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di Domenico Sturabotti e Tiziano Rugi   

Come evolverà il settore delle rinnovabili da qui al 2030? Che peso avranno le rinnovabili nel mix energetico? Assisteremo ad uno sviluppo lineare oppure dobbiamo attenderci una crescita esponenziale? Come si riadatteranno le industrie dei combustibili fossili?

L’evoluzione delle fonti rinnovabili porterà un grande stravolgimento geopolitico, in quanto diminuiranno le importazioni di combustibili fossili a vantaggio di un mix energetico fondato sulle energie pulite. Al tempo stesso, la tecnologia legata al fotovoltaico e alle batterie è attualmente in mano alla Cina e quindi, presumibilmente, uno dei primi obiettivi delle nazioni Occidentali sarà cercare di raggiungere l’indipendenza energetica.

Secondo l’International Monetary Fund, nel 2023 gli incentivi alle fonti fossili nel mondo sono stati 7 trilioni di dollari, pari a 13 milioni di dollari al minuto, per inquinare ed uccidere il pianeta. Se quei soldi fossero spesi, in minima parte, per accelerare la transizione energetica e per scuole, ospedali, infrastrutture civili, avremmo un mondo migliore. Le fonti rinnovabili, invece, non hanno neppure bisogno di incentivi, perché costano meno delle fonti fossili. Togliamo tutti i sussidi, alle fonti fossili ed alle rinnovabili, e vedrete resteranno solo le seconde.

Guardando al prodotto come cambieranno le tecnologie rinnovabili? Tra le tecnologie emergenti, quali sono quelle destinate a prevalere da qui al 2030 (es. energia cinetica, energia dalle maree, altro) e dove si stanno sviluppando (Paesi, o centri di ricerca)?

Attualmente l’eolico è la fonte rinnovabile meno costosa e quindi dal punto di vista strettamente economico e finanziario ha maggiori possibilità di sviluppo nel futuro prossimo. Nel nostro Paese, tuttavia, ci sono problemi connessi ai permessi troppo lenti, ma si sta espandendo a livello globale, perché le aziende investono dove è più semplice ottenerli. Perciò in Italia, anche per le sue caratteristiche geografiche, la fonte rinnovabile principale resta l’energia solare. Se riuscissimo da qui al 2030 a installare pannelli fotovoltaici sui tetti dei capannoni e degli edifici, potremmo colmare il gap attuale e raggiungere gli obiettivi nel mix delle rinnovabili.

Guardando al prodotto come cambieranno le tecnologie rinnovabili (rendimenti, nuovi materiali, ecc..). Tra le tecnologie emergenti, quali sono quelle destinate a prevalere da qui al 2030 (es. energia cinetica, energia dalle maree, altro) e dove si stanno sviluppando (Paesi, o centri di ricerca)?

L’innovazione tecnologica legata alle fonti rinnovabili passerà soprattutto dallo sviluppo di nuove ed efficienti forme di accumulo, indispensabili per risolvere il problema della non programmabilità delle fonti rinnovabili. Già allo stato attuale lo storage con i sistemi idroelettrici di pompaggio è molto utilizzato in accoppiamento con gli impianti eolici, soprattutto, per ovvi motivi, nelle regioni montane. Un sistema simile e più innovativo sono i sistemi di accumulo energetico gravitazionale. L’energia rinnovabile prodotta in eccesso solleva dei pesi: quando la rete chiede energia, perché c’è poco vento e non c’è abbastanza sole, i pesi sono fatti scendere e si produce elettricità.

Ci sono soluzioni tecniche in cui è possibile fare storage con la sabbia: un materiale facile da reperire e particolarmente efficace nel trattenere il calore per svariati mesi e, in certe circostanze, può assorbire fino a 600 °C. L’idea, quindi, è di usare l’elettricità in eccesso prodotta dalle rinnovabili e non immessa immediatamente nella rete per riscaldare il silos di sabbia, che poi manterrà il calore (e quindi l’energia) per quando servirà nuovamente, ad esempio per fornire calore a cicli produttivi industriali che ne necessitano, decarbonizzandoli completamente o in parte.

L’energia generata con il moto delle onde nel mare sarebbe una grandissima opportunità, ma è anche un grande incubo dal punto di vista tecnologico. L’Australia sta investendo molto in questa fonte rinnovabile, ma permangono numerosi problemi tecnici realizzativi ed una struttura di costi e tempi più onerosa rispetto alle altre fonti rinnovabili. Tra i problemi tecnici segnalo gli ancoraggi e l’usura indotta dalla salsedine. Certamente, sfruttare l’energia marina potrebbe essere una disruption nell’evoluzione delle fonti rinnovabili dei prossimi anni. L’Italia potrebbe utilizzarla in futuro, per quanto la sismicità del nostro Paese anche nei fondali marini rappresenta un’ulteriore barriera.

