A dirla tutta, le novità introdotte dalla direttiva europea non produrranno un grande effetto in Italia, dove già dal 2021 tutti gli edifici di nuova costruzione (o soggetti a una ristrutturazione importante) devono rispondere ai requisiti dello standard nZEB. Alcune regioni sono state ancora più ambiziose, anticipando le scadenze fissate a livello nazionale con un decreto del 2015, negli anni del governo Renzi. In Lombardia, per esempio, l’obbligo di adeguare i nuovi edifici allo standard nZEB è scattato nel 2016, in Emilia-Romagna nel 2017 e per tutti gli edifici pubblici nel 2019. L’ultimo report di Enea, l’ente pubblico che si occupa di energia e sviluppo economico sostenibile, stima che siano all’incirca 45mila le unità immobiliari classificate come nZEB in Italia. Se si considera anche il settore non residenziale, il numero complessivo sale a 47mila. Una delle iniziative più virtuose in tal senso è il progetto Sinfonia, lanciato nel 2016 dal comune di Bolzano (e co-finanziato dall’Unione europea) per ristrutturare 12 case popolari ed efficientarle fino a raggiungere lo standard nZEB. «Quella è esattamente la direzione in cui dovremmo andare. Servono progetti di questo tipo ma su scala nazionale», spiega Giovanni Mori, ingegnere energetico presso Lombardini22, attivista per il clima e divulgatore scientifico. «In questo momento – aggiunge – abbiamo un tasso di efficientamento di circa 1% all’anno, l’obiettivo è riuscire ad andare tre volte più veloci». A dirla tutta, le novità introdotte dalla direttiva europea non produrranno un grande effetto in Italia, dove già dal 2021 tutti gli edifici di nuova costruzione (o soggetti a una ristrutturazione importante) devono rispondere ai requisiti dello standard nZEB. Alcune regioni sono state ancora più ambiziose, anticipando le scadenze fissate a livello nazionale con un decreto del 2015, negli anni del governo Renzi. In Lombardia, per esempio, l’obbligo di adeguare i nuovi edifici allo standard nZEB è scattato nel 2016, in Emilia-Romagna nel 2017 e per tutti gli edifici pubblici nel 2019. L’ultimo report di Enea, l’ente pubblico che si occupa di energia e sviluppo economico sostenibile, stima che siano all’incirca 45mila le unità immobiliari classificate come nZEB in Italia. Se si considera anche il settore non residenziale, il numero complessivo sale a 47mila. Una delle iniziative più virtuose in tal senso è il progetto Sinfonia, lanciato nel 2016 dal comune di Bolzano (e co-finanziato dall’Unione europea) per ristrutturare 12 case popolari ed efficientarle fino a raggiungere lo standard nZEB. «Quella è esattamente la direzione in cui dovremmo andare. Servono progetti di questo tipo ma su scala nazionale», spiega Giovanni Mori, ingegnere energetico presso Lombardini22, attivista per il clima e divulgatore scientifico. «In questo momento – aggiunge – abbiamo un tasso di efficientamento di circa 1% all’anno, l’obiettivo è riuscire ad andare tre volte più veloci». A dirla tutta, le novità introdotte dalla direttiva europea non produrranno un grande effetto in Italia, dove già dal 2021 tutti gli edifici di nuova costruzione (o soggetti a una ristrutturazione importante) devono rispondere ai requisiti dello standard nZEB. Alcune regioni sono state ancora più ambiziose, anticipando le scadenze fissate a livello nazionale con un decreto del 2015, negli anni del governo Renzi. In Lombardia, per esempio, l’obbligo di adeguare i nuovi edifici allo standard nZEB è scattato nel 2016, in Emilia-Romagna nel 2017 e per tutti gli edifici pubblici nel 2019. L’ultimo report di Enea, l’ente pubblico che si occupa di energia e sviluppo economico sostenibile, stima che siano all’incirca 45mila le unità immobiliari classificate come nZEB in Italia. Se