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di Fondazione Symbola e MASAF

Protesa nel Mediterraneo, la Puglia è stata nei secoli un formidabile crocevia di genti e culture che hanno contribuito a renderla una regione affascinante e ricca di tradizione. Il “Tacco d’Italia” incanta con le sue spiagge dai mari cristallini sia sul versante ionico che su quello adriatico, gli oliveti millenari del Salento e architetture uniche come i trulli di Alberobello e le case a picco sulle scogliere di Polignano a Mare, in provincia di Bari.

Foreste e boschi

Sui 19.541 kmq che vanno dal promontorio del Gargano alla punta sud del Salento, soltanto 1.917 sono coperti da boschi e foreste. Questi dati fanno della Puglia la regione con il più basso indice di boscosità d’Italia. Ma se le altre regioni possono vantare una maggiore superfice boschiva sia in termini percentuali che assoluti, la Puglia risponde con una straordinaria biodiversità: basti pensare che soltanto in questa regione è possibile trovare ognuna delle 10 specie di quercia presenti in Italia. Oltre alla roverella, al leccio, alla sughera, al cerro, alla quercia spinosa, alla farnia, al rovere e al farnetto, infatti, in Puglia sono presenti due specie di quercia endemiche, la vallonea e il fragno. Il Tacco d’Italia ospita numerose foreste e parchi naturali che custodiscono un’incredibile quantità di specie vegetali e animali. A partire da nord, si incontrano le Foreste del Gargano nell’omonimo Parco nazionale, che nei suoi 118.000 ettari comprende ambienti tanto diversi tra loro come i laghi salmastri di Lesina e Varano, le Isole Tremiti e siti archeologici come la Grotta Paglicci, nel piccolo comune di Rignano Garganico (FG), dove sono stati rinvenuti manufatti, graffiti e pitture rupestri risalenti al paleolitico. Nella zona più interna del Parco si trova la Foresta Umbra, che ospita oltre 2.000 specie vegetali e le cui faggete, dal 2017, sono entrate a far parte del patrimonio UNESCO “antiche faggete primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”. Il nome della Foresta deriva appunto dal latino “umbra” e indica un luogo oscuro e ombroso, in questo caso per via della fitta vegetazione che impedisce alla luce di filtrare dai rami. A dominare la parte superiore della Foresta sono faggi secolari che raggiungono anche i 40 metri d’altezza, scendendo di quota le faggete lasciano il posto ai cerri e ai carpini nella fascia intermedia, mentre verso il mare si trovano i lecci e la macchia mediterranea. Oltre ad un incredibile patrimonio floristico, che comprende ad esempio ben 92 differenti specie di orchidee, il Parco del Gargano e la Foresta Umbra ospitano un’importante biodiversità anche dal punto di vista animale. Tra i faggi secolari della Foresta si possono infatti incontrare daini, cervi, caprioli, volpi e recentemente, con l’istallazione di alcune fototrappole, è stata avvistata anche una coppia di lupi. La Foresta Mercadante è invece un perfetto esempio di foresta artificiale al servizio dell’uomo. Estesa per 1.300 ettari nel territorio di Cassano delle Murge e Altamura (entrambi comuni della provincia di Bari), venne creata attraverso un’importante opera di rimboschimento per difendere il territorio di Bari dalle frequenti alluvioni dovute alle piene del torrente Picone, che nei primi del ‘900 avevano causato decine di morti e ingenti danni economici. Vennero piantati inizialmente pini, cipressi, lecci e roverelle, mentre in tempi più recenti sono stati aggiunti olmi, frassini ed eucalipti. Oltre a fungere da difesa naturale, oggi la Foresta Mercadante è diventata una delle mete preferite dai baresi per le gite fuori porta, che possono esplorarla attraverso il Percorso Natura, che racconta il bosco dal punto di vista naturalistico, e il Percorso Salute, per gli amanti del trekking e degli sport outdoor. Appena fuori Foggia, nel Tavoliere delle Puglie, si estende per 1.000 ettari il Bosco dell’Incoronata, da cui prende il nome l’omonimo Parco regionale. Lo splendido bosco di roverelle secolari è l’ultima testimonianza degli antichi boschi planiziali che ricoprivano il Tavoliere prima delle bonifiche.

Alberi Monumentali

Tra gli alberi monumentali pugliesi, il più diffuso è sicuramente la roverella, la più comune tra le querce che crescono in Italia, ma sono ben rappresentati anche il leccio e il cerro. Dei 180 monumenti verdi censiti nella regione, soltanto 38 crescono all’interno di piccoli comuni. In provincia di Lecce, nel piccolo comune di Supersano, il cui nome deriva dal latino “super sanum” per indicare la salubrità del luogo, si trova la quercia della masseria di Macrì, albero che è stato per anni al centro di una discussione tra i botanici per stabilirne l’appartenenza ad una specie piuttosto che a un’altra. In un primo momento si riteneva fosse un esemplare di Quercus dalechampii, ma dopo approfondite analisi oggi sappiamo che la pianta è un ibrido tra Quercus virgiliana e Quercus amplifolia. L’albero si trova all’interno di un terreno coltivato e rappresenta uno degli ultimi esemplari di quella fitta distesa di querce, lecci e castagni che un tempo formavano il Bosco Belvedere, ampia area boschiva ormai disboscata per far spazio alle coltivazioni e di cui sopravvive qua e là soltanto qualche albero isolato. Più che per l’altezza (19 metri), la quercia di Macrì colpisce per l’ampiezza della sua chioma, che in estate fornisce riparo dal sole mentre in autunno dona un vero e proprio spettacolo cromatico con colori che spaziano dal rosso spento al giallo e l’arancio. Lasciando il paesaggio rurale in favore di quello urbano, nel piccolo comune di Rodi Garganico (FG), noto per la produzione di agrumi certificati IGP come l’arancia del Gargano e il limone femminello, in una piazza che affaccia sul mare, cresce un bell’esemplare di pino d’Aleppo secolare. Ritratto in tutte le fotografie delle cartoline storiche del piccolo paese affacciato sulle Isole Tremiti, il fusto dell’albero si biforca in due tronconi principali a pochi metri da terra, che crescono paralleli conferendo alla pianta un bel portamento e una chioma densa e rigogliosa. E proprio a San Domino, la più grande e popolata delle Isole Tremiti, fino agli anni ‘50 il pino d’Aleppo veniva sfruttato per l’estrazione della resina, tanto che ancora oggi su alcuni tronchi degli alberi è possibile osservare i profondi solchi praticati dall’uomo per farla colare dalla chioma alla base. Tra le roverelle, invece, si può citare quella che cresce nel piccolo comune di Volturino (FG), una delle ultime querce superstiti tra quelle che un tempo formavano le fitte foreste sulle propaggini che dai Monti Dauni scendono verso il Tavoliere delle Puglie. L’albero, che offre rifugio a pipistrelli, uccelli e rettili, si trova lungo il tratturo Lucera-Castel di Sangro, una delle principali vie della transumanza, antica pratica di migrazione delle greggi riconosciuta come bene immateriale dell’umanità dall’UNESCO. A Martina Franca (TA), comune noto per la produzione del Capocollo P.A.T., nella Riserva Statale Murge Orientali, cresce un bel fragno secolare che ha raggiunto i 16 metri di altezza. In Italia quest’albero cresce solo nelle Murge pugliesi e materane.

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