Come cambieranno i modelli di business del settore? Rileva delle convergenze tra il settore energetico e altri settori? Un esempio il settore dell’energia e quello dell’automotive sono destinati ad essere sempre più interconnessi. Nasceranno nuove filiere su stimolo delle nuove tecnologie?

Si affermeranno tutti i modelli di business che risolveranno problemi reali ed importanti dei clienti e dei Paesi, creando così un valore economico ed un valore geopolitico sostenibili. Sicuramente, tra le esigenze più influenti, come ho detto, c’è la questione della sicurezza energetica e delle materie prime critiche. Si affermeranno da qui ai prossimi anni tutti i nuovi modelli di business capaci di emancipare l’Occidente dalla dipendenza dalla Cina e dai combustibili fossili. Quindi, soprattutto, nuovi materiali sostitutivi delle attuali terre rare indispensabili nella transizione energetica. C’è poi il tema, enorme, dell’economia circolare: rivedere il sistema di consumo per fare tesoro dei materiali già utilizzati, senza dovere acquistarne altri, sempre in un’ottica di indipendenza strategica.

I cambiamenti della transizione energetica incideranno profondamente sul mercato dell’energia: si affermeranno i modelli di business in grado di risolvere o limitare il problema della non programmabilità delle fonti rinnovabili. Più in generale, i modelli di business capaci di favorire e accompagnare la transizione energetica per un mondo a zero emissioni.

Un esempio su tutti è la carbon capture: non intesa come la cattura e stoccaggio di carbonio sottoterra, che ha già dimostrato i suoi limiti, sia dal punto di vista del ritorno degli investimenti, sia della sostenibilità e della sicurezza, ma soluzioni innovative come assorbire l’anidride carbonica grazie alle rocce o catturarla direttamente dall’atmosfera. Se genereranno certificati riconosciuti per la rimozione della CO2 tutte le aziende saranno interessate ad acquistarli, i prezzi saliranno mano a mano col progredire della transizione ecologica e chi vende i certificati avrà guadagni elevatissimi. In Islanda un’azienda ha realizzato un impianto in grado di catturare CO2 dall’aria: il costo è stato trecento milioni di euro, il prezzo di vendita un miliardo e duecento milioni di euro.

Un nuovo modello di business che è anche una convergenza tra fonti di energia rinnovabili e altri settori, in questo caso il settore dei trasporti, è il vehicle to grid, in cui l’Italia è pioniera. Quando non sono in uso, le automobili elettriche possono essere collegate a una colonnina di ricarica appropriata per ricevere o cedere energia alla rete elettrica nazionale, trasformandosi in efficaci soluzioni energetiche mobili. Nel 2016 Enel ha installato in Danimarca dieci unità vehicle-to-grid nel primo hub V2G interamente commerciale al mondo. I sistemi V2G sono in grado di migliorare la stabilità della rete, con servizi ancillari come la regolazione della frequenza e della tensione e la riduzione delle fluttuazioni.

L’accelerazione delle rinnovabili evidenzia l’emergere di nuovi attori, dai cittadini che da semplici consumatori di energia diventano produttori o in produttori attori nello stoccaggio di energia, oppure attori a valle della filiera nasceranno imprese legate al fine vita dei prodotti che ne rigenereranno o ricicleranno materia. Vede altri attori emergenti nella filiera?

Il vehicle to grid è emblematico. In pratica, i produttori di auto elettriche forniranno servizi al gestore di rete. Nissan e Renault stanno investendo in questa direzione, sebbene ci siano ancora ostacoli. Questo modello potrà essere applicato in altri contesti, come i cabinet della telefonia mobile o le batterie di backup dei frigoriferi dei supermercati: utilizzando solo il 5% di backup possono stabilizzare la rete senza rischio di usura. In futuro, grazie all’utilizzo distribuito dei device, potranno essere gli stessi cittadini a stabilizzare la rete grazie alla batteria di backup domestica, con nuove possibilità di guadagno per i singoli consumatori di energia e la nascita di nuovi modelli di business per aziende che offriranno ai cittadini servizi di gestione dell’energia domestica autoprodotta.

Sebbene la convergenza tra transizione ecologica e digitale sia strettamente interconnessa, sono convinto che difficilmente si inseriranno nel mercato dell’energia le grandi aziende come Apple e Google o le multinazionali tecnologiche. Il motivo è facile da prevedere: i margini di questo mercato non sono alti come le telecomunicazioni e le big tech non avranno interesse a fare sostanziosi investimenti in questa direzione, né il know how sufficiente per passare dal digitale all’economia materiale delle fonti rinnovabili, fatta di reti elettriche, pannelli fotovoltaici, pale eoliche e batterie.

