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Chi cerca rimedi economici a problemi economici è su falsa strada, la quale non può che condurre se non al precipizio. Il problema economico è l'aspetto e la conseguenza di un più ampio problema spirituale e morale». I valori sono importanti per l'antropologia produttiva di una parte consistente delle nostre imprese. È quanto emerge soprattutto dal Rapporto "Coesione è Competizione", realizzato da Symbola in collaborazione con Unioncamere e Banca Intesa Sanpaolo. Una lettura attenta di un'Italia che fa l'Italia. Coerente col lavoro di Intesa sull'andamento dei distretti produttivi italiani. Non si tratta di sottolineare i tanti esempi di solidarietà e altruismo del nostro Paese, nelle sue espressioni migliori. Penso a quanto accaduto di recente in Emilia-Romagna quando la più antica cooperativa agricola italiana, la C.A.B.Ter.Ra., con il pieno consenso di tutti i soci, ha accettato di far allagare, togliendo l'argine di un canale, oltre 200 ettari coltivati per aiutare a salvare Ravenna, la sua comunità, i suoi mosaici. O ai tanti esempi del passato. Proprio 50 anni fa, dopo il sanguinoso colpo di stato di Pinochet in Cile, l'Italia e la sua ambasciata a Santiago furono in prima fila per accogliere e salvare chi fuggiva dalla repressione. Ancora, fummo il solo Paese europeo a inviare ne11979, su indicazione del presidente Pertini, una missione della nostra marina militare nel mar cinese meridionale per salvare i profughi in fuga via mare dal Vietnam con i "boat people". E negli anni successivi alla catastrofe nucleare di Chernobyl de11986, da soli abbiamo accolto, con uno sforzo enorme e condiviso, circa la metà delle centinaia di migliaia di "bambini di Chernobyl" provenienti dalle aree contaminate per diminuire i rischi cui erano esposti. Lo stesso ministro degli esteri ucraino, Dmytro Kuleba, fu a di Ermete Realacci Secondo il Manifesto di Assisi, promosso dalla Fondazione Symbola e dal Sacro Convento, «non c'è nulla di sbagliato in Italia che non possa essere corretto con quanto di giusto c'è in Italia». Ma è necessario cambiare occhi per leggere i fondamentali profondi del nostro Paese. Per capire la forza dell'economia italiana è spesso utile guardare le imprese e la società più che affidarsi agli algoritmi delle agenzie di rating. Quello che cerca di fare da sempre la Fondazione Symbola, con Unioncamere, con tanti partner e intelligenze: guardare negli occhi il Paese con empatia e senza preconcetti. Cercare nell'Italia che c'è le radici di un futuro migliore e possibile. Si scopre così che la sostenibilità è già oggi un formidabile fattore produttivo. Le imprese orientate alla green economy, ad esempio, sono 531.000 con 3,1 milioni di green jobs e rappresentano più di un terzo delle imprese manifatturiere. E sono proprio quelle che innovano di più, esportano di più, producono più posti di lavoro. Si capisce allora perché affrontare con coraggio la crisi climatica non è solo necessario, ma rappresenta una grande occasione per rendere la nostra economia e la nostra società più a misura d'uomo e per questo più capaci di futuro. Un ragionamento analogo vale per l'industria culturale e creativa. Cultura e bellezza sono tratti identitari radicati. Grazie alla loro profonda relazione con la manifattura hanno dato vita a una delle più forti identità produttive del mondo: il made in Italy. E influenzano complessivamente 272 miliardi di euro di attività economiche. Anche da qui nasce la capacità dell'Italia, sorprendente per molti, di rispondere meglio del previsto alle difficoltà. Risultati che sarebbero forse piaciuti a Luigi Einaudi, un grande suo tempo ospitato da un maresciallo dei carabinieri irpino di Atripalda, Rocco Ventre. Per non parlare del ruolo importantissimo del volontariato e del Terzo settore in tanti campi, dal sociale all'ambiente, alla protezione civile: un ruolo che rappresenta anche un formidabile facilitatore di comunità e di economia. Anche per questo sorprende l'emergere talvolta nel nostro Paese di comportamenti aggressivi e xenofobi che tradiscono queste nostre radici. Il Rapporto «Coesione è Competizione» cerca soprattutto di capire qual è l'andamento delle imprese più "coesive": quelle che hanno migliori rapporti con lavoratori, subfornitori, comunità, territori, che hanno aumentato le forme di welfare aziendale in particolare negli anni della pandemia. Anche qui il risultato può sorprendere. Dal 2018 ad oggi le imprese coesive crescono del 32% del 2018 al 43% del 2022. E si rafforzano economicamente. Ciò vale per le dinamiche di fatturato (per il 2023 sono il 55% le imprese coesive che stimano aumenti di fatturato rispetto al 2022, contro il 42% delle altre), per l'occupazione (34% di indicazioni di incremento nel 2023 rispetto al 24% delle altre) e per le esportazioni (42,7% contro 32,5 per cento). Si conferma inoltre la propensione al green delle imprese coesive: il 62% sono orientate ad investimenti ambientali contro il 32% delle altre. Forse è poco per dire che essere buoni conviene, anche in economia, ma conferma l'impostazione del Next Generation Eu centrato su coesione, transizione verde e digitale. E spiega perché per affrontare le sfide, anche economiche, del futuro la lettura della «Laudato Sì» è più importante di tanti testi di politica e di economia. Perché, come ha detto papa Francesco, «per uscire da questa crisi dobbiamo recuperare la consapevolezza che come popolo abbiamo un destino comune».

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I valori al centro dell'economia - Ermete Realacci | Il Sole 24 Ore

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