Il cammino verso l'economia sostenibile-circolare-rigenerativa è pieno di buone intenzioni, ma anche di tante cose che neppure ci immagineremmo. Ogni tanto vale la pena cambiare punto di osservazione e lasciare da parte qualche luogo comune automatico. Prendiamo la transizione energetica del Paese simbolo della crescita, la Germania. Angela Merkel, che è stata, vale la peni ricordarlo, anche ministra dell'Ambiente e della sicurezza dei reattori nucleari nel governo di Helmut Kohl, con il piano Energiewende ha deciso la svolta, dal energia atomica alle rinnovabili. Entro il 2022. Eppure, circa il 37-38 per cento dell'energia tedesca arriva ancora dal carbone e dalla lignite, di cui sono piene le foreste del Nord Europa. Certo, ci sono anche le pale eoliche del mare del Nord: molta di quella energia pulita, però, è andata finora sprecata, persa, perché non c'era un cavo in grado di poterla trasportare. Ora, nel progetto "German corridor', tra le altre aziende, ne è stata coinvolta una italiana, Prysmian: realizzerà una parte rilevante dei 1.15o chilometri di strada di quella energia. Proprio l'Italia che su tanti fronti gioca una partita di mantenimento, per evitare di arretrare, su questo, quello dell'economia sostenibile-circolare-rigenerativa, può aspirare a qualcosa di più. Molto di più.
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Biglietto da visita verde
Un Paese-icona. Nel quale, secondo il rapporto Symbola, negli ultimi cinque anni ben 432mila imprese hanno investito in sostenibilità, creando oltre tre milioni di posti di lavoro, i cosiddetti green jobs. Le aziende quotate, prima, vivevano il rendiconto non finanziario come una perdita di tempo o poco più, anche costosa: adesso lo considerano il biglietto da visita per convincere gli investitori - non solo Blackrock - a comprare le loro azioni. Sarebbe stato impensabile quando Milton Friedman sosteneva che l'unica responsabilità sociale delle imprese fosse produrre profitti.
Anche nella produzione dei rifiuti (una parola a cui l'economia rigenerativa e sostenibile sta cercando di attribuire un significato minimo indispensabile, riferito solo a ciò ce non si può recuperare) siamo tra i primi della classe: 44 tonnellate per milione di euro prodotto, contro le 88 della Francia.
L'intelligenza sui campi
E poi c'è un pezzo della nostra economia troppe volte sottovalutato: l'agricoltura. Siamo, scrive Symbola, i primi al mondo per la coltivazione di aree a biologico, con circa il 15,5 per cento della superfice totale. Ci sono società che in questo momento stanno studiando con l'intelligenza artificiale come individuare gli insetti dannosi direttamente sul campo coltivato e poi adottare le contromisure a minore impatto ambientale. Agricoltura hi tech sostenibile. L'Italia è diventato un laboratorio avanzato di futuro in questo settore, quasi senza rendersene conto.