– diffondere del materiale informativo sulle buone pratiche per il risparmio energetico e la salubrità dell’aria degli ambienti interni, come fanno in Spagna, Francia e Germania;

– individuare gli edifici/unità immobiliari effettivamente (e non potenzialmente) più energivori dando incarico e formale autorizzazione (superando il problema della privacy) ad un Ente ad accedere alla lettura dei POD.

La sfida della riqualificazione energetica del patrimonio edilizio italiano che l’Europa pone si gioca su due piani: da un lato l’ineludibile necessità di incentivi che aiutino il processo di riqualificazione calibrati su tempi più lunghi e dimensioni del sostegno più ragionevoli di quelle sperimentate in eccesso con il superbonus; dall’altro una maggiore attenzione alla qualità tecnica degli interventi e alla dimostrazione del miglioramento delle performance energetiche, tenendo conto delle diverse caratteristiche climatiche del nostro territorio. Se il problema sono i consumi, le emissioni e la dipendenza dall’estero, le soluzioni tecniche di qualità sono la risposta che giustifica anche gli incentivi”, conclude Lorenzo Bellicini, direttore CRESME.