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di Fondazione Symbola e MASAF

Con un paesaggio naturale che va dal massiccio del Gennargentu alle montagne dell’’Ogliastra e del Supramonte alle Dune di Piscinas, passando per gli stagni e le lagune dell’oristanese a ovest e del cagliaritano a sud fino alle foreste del Sulcis, la Sardegna offre un’eccezionale biodiversità. A causa del suo isolamento dal resto del continente, che ne fa una regione unica sia dal punto di vista culturale che naturalistico, la Sardegna offre atmosfere e paesaggi impareggiabili e ha dato vita a numerosi fenomeni di endemismo sia vegetale che animale.

Foreste e boschi

Dei 24.099 kmq di territorio sardo, 16.940 kmq appartengono a comuni con popolazione inferiore ai 5.000 abitanti e 13.009 kmq sono occupati da foreste. Per valorizzare e tutelare questo capitale naturale, oltre ai tre Parchi nazionali del Golfo di Orosei e del Gennargentu, dell’Arcipelago della Maddalena e dell’Asinara e a diversi parchi regionali e riserve, la regione vanta un patrimonio di 40 foreste demaniali gestite dall’Agenzia forestale regionale per lo sviluppo del territorio e dell'ambiente della Sardegna. Sin dai primi del Novecento, infatti, la Regione ha portato avanti una politica di acquisizione delle foreste unica nel nostro Paese, affinché queste potessero essere preservate e messe a disposizione delle comunità locali. Nel nord, nei piccoli comuni di Oschiri e Berchidda, entrambi in provincia di Sassari, si trovano i 3.950 ettari della Foresta demaniale di Filigosu. La macchia mediterranea può essere divisa in macchia alta (corbezzolo, lentisco, ginepro) e macchia bassa (rosmarino, ginestra, mirto), mentre gli alberi dominanti sono il leccio e soprattutto la sughera, indissolubilmente legato alle tradizioni artigiane della Gallura. Dalle sugherete del nord della Sardegna, infatti, arrivano due terzi della produzione nazionale di questo materiale, la cui importanza per l’economia e la storia locale è testimoniata dal Museo del Sughero di Calangianus. Sulla costa ovest, nei comuni di Sassari e Alghero (SS), si trova la Foresta demaniale di Porto Conte – Prigionette, chiamata così perché nel 1938 vi venne costruita una colonia penale agricola i cui edifici oggi ospitano gli uffici del Parco regionale di Porto Conte. Meta di escursioni per la bellezza dei suoi paesaggi, la foresta si estende fino alle falesie a strapiombo sul mare di Punta Cristallo e Capo Caccia, dando origine ad ambienti molto diversi tra loro. Dalla gariga costiera, formata da rosmarino, cisto marino, ginestra e timo, si passa infatti ai boschi artificiali di conifere e a qualche piccolo lembo di lecceta, ma a dominare è la macchia mediterranea. Sulle rive del lago Baratz sono presenti invece i canneti tipici degli specchi di acqua dolce, formati da canne domestiche e cannucce di palude. Nella foresta sono stati introdotti, e oggi vivono allo stato brado, due animali endemici della Sardegna come il cavallino della Giara e l’asino bianco dell’Asinara. Le foreste demaniali del sud della regione, come quella dei Sette Fratelli nel Campidano e quella di Is Cannoneris nel Sulcis, formate prevalentemente da lecci e sughere, costituiscono l’habitat ideale del cervo sardo, più piccolo rispetto al comune cervo europeo. Dopo aver rischiato l’estinzione negli anni ’70, quando in tutta l’isola si contavano solo 200/300 esemplari, oggi, grazie ad un importante progetto di ripopolamento, si stimano oltre 13.000 cervi in Sardegna. Nel territorio del piccolo comune di Seulo (SU), dove si trovano diverse Domus de Janas, tombe scavate nella roccia presenti in tutta l’isola e risalenti al Neolitico e all’Età del Bronzo, si estende per circa 800 ettari il complesso forestale di Nusaunu. Oltre agli arbusti della macchia mediterranea, gli alberi presenti nell’area protetta sono il leccio, la sughera e, in minore quantità, l’olivastro.

Alberi Monumentali

Tra tutte le regioni italiane, la Sardegna è seconda per numero di alberi monumentali, ben 407, di cui 333 crescono all’interno di piccoli comuni. Se la regione può vantare un simile primato non lo si deve soltanto alle caratteristiche orografiche e climatiche di questa terra, la cui natura aspra e selvaggia, trovandosi in uno dei territori meno densamente popolati d’Italia, è stata risparmiata dal cemento e dall’antropizzazione, ma anche dalla particolare attenzione che la Regione ha da sempre dimostrato nei confronti del patrimonio naturale, con leggi e istituzioni volte alla conservazione delle sue antichissime foreste. Come per molte altre regioni, tra gli alberi più rappresentati nel censimento dei monumenti verdi regionali vi sono la roverella e il leccio, ma a queste due piante la Sardegna affianca la sughera, l’olivastro e l’olivo. Ed è proprio un olivo l’albero più vecchio della regione e probabilmente uno dei più antichi d’Italia e d’Europa. Si tratta di S’Ozzastru, che in sardo vuol dire appunto olivastro, un maestoso esemplare di olivo selvatico che cresce in località Santu Baltolu di Carana, nel piccolo comune di Luras (SS), in Gallura. L’albero, che si trova sulle colline sopra il Lago di Liscia, circondato da altri olivi millenari, ha un’età stimata di 4.000 anni. Per dare un’idea, Roma e Atene, le due culle della civiltà classica, sarebbero state fondate soltanto dopo circa 1.500 anni dalla nascita dell’olivo, che è stato testimone della storia dell’isola dal periodo nuragico fino ai giorni nostri. Alto 14 metri, l’albero ha una chioma rigogliosa di 21 metri di diametro che arriva fino a terra, nascondendone il tronco alla vista. Altro splendido olivo è quello della riserva di S’Ortu Mannu, che in sardo significa grande orto, nel piccolo comune di Villamassargia (SU): un magnifico oliveto che conta circa 700 esemplari secolari, piantati dai monaci benedettini nel medioevo. Tra questi alberi secolari spicca per anzianità e portamento Sa Reina, ovvero la Regina, un antico olivastro su cui venne innestato un olivo toscano al tempo dell’influenza pisana sull’isola. Sa Reina colpisce per le radici e il tronco contorti e nodosi, che sembrano formare un gigantesco panneggio sulle tonalità del grigio lungo tutta la sua circonferenza. L’intero oliveto è parte integrante della comunità di Villamassargia e ogni albero è assegnato alle cure e alla custodia di una famiglia del paese, come si può notare osservando le targhe ai piedi degli olivi. Nel piccolo comune di Villagrande Strisaili (NU), nella regione storica dell’Ogliastra, nei pressi del nuraghe di Lathoracesas, cresce un ginepro di 200 anni che ha raggiunto un’età e delle dimensioni straordinarie per la sua specie. La pianta presenta un tronco molto largo, con una circonferenza di quasi 5 metri, che poco sopra si divide in numerosi tronconi principali che si intrecciano tra loro in un gioco di forme nodose avvinghiate fino alla chioma, che raggiunge gli 8 metri di altezza.

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