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Noi come Fondazione Symbola, che da sempre collabora con la Green Week, ogni anno assieme a Unioncamere realizziamo il rapporto "GreenItaly", da cui risulta che le imprese che negli ultimi 5 anni hanno fatto investimenti che hanno a che fare con l'ambiente (fonti rinnovabili, risparmio energetico, recupero dei rifiuti, innovazione di processo e di prodotto, riduzione dei consumi di acqua...) sono quelle che innovano di più, esportano di più e producono più posti di lavoro. Sono circa il winium 44% delle imprese nel settore manifatturiero e sono le migliori imprese indipendentemente dalla dimensione. Quindi la sostenibilità è una necessità ma anche una straordinaria occasione». Qual è il «plus» della sostenibilità per le imprese? «Vale diversi punti. L'anno scorso, 1140% dei nuovi posti di lavoro era con forti competenze ambientali. Attualmente i posti di lavoro orientati in senso ambientale sono 3,2 milioni in Italia. È un mondo molto importante. Inoltre abbiamo lavorato con Ipsos per capire come gli italiani vedano la sostenibilità. Fra i cittadini c'è un'attenzione crescente che ha tre radici. Una radice etica, solida ma piccola (6-7%). C'è poi un'attenzione molto più forte determinata dalla preoccupazione: eventi climatici estremi, cambiamenti nell'agricoltura, migrazioni. Ad esempio, c'è un problema enorme nel settore del vino. In alcune zone sta crescendo troppo la gradazione e quindi si avranno migrazioni altrove di alcune produzioni di vino: non è una questione da poco per l'Italia. Ma il grosso dell'attenzione sulla sostenibilità è dovuta al fatto che, per i cittadini, un prodotto sostenibile è ritenuto di maggiore qualità. Il nostro rapporto si intitola infatti "Sostenibilità è qualità". Tutti i comparti industriali, in particolare quelli orientati al pubblico, spingono molto per apparire sostenibili; alcuni lo fanno veramente, altri guardano... un po' più all'ingrosso. Faccio un esempio apparentemente distantissímo. La più grande acciaieria al mondo, che neutralizza le emissioni nette di CO2 è italiana: si chiama Arvedi e si trova a Cremona. A Brescia c'è l'acciaieria Feralpi; Fasini verrà all'apertura della Green Week. Sta investendo molto in energia fotovoltaica. Lo fa perché gli conviene, per assicurarsi la fornitura a prezzi più bassi. Questo è il passaggio che dobbiamo coHere ed è anche uno dei cuori della Green Week». Si avvicinano le elezioni europee: quali auspici per il futuro? Quale sarà il primo punto da affrontare per la sostenibilità? «Ce ne sono molti... Soprattutto, lavorare con l'ottica che dicevo. L'Europa spesso ha strumenti burocratici ma deve comunicare in maniera adeguata. Alla fine sembra "Me lo dice l'Europa" sia il mantra... Non è così. Prendiamo la questione delle case: un'abitazione che si adegua a standard più elevati spende molto meno in bollette e vale molto di più. Lo Stato deve aiutare quel processo ma è un interesse anche dei cittadini. Abbiamo fatto un enorme dibattito sull'Imu sulla prima casa e quando è stata abrogata erano tutti d'accordo. Valeva 220-230 euro a famiglia. Fra una casa costruita bene e una costruita male passa una bolletta da mille euro: è quattro volte l'Imu. Quindi queste scelte (di tipo green, ndr) abbattono le bollette, riducono l'inquinamento e rendono le case più forti dal punto di vista economico. La direi con una frase di Diderot: non basta fare il bene, bisogna anche farlo bene».

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Realacci: "Investire nel green conviene" - Andrea Violi | La Gazzetta di Parma

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