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di Fondazione Symbola e MASAF

Stretta e alta sul mare, bagnata per oltre 800 km di costa dal Tirreno e dallo Ionio, la Calabria è una regione prevalentemente collinare, con una natura selvaggia e incontaminata che nelle sue aree interne, sui massicci che formano l’Appennino Calabro, dà vita a immense e fitte foreste dalle quali è possibile ammirare panorami mozzafiato, contemplando allo stesso tempo i due Mari e lo stretto di Sicilia. Nelle piane coltivate, i paesaggi rurali spaziano dagli agrumeti della piana del bergamotto agli olivi secolari di Goia Tauro.

Foreste e Boschi

La superficie forestale della punta dello stivale è di 6.506 kmq su un’estensione totale di 15.222 kmq. Come per altre regioni montane e collinari, la flora della Calabria può essere divisa per fasce altimetriche. Fino ai 600 metri di altezza prevale la macchia mediterranea e si coltivano piante tipiche di climi caldi come l’olivo e gli agrumi, tra le colture più importanti della regione. Superata la fascia dei 700 metri compaiono le querce e i castagneti, che oltre i 1.000 metri, nella fascia montana, lasciano il posto agli alberi ad alto fusto tipici dell’Appennino, come i faggi, gli abeti bianchi e i pini larici. Tra i boschi calabresi più noti vi è sicuramente quello dei Giganti della Sila, noto anche come Bosco di Fallistro, nel piccolo comune di Spezzano della Sila (CS). Il nome stesso dell’Altipiano della Sila deriva dal latino “silva”, ovvero bosco. Queste fitte distese di pini larici erano ben note ai romani, che ne ricavavano il legname per la costruzione delle loro flotte. Il nome “Giganti della Sila” è dovuto invece alle straordinarie dimensioni che qui hanno raggiunto 58 esemplari secolari di pini larici che arrivano fino ai 350 anni di età, alti anche 40 metri. Oltre ai pini larici, conosciuti anche con il nome di pini neri di Calabria, nella riserva sono presenti aceri secolari, faggi, castagni, pioppi e meli selvatici. Alzando gli occhi, sui tronchi e sui rami dei maestosi pini del bosco, è possibile avvistare uccelli come il picchio verde, il picchio rosso e lo scoiattolo nero meridionale, piccolo mammifero dal manto scuro endemico della Calabria e della Basilicata. Sempre sulla Sila, nel mezzo del Parco Nazionale, nel piccolo comune di Longobucco (CS), si trova il Bosco di Gallopane, che occupa un’area di 200 ettari ad un’altitudine compresa tra i 1.300 e i 1.600 m.s.l.m. Il Bosco è formato in prevalenza da pini larici, ma sui versanti settentrionali, quelli più freschi, al pino si associa il faggio, mentre sono più rari gli abeti bianchi. Su alcuni tronchi dei pini larici è ancora possibile osservare dei lunghi canali intagliati che scorrono per tutta la lunghezza degli alberi e servivano per la raccolta della resina. Nel Bosco Archiforo, situato all’interno del Parco Regionale delle Serre, nel comune di Serra San Bruno (VV), l’albero dominante è l’abete bianco, che qui raggiunge dimensioni impressionati. Nel Bosco si trova infatti uno degli abeti più grandi d’Europa, che misura ben 55 metri di altezza ed ha una circonferenza pari a 5,5 metri. Ad altitudini più elevate le abetaie pure lasciano il posto a boschi misti di abete e faggio.

Alberi Monumentali

In Calabria si contano 134 alberi monumentali, di cui 87 all’interno di piccoli comuni. In questo censimento, gli alberi più rappresentati sono l’abete bianco e soprattutto il pino laricio. Quest’ultima pianta, diffusa anche in Corsica e in Sicilia, trova il suo ambiente ideale in Calabria, tanto che risulta l’albero dominante sulla Sila e si trova anche sull’Aspromonte e sulle Serre. L’iconicità del pino laricio è tale che il suo profilo è ritratto, insieme alla croce potenziata, alla croce bizantina e al capitello dorico, sullo stemma ufficiale della Regione. L’albero più famoso della Calabria non è però un pino laricio, bensì un pino loricato, pianta che deve il suo nome alla corteccia, le cui fitte scaglie ricordano quelle delle armature dei soldati romani, chiamate appunto “loriche”. Noto come “il Patriarca” per la sua veneranda età stimata in poco meno di 1.000 anni, il pino loricato simbolo del Parco Nazionale del Pollino si trova all’interno del territorio del piccolo comune di Morano Calabro (CS), antico borgo perfettamente conservato che sorge alle pendici del Pollino, inserito nel circuito dei borghi più belli d’Italia e bandiera arancione del Touring Club. L’albero cresce isolato vicino ad un gruppo di faggi, affacciato su un dirupo, e stupisce più per il suo aspetto che per le sue dimensioni. Alto appena 12 metri e con una circonferenza di 6, il pino sembra affacciarsi verso il dirupo sottostante e le sue radici si confondono, per forma e per colore, con una grossa roccia grigia cui sono avvinghiate e dalla quale sembra uscire fuori il tronco dell’albero. Per anni si è creduto che questo fosse l’albero più antico del parco, ma nel 2018 è stato scoperto un altro esemplare della stessa specie che ha rimesso tutto in discussione. Al confine con la Basilicata, in una zona rocciosa impervia a quota 2.000 metri di altitudine, i ricercatori hanno scoperto un altro pino loricato la cui età, dopo innovative ricerche dendrocronologiche, è stata stimata in 1.230 anni. L’albero, ribattezzato Italus dai ricercatori in onore del mitologico re degli Enotri, batte quindi il record del Patriarca come albero più antico del Pollino e di Adone, scoperto in Grecia nel 2016, come pino loricato più vecchio del mondo. Nel piccolo comune di San Lorenzo (RC), al centro della piazza principale del paese, cresce un olmo secolare che ha ispirato numerose leggende. Secondo la tradizione sarebbe stato piantato dal condottiero Ludovico Abenavoli nel 1498 per celebrare la vittoria in un duello cavalleresco. L’albero, che vanta una circonferenza di 5 metri, assai rara per la sua specie, si trova davanti al comune ed è diventato un vero e proprio simbolo del paese, come testimoniano le opere di messa in sicurezza apportate nel corso degli anni. Le aperture del tronco, completamente cavo all’interno, sono state chiuse con del legno e del mastice per impedire all’albero di marcire, mentre i rami vengono sorretti da tiranti in acciaio. Nonostante l’età e le condizioni non ottimali, l’olmo ha una chioma folta di foglie sotto cui è possibile ripararsi dal sole. L’albero più noto dell’Aspromonte è probabilmente il pino laricio di Sant’Eufemia (RC), pianta di età e dimensioni considerevoli: la tradizione vuole che Giuseppe Garibaldi, ferito dall’Esercito italiano, abbia trovato sostegno poggiandosi su questo monumento verde. Altro albero dal grande valore simbolico è l’olivo di Varapodio, in provincia di Reggio Calabria, poiché sito all’interno di un terreno confiscato ad una sanguinaria cosca di ‘ndrangheta.

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