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di Luca Corsolini   

Una passeggiata negli sports data, cediamo anche noi all’ultima moda, per capire qualcosa di più sul Paese, in un momento in cui i segnali sportivi sono sempre di più, con il Cio in visita a Milano, Cortina e Trentino, con il novantesimo anniversario della nascita della Federazione Medico Sportiva, la prima al mondo, l’anno prossimo, che si annuncia appuntamento interessante per tutti e non solo per gli addetti ai lavori, con la sbornia per i risultati della nazionale femminile di pallavolo che è durata oltre i Mondiali in Giappone per errori, palesi e gravi, nella comunicazione di Uliveto in pagine pubblicitarie siglate appunto con la Fmsi.

Sports Data come quelli svelati da una indagine di Nomisma sulla pratica sportiva in età scolastica che sembra pure un trattato di sociologia: il tasso di pratica sportiva è dell’83% alle elementari, rispettivamente 85 bambini e 82 bambine, poi scende alle medie ( 81, con 84 e 79 ) e ancora alle superiori ( 76,5, con 81 e 70 ), una dispersione che racconta tanto del Paese. Poi si parla di esports, basta con l’etichetta di videogiochi, e forse è una sorpresa che alle superiori il tempo dedicato alle console sia lo stesso per ragazze e ragazzi.

Presto, è un augurio, non una minaccia, gli sports data potrebbero svelarsi anche i tanti casi “Lodi” che ci sono nello sport italiano, con tesseramenti odiosamente più cari per i ragazzi figli di coppie straniere, sia arrivati coi genitori in Italia, sia nati qui, e davvero questa oltre che vergognosa in sé è una regola miope che evidenzia una certa incapacità dei nostri dirigenti a fotografare le tendenze, incapacità certo non della pallavolo che come abbiamo visto e detto tutti ha portato in Giappone una Nazionale veramente italiana, rappresentativa del Paese che siamo nel 2018.

Infine, qualche dato sulla produzione, per come distribuito da Assosport nella sua assemblea annuale. Assosport ha 60 anni, e già questo dato può risultare sorprendente per tanti, quelli che pensano che il made in sport sia una scoperta recente e non piuttosto un fiore all’occhiello di vecchia data dell’industria e dell’artigianato nazionale. I marchi rappresentati sono più di 350 marchi, ma i numeri che vanno sottolineati, e che persino Malagò nella sua prima campagna elettorale aveva promesso di vantare come propri dello sport, quando parlava dell’istituzione di una Casa dello Sport, traguardo comunque difficile da raggiungere in un Paese che ha di nuovo rinunciato ad avere un ministero competente, sono quelli di 4,5 miliardi di fatturato e 12 mila addetti ( a cui qualcuno prima o poi aggiungerà quelli del turismo che sono ancor più significativi.

Il mercato mondiale dello sport, dominato adesso dal cycling che vale 46 miliardi di euro, diversi dei quali con bandiera italiana, e dal running vale 380 miliardi. La quota italiana di export, verrebbe quasi da scrivere di… esport, se non fosse che adesso bisogna appunto monitorare gli esports, in un totale europeo di 31 miliardi pesa per il 15%. E che il settore sia difficile da registrare nella sua complessità lo dicono anche altri dati: oltre 4000 negozi multisport, con l’11% di questo che sono di catene. Per non dire dei centri sportivi, degli oratori, delle palestre aziendali, degli alberghi che sono tornati a proporre alberghi a ore per chi dopo una corsa vuole semplicemente una doccia e non un letto per la notte, di stadi e palasport, di ambulatori specializzati, di spa che sconfinano volentieri in pratiche sportive, delle palestre ovunque, delle sale scommesse…

Symbola ha lanciato anni fa il Piq, prodotto interno di qualità: non stupitevi se in cammino verso i Giochi Olimpici Invernali del 2026, anche con le tappe intermedia dei Mondiali di sci di Cortina e la Ryder Cup del 2022 a Roma, verrà fuori il Pias, il prodotto interno legato alla attività sportiva. Oltre tutto, avrebbe un nome adatto ai tempi, un po’lombardeggiante: ma come si fa a negare un like a un… Pias?

Luca Corsolini - Symbola

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