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di Luca Corsolini   

Una visita a Rimini Wellness è sempre un viaggio interessante. Lo era agli inizi di questa fiera inventata negli anni 90 da Gabriele Brustenghi che ebbe il coraggio di sfidare, addirittura in spiaggia, gli Usa, codificando lui quello che era un fenomeno tutto americano: il culturismo. Poi da California, il primo nome dell’evento, si passa a Festival del Fitness, e la scoperta era diventata un’altra: lo slogan ‘Suda e sorridi’ era la fotografia di un’Italia che ancora non aveva scoperto le palestre, ancora non si era innamorata di maratona e persino Iron Man, ovvero dello sport più estremo, soprattutto era la fotografia di uno sport che, come raccontato anche da altri fenomeni come adidas Streetball, non si riconosceva più nelle forme codificate e cercava forme di consumo e di pratica più personali.

Poi, 12 anni fa, l’ultima evoluzione, da fitness a wellness, la guida diventa Nerio Alessandri, il manifesto è la Wellness Valley che in Romagna vive ormai 12 mesi all’anno, è una economia in salute e, ancor più. Uno stile di vita condiviso. Per chi ha fortuna, l’incontro rivelatore è quello con gli addetti Technogym che in pausa pranzo si divertono come matti nel campus aziendale: fior di palestra, ovviamente, percorso di running, campo da basket. Si chiude il cerchio rispetto agli inizi: sembra di essere in California.

Ma si diceva di Rimini Wellness: è un osservatorio privilegiato anche per vedere le difficoltà dello sport ancora codificato e così lontano dalla gente che oggi non ascolta più certe offerte, va dove le sue domande sono ascoltate. Il Coni era stato portato a Rimini da una intuizione geniale di Marco Borroni, ma Sport Days non è mai decollato proprio perché allo sport italiano, quello codificato, non riesce di pensarsi in modo altro. Peccato che questo sia anche un modo di pensarsi alto.

La trasferta vale la pena per capire tante cose. Ad esempio quest’anno lo stand dell’Esercito, delle Forze Speciali in particolare, era come al solito imponente ma sembrava più scintillante del solito per le tante visite, uomini e donne indifferentemente, e per le file davanti al banco per la iscrizione ai concorsi. Non è solo ricerca di un lavoro, è riconoscimento di uno status: per la tribù di Rimini essere in forma è un valore, è una conseguenza quasi inevitabile cercare i lavori che certificano questa forma di wellness. Wellness, stare bene, declinato in mille modi. Anche perché Rimini si è intelligentemente aperta al food.

E così noi, cresciuti a colpi di slogan, tipo ‘Olivolì, olivolà’, restiamo piacevolmente ammirati dall’evoluzione di Saclà che coerente coi tempi si presenta con l’hashtag #conloropuoi e presenta un campionario di prodotti che è un trattato di sociologia: non ci sono più le famiglie di una volta, ci sono i single, ovvero tanti single diversi, clienti che vogliono prodotti pronti, monodose che hanno una ragione profonda anche nell’evitare sprechi.
Saclà è un nome big, come lo sono Technogym, Enervit, la stessa Vibram che però quasi nasconde le sue five fingers, le scarpe con spazio per ognuna delle dita che permettono una corsa naturale. Ma il bello di Rimini è guardare anche ad altre storie.

Ad esempio, Panatta. Non c’entra nulla Adriano, il tennista. Qui si parla di Rudy, un ragazzo mingherlino che aveva la passione per il culturismo. Crescendo si è laureato in lettere, ha fatto pure l’insegnante, ma ha cominciato a divertirsi sul serio quando ha cominciato a progettare e fabbricare attrezzi per la sua passione. Il Rudy Panatta di oggi sembra la custodia del ragazzo che era tanto è diventato grande, ma anche la sua azienda è cresciuta. E per passione per il made in Italy, e affetto tricolore mai nascosto, tutta la produzione è tornata in Italia lasciando l’oriente. Il quartier generale è ad Apiro, vicino a Macerata. La storia la stessa di Alessandri, anche se a Panatta non piace che gli si evochi il confronto. Ha pure ragione e lo rivendica continuando a seguire da vicino il culturismo. Ci sono padiglioni per tutti e per tutto a Rimini.

