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di Luca Corsolini   

Dopo 101 edizioni il Giro d’Italia continua a essere uno straordinario album fotografico. La corsa più dura del mondo nel Paese più bello del mondo dice uno slogan, adottato forse in ritardo, visto che intanto il Tour era già diventato la Grand Boucle. Ma ci sono davvero tante fotografie del Giro che raccontano presente e futuro dell’Italia, e anche il passato a dire il vero.

Quest’anno ad esempio si è partiti da Gerusalemme, e la ricerca di sponsorizzazioni robuste da parte di paesi stranieri si è spinta lontano, ispirata però da un motivo preciso: si trattava di rendere omaggio a Gino Bartali che in Israele non è solo una leggenda del ciclismo, è uno dei Giusti che hanno contribuito a salvare tanti ebrei. È mancato un ultimo coordinamento, quello che avrebbe permesso la riproposizione a Gerusalemme e Tel Aviv della mostra Bicycle Reinassance che alla Triennale di Milano ha fatto vedere, fotografato appunto, quante e quali sono le ricchezze dell’industria e ancor più dell’artigianato dedicati al mondo delle due ruote, un territorio esteso che nemmeno si limita a produrre fior di biciclette ma alimenta tutta la filiera del settore.

Poi, il presente. E qui la forbice è tra lo splendore dello Zoncolan, uno stadio naturale scoperto da Enzo Cainero, meta naturale per tanti cicloamatori, 100 mila e forse più, dove per cicloamatori non si devono intendere solo tifosi ma anche e soprattutto ciclisti di ogni tipo che adesso si spendono in mille gran fondo, sulle Dolomiti o anche in Pianura, come appena successo a Cesenatico per la Nove Colli, la madre di tutte le manifestazioni del settore, e le miserie di Roma. Capitale dove pure c’è una Gran Fondo, quella organizzata da Gianluca Santilli, che ha inventato Formula Bici unendo tante gare diverse. Ma la Roma del Giro è stata esattamente l’opposto della festa sullo Zoncolan: i partecipanti al Giro hanno chiesto e ottenuto che l’ultima tappa, che doveva essere una vetrina, fosse neutralizzata dopo pochi giri su un percorso troppo pericoloso, appunto per le condizioni delle strade, che pure potevano essere migliorate visto che lo sviluppo del Giro era noto da mesi, partenza, tappe e arrivo.

E ancora, la prima affermazione pubblica del mondo e-bike con il primo Giro… elettrico, organizzato nella piena consapevolezza che le biciclette a pedalate assistita possono rappresentare una rivoluzione in tanti modi diversi. Intanto ne possono approfittare le aziende, considerato oltre tutto che siamo il secondo Paese al mondo per servizi di bike sharing offerti. Poi ne trae giovamento il turismo, perché persino le salite più dure diventano accessibili, e anche le discese a dire il vero, e infatti si parla anche di mountain e-bike, e noi di strade ne abbiamo talmente tante che siamo capaci adesso persino di chiuderne alcune al traffico per riservarle al traffico lento e moderno, non più antico, a due ruote. Non solo: le bici a pedalata assistita permettono di fare del movimento anche a persone non allenatissime che anzi, in questo modo, riescono ad allenarsi, dunque guadagnano qualche buon …metro di salute. Infine, lo sponsor del giro elettrico è Enel, che è sponsor pure del Giro, che qui dobbiamo però interpretare come grande industria nazionale che si mette a tirare la volata a tutto il mondo prendendosi il ruolo di worldwide partner della Formula E e della Moto E (e in entrambi i settori i veicoli sono realizzati esclusivamente da aziende made in Italy, specificatamente Dallara ed Energica).

Da ultimo è arrivato il rapporto su Ride Green, il progetto di raccolta differenziata legata al Giro d’Italia. Nel 2018 sono state recuperate oltre 75 tonnellate di rifiuti, oltre il 90 per cento delle quali nelle diciotto tappe disputate in Italia. Roma nel settore ha segnato un gol non da poco: è stata la sede di tappa che ha impegnato più volontari nel progetto. Ma le eccellenze all’arrivo sono state Nervesa della Battaglia, Osimo e Bardonecchia.

Pericoloso però fare qui delle classifiche, più giusto sottolineare che Ride Green è ormai un punto fermo dell’organizzazione del Giro e, di conseguenza, si spero, un comportamento virtuoso assunto anche da altri organizzatori, nel ciclismo e non solo. Anzi, sarebbe bello lanciare le prossime sfide: raccolta differenziata negli stadi e nei palasport, in occasione delle gare di coppa del mondo di sci e in tutte le maratone che già di loro sono virtuose. Sarebbe un altro Giro d’Italia di cui essere orgogliosi.

Luca Corsolini - Symbola

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