Quando si parla di made in sport se non a tutti, a molti viene in mente un distretto che dia corpo al concetto; è quello di Montebelluna da cui escono scarpe che fanno muovere il mondo, saperi antichi che si fondono con tecniche e tecnologie moderne, e le scarpe sono un prodotto classico del made in Italy.
Non altrettanto riconosciuto è quel distretto lungo come e più della via Emilia che si chiama Motor Valley, uno dei gioielli dell’Emilia Romagna. Parte da Varano Malegari, sede della Dallara e, ovviamente, di un circuito automobilistico, passa per Maranello e dintorni, perché non c’è solo la Ferrari, e con la Maserati a Modena adesso brilla la stella di Soliera, l’Energica Motor scelta dalla Dorna per la fornitura esclusiva delle moto per la categoria elettrica del Motomondiale 2019. E ancora, il …land Germany owned con la Ducati a Bologna e la Lamborghini a Sant’Agata Bolognese, entrambe di proprietà Audi, il circuito di Imola, la Toro Rosso mettiamo pure il ranch di Valentino Rossi …
L’ultima iscrizione chiarisce ancora meglio di quanto valga come richiamo, per il mondo, la Motor Valley. La Haas, scuderia statunitense, ha realizzato la monosposto con cui parteciperà alla stagione Formula 2018 tra la Varano della Dallara e la Maranello della Ferrari. “Il 90% dei nostri componenti – ha dichiarato alla Gazzetta l’ingegnere di Merano Gunther Steiner – sono prodotti in Italia “, e così è stata una scelta pratica, e non solo sentimentale, trasferire i tecnici perché facessero squadra con i colleghi italiani per assemblare la macchina prima di farla partire per Barcellona. Un aspetto non secondario: la Haas utilizza la Formula 1 come vetrina dei suoi prodotti utensili, che lo faccia con un modello made in Italy al 90% è una bella promozione pure per noi.
Di sicuro la Motor Valley è un libro su cui sono scritte tante storie. Bisogna anche saperle raccontare. A Bologna, alle porte della città. In quella che un tempo era una fornace, è allestito oggi il Museo del Patrimonio Industriale, un gioiello realizzato e curato con passione. Fino al 3 giugno, nel museo c’è una mostra che racconta come la Motor Valley sia nata e cresciuta per stratificazioni successive e da archeologi sportivo-industriali i responsabili si sono concentrati sui trenta anni memorabili, dal 29 al 59, delle moto bolognesi C.M. Moto da turismo, e anche da sport, modelli di ogni cilindrata, realizzati con attenzione anche all’eleganza, nel nome di Mario Cavedagni, sue le iniziali del nome dell’azienda.
E perché non si tratti di un lavoro solo da archeologi sportivo-industriali sono scese in campo pure la Regione e l’Università di Bologna varando un corso di laurea dedicato a tutte quelle professioni che nella Motor Valley sono tanto ricercate da aver trasformato la Regione in un indirizzo buono per tanti tecnici in arrivo dall’estero e finalmente in una opportunità per tecnici italiani, buoni cervelli che non devono più lasciare l’Italia e possono invece …sgommare sulle piste di casa.
Luca Corsolini - Symbola