Come cambieranno le tecnologie legate alle rinnovabili dal punto di vista del design e delle soluzioni. Vede una maggiore integrazione con prodotti edilizi o manifatturieri? Questa integrazione si farà sempre più stretta tanto da cambiare il volto di prodotti, abitazioni o addirittura città nei prossimi dieci-venti anni? È a conoscenza di prodotti di questo tipo e chi li sta sviluppando?

Non vedo grossi margini di sviluppo nel futuro per soluzioni come le finestre fotovoltaiche, perché probabilmente saranno pochi i cittadini a volerle mettere nei loro appartamenti per ragioni estetiche e di minore luminosità. Installare pannelli solari sui tettucci delle auto, a causa dei limiti fisici della cella fotovoltaica, non può generare l’energia sufficiente per muovere un’automobile e quindi sarebbe poco utile. Invece, un grande strumento per generare nuova energia rinnovabile saranno i pannelli fotovoltaici embedded nei tetti degli edifici e dei capannoni industriali.

Quali nuove professionalità vede emergere nel settore? Il fine vita è sicuramente un campo di intervento sterminato. Ritiene nasceranno altre figure professionali? Quali saranno le figure professionali chiave? E che diffusione stanno avendo e quale avranno nel mercato del lavoro da qui al 2030?

Non penso sia il caso di parlare di nuove professioni in futuro: nasceranno nuovi prodotti, nuovi servizi, nuove opportunità di business, ma le professionalità rimarranno le stesse, ma dovranno convergere con la transizione economica e digitale: economisti ed esperti di finanza, informatici ambientali, esperti di diritto, manager di progetti di sostenibilità, esperti di marketing ambientale, commerciali e consulenti vendite di impianti fotovoltaici o eolici domestici, data analyst, certificatori della qualità ambientale, professionisti della comunicazione, esperti di edilizia green. Sicuramente, però, ci sarà un notevole cambiamento nel mercato del lavoro, perché da un lato lo sviluppo dell’intelligenza artificiale spazzerà via molti lavori con l’automatizzazione, dall’altro si affermeranno professioni oggi marginali.

Da qui al 2030 quali di queste barriere allo sviluppo delle rinnovabili la preoccupano di più e perché?

Secondo le stime di Bloomberg, per arrivare nel 2050 a un mondo net zero sarebbero necessari circa 196 trilioni di dollari di investimenti. Il Pil mondiale si aggira intorno ai 92 trilioni di dollari: insomma, il pianeta dovrebbe impiegare due anni del proprio Pil per eliminare totalmente le emissioni di gas climalteranti. Da un lato è una grandissima opportunità, dall’altro si tratta di una cifra impressionante, che in futuro potrebbe rappresentare una grossa barriera, se teniamo conto quanti interventi ci saranno da fare a livello globale in settori inquinanti come i trasporti o gli hard to abate.

In questa riorganizzazione del sistema che ruolo può giocare l’Italia, soprattutto in quali segmenti può giocare la sua partita? Es nella produzione di manufatti di gamma superiore (es pannelli 3Sun) nel design (del prodotto o nell’integrazione tra prodotti e rinnovabili), nella produzione di macchinari per assemblaggio o l’installazione di impianti? O altro?

L’Italia ha asset notevoli nel governare la transizione. Enel è il più grande operatore privato al mondo nel settore delle rinnovabili ed è la più importante società privata di distribuzione di energia elettrica a livello globale, quindi il modo in cui si adatterà alle nuove sfide giocherà un ruolo importantissimo per l’Italia. La filiera della circolarità è già pienamente attiva da anni. Lo sviluppo e l’innovazione costituiscono un’altra grande potenzialità nella creazione di nuove filiere e competenze da esportare nei mercati in cui l’Italia non è ancora presente.

Un esempio è lo stabilimento 3Sun di Enel a Catania: sarà la più grande fabbrica di pannelli fotovoltaici in Europa e avrà una produzione di 15.000 pannelli solari al giorno, realizzati con la tecnologia innovativa 3Sun Core H, sviluppata dal team di Innovazione guidato dal bravissimo Cosimo Gerardi: bifacciale (con il pannello che assorbe energia solare da entrambi i lati), ad eterogiunzione (per una maggiore potenza massima), in grado di generare un'efficienza record del 24%, che aumenterà nei prossimi anni grazie all'uso di materiali innovativi come la perovskite. I ragazzi e le ragazze che lavorano in 3Sun a Catania sono la nostra nazionale italiana del fotovoltaico e da anni sono i campioni del mondo. Dobbiamo esserne orgogliosi e farlo sapere.

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