bioeconomia sul territorio, avviando un processo di co-progettazione con la Regione e le amministrazioni locali. Il Comune di Novara, in cui si trova l’headquarter dell’azienda e dove si sono concentrate gran parte delle iniziative, ha riconosciuto in Novamont un vero e proprio alleato per la co-costruzione di politiche per lo sviluppo che guardano oltre l'ambito strettamente economico. Nel 2022, ad esempio, il Comune ha lanciato il “Manifesto per la bioeconomia circolare” per promuovere programmi di rigenerazione territoriale che coinvolgono una rete composta da pubbliche amministrazioni, industrie, università, terzo settore, mondo agricolo e cittadini.
Oggi Novara è una delle prime dieci province italiane per specializzazione nella bioeconomia circolare. Del resto, grazie alle specificità dei suoi territori e alle sue competenze, il Piemonte ha tutto il potenziale per diventare una delle regioni driver per la bioeconomia circolare. L’altro livello di coesione con le istituzioni è stato proprio quello con la Regione Piemonte, che ha permesso un coordinamento a più ampio raggio. Nel momento in cui ha sposato l’idea di Novamont, la Regione ha cofinanziato il progetto SATURNO, che ha coinvolto l’azienda biochimica nella conversione dei rifiuti organici urbani e della CO2 in biocarburanti, biofertilizzanti e altri materiali. Un altro progetto frutto della relazione tra Novamont e la Regione Piemonte è stato PRIME, dedicato allo studio di processi avanzati di chimica verde per bioraffinerie.
Novamont ha inoltre collaborato con la Regione sul tema delle competenze, attraverso la creazione del Polo novarese sulla chimica sostenibile, poi confluito nel cluster regionale sulla chimica verde C-Green, e fa parte del comitato tecnico scientifico dell’Accademia chimica farmaceutica e biotech istituita dalla Regione, oltre a collaborare con le principali università piemontesi. Grazie a questa coesione, l’obiettivo del policy maker di costruire nuove reti per lo sviluppo locale e attrarre investimenti sul territorio, valorizzando al meglio le risorse naturali del Piemonte e le interconnessioni tra le filiere locali, ha incontrato l’interesse di Novamont di trovare nuove materie prime e seconde da filiere agroindustriali sostenibili e dagli scarti come i sottoprodotti agricoli.
A livello economico, la partnership pubblico-privato ha creato posti di lavoro e accresciuto la competitività del settore agricolo piemontese. Il successo di queste iniziative è stato tale da rappresentare una best practice e oggi molte altre realtà stanno seguendo l’esempio, con progetti che promuovono l’uso di bioprodotti in agricoltura, come teli biodegradabili e formulazioni erbicide a ridotto impatto. Mentre dal punto di vista ambientale, l’adozione di sistemi avanzati di raccolta differenziata, la ristrutturazione delle filiere in ottica circolare e l’introduzione di sacchi compostabili per la raccolta dell’organico hanno contribuito a migliorare la gestione regionale dei rifiuti.
Rafforzare la collaborazione e le sinergie tra le istituzioni locali, le imprese e il mondo della ricerca pone le basi per una strategia che prima di essere industriale ed ambientale è soprattutto culturale. Le crisi che stanno interessando il Pianeta – con ricadute economiche, ambientali, sociali e geopolitiche – richiedono di ripartire dai territori e dalle loro specificità per rilanciare la competitività: e il modo migliore per farlo è se c’è coesione tra settore pubblico e privato.