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Pendeche, termine che in abruzzese indica le antiche botteghe dei centri storici, non è solo un’azienda, ma la storia di una felice e singolare intuizione. Da ragazzo Bruno Carpitella, titolare di Pendeche insieme a Lorena Lucidi, era solito lasciare una bottiglia di vino sotto la neve per recuperarla l’anno successivo. Da questo gioco nasce un’originale idea imprenditoriale che, sul modello della transumanza, l’antica tradizione di portare le greggi in montagna, porta il vino ad affinare per 7 mesi tra le vette del Gran Sasso. Dopo una serie di test, sia in Abruzzo che sulle Alpi, Bruno e Lorena hanno scelto infatti solo alcune zone del Gran Sasso, dove l’aria purissima, le condizioni microclimatiche e la conformazione minerale del terreno restituiscono ai vini caratteristiche uniche. A ridosso della prima grande nevicata i vini vengono portati in quota all’interno di cantine mobili e lasciati riposare sotto la neve fino al discioglimento. Quando rivedono la luce, oltre ad aver acquisito una maggiore longevità e un’anomala percezione alcolica, i vini restituiscono i sentori tipici della montagna, come il muschio, il calcare e l’acqua purissima di sorgente. Se all’inizio questo processo vedeva protagonisti i vini abruzzesi tipici del territorio, Pendeche recentemente ha iniziato ad affinare col suo metodo innovativo anche vini di altre regioni, come i vini dell’Etna o vini del nord come il Valdobbiadene o il Nebbiolo. E per far vivere appieno i sapori dei vini transumanti, Pendeche organizza degustazioni sia presso la sede di Colledara (TE) che in quota.

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