In effetti trovi l’azienda romagnola specializzata in arredi per palestre che è una evidente dimostrazione di cosa voglia dire vivere nella Wellness Valley: capisci prima i bisogni, hai un vantaggio competitivo che gli altri ti riconoscono subito. E se non sei romagnolo per nascita, lo puoi diventare ad honorem come Carlo Freddi. Ligure, ha cominciato la sua attività nel ‘76 producendo scarpe per la danza. Oggi, per vezzo, l’azienda è diventata Freddy, la Y è il marchio di fabbrica esaltato dalle partnership con la Scala e il Royal Ballet di Londra. Perché nel frattempo l’aerobica ha allargato i confini del mercato. E pure Freddi ha provato ad allargarsi: era il fornitore tecnico del Coni a Pechino ai Giochi del 2008, gli azzurri salivano sul podio vestiti in Freddy. Ma non era quello il trampolino di lancio giusto per una azienda che pur continuando a crescere deve avere una sua misura. Non lo dirà mai, anche se altri casi confermano questa tesi, ma Freddi è stato fortunato quando il Coni ha deciso di non andare avanti con lui. Invece che vestire 300 atleti e tutto lo sport, anche quello che non va a medaglia, ha avuto tempo per inventarsi di tutto. Primo oro i pantaloni wr.up che modellano le forme femminili, e pure il bilancio: +14% di fatturato in un anno. Secondo oro la zip curva per togliersi più comodamente la felpa. Terzo oro le scarpe feline ispirate agli animali più veloci con tecnologie studiate per assorbire meglio gli impatti e magari lasciare sul terreno una impronta che vale come una firma.

E ancora, ci sono altre storie. Basta saper girare per i padiglioni. Trovi ad esempio ‘Tutto al cuore’, impresa milanese. Prodotto di punta: ‘Aladina’, una spazzola in setole naturali realizzata in quattro versioni. È l’intuizione di Tiziana Parrotta, fondatrice dei Centri Madreterra, e Davide Guzzon. Quando non si inventa, è lecito copiare, ovvero ricordarsi dei buoni consigli. Quello di spazzolarsi il corpo salendo appunto fino al cuore è una raccomandazione di quel guru dell’igiene e dell’idroterapia che è l’Abate Kneipp.
Infine, tappa in Friuli Venezia Giulia. Buon vino? No: olio. Livio Pesle ha fondato la Evergreen Life, che ha anche una sua fondazione. Gli è capitato di ascoltare a Cipro il racconto di un medico che ha salvato centinaia di persone grazie a infusi di foglie di ulivo. Ha importato la pratica. Il risultato è Olivum, l’olio in tante declinazioni, comprese quelle meno attese: l’ingrediente base di tutti i prodotti diventa anche un integratore alimentare che, con quel colore, è oro in un mercato in cui le barrette non hanno ancora sembianze altrettanto naturali.

A Rimini sono bravi, bisogna dirlo. Talmente bravi che uno dei primi risultati dall’unione della loro fiera con quella di Vicenza sarà Move, lo spin off di Rimini Wellness il 28 e il 29 ottobre. Rimini abita nella Wellness Valley. A Vicenza c’è una caserma Usa molto grande, e allora vien facile pensare a un collegamento con Michelle Obama, non si esagera, che quando era alla Casa Bianca aveva lanciato il programma ‘Let’s Move’ per ridurre l’obesità infantile, per mettere in moto tutto il Paese. Magari non verrà a Vicenza, ma se ci venite voi farete la mossa giusta: Move!

 

Luca Corsolini - Symbola

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