si considera anche il settore non residenziale, il numero complessivo sale a 47mila. Una delle iniziative più virtuose in tal senso è il progetto Sinfonia, lanciato nel 2016 dal comune di Bolzano (e co-finanziato dall’Unione europea) per ristrutturare 12 case popolari ed efficientarle fino a raggiungere lo standard nZEB. «Quella è esattamente la direzione in cui dovremmo andare. Servono progetti di questo tipo ma su scala nazionale», spiega Giovanni Mori, ingegnere energetico presso Lombardini22, attivista per il clima e divulgatore scientifico. «In questo momento – aggiunge – abbiamo un tasso di efficientamento di circa 1% all’anno, l’obiettivo è riuscire ad andare tre volte più veloci». A dirla tutta, le novità introdotte dalla direttiva europea non produrranno un grande effetto in Italia, dove già dal 2021 tutti gli edifici di nuova costruzione (o soggetti a una ristrutturazione importante) devono rispondere ai requisiti dello standard nZEB. Alcune regioni sono state ancora più ambiziose, anticipando le scadenze fissate a livello nazionale con un decreto del 2015, negli anni del governo Renzi. In Lombardia, per esempio, l’obbligo di adeguare i nuovi edifici allo standard nZEB è scattato nel 2016, in Emilia-Romagna nel 2017 e per tutti gli edifici pubblici nel 2019. L’ultimo report di Enea, l’ente pubblico che si occupa di energia e sviluppo economico sostenibile, stima che siano all’incirca 45mila le unità immobiliari classificate come nZEB in Italia. Se si considera anche il settore non residenziale, il numero complessivo sale a 47mila. Una delle iniziative più virtuose in tal senso è il progetto Sinfonia, lanciato nel 2016 dal comune di Bolzano (e co-finanziato dall’Unione europea) per ristrutturare 12 case popolari ed efficientarle fino a raggiungere lo standard nZEB. «Quella è esattamente la direzione in cui dovremmo andare. Servono progetti di questo tipo ma su scala nazionale», spiega Giovanni Mori, ingegnere energetico presso Lombardini22, attivista per il clima e divulgatore scientifico. «In questo momento – aggiunge – abbiamo un tasso di efficientamento di circa 1% all’anno, l’obiettivo è riuscire ad andare tre volte più veloci». A dirla tutta, le novità introdotte dalla direttiva europea non produrranno un grande effetto in Italia, dove già dal 2021 tutti gli edifici di nuova costruzione (o soggetti a una ristrutturazione importante) devono rispondere ai requisiti dello standard nZEB. Alcune regioni sono state ancora più ambiziose, anticipando le scadenze fissate a livello nazionale con un decreto del 2015, negli anni del governo Renzi. In Lombardia, per esempio, l’obbligo di adeguare i nuovi edifici allo standard nZEB è scattato nel 2016, in Emilia-Romagna nel 2017 e per tutti gli edifici pubblici nel 2019. L’ultimo report di Enea, l’ente pubblico che si occupa di energia e sviluppo economico sostenibile, stima che siano all’incirca 45mila le unità immobiliari classificate come nZEB in Italia. Se si considera anche il settore non residenziale, il numero complessivo sale a 47mila. Una delle iniziative più virtuose in tal senso è il progetto Sinfonia, lanciato nel 2016 dal comune di Bolzano (e co-finanziato dall’Unione europea) per ristrutturare 12 case popolari ed efficientarle fino a raggiungere lo standard nZEB. «Quella è esattamente la direzione in cui dovremmo andare. Servono progetti di questo tipo ma su scala nazionale», spiega Giovanni Mori, ingegnere energetico presso Lombardini22, attivista per il clima e divulgatore scientifico. «In questo momento – aggiunge – abbiamo un tasso di efficientamento di circa 1% all’anno, l’obiettivo è riuscire ad andare tre volte più veloci».Al di là del contributo a ridurre le emissioni, avere case più isolate e più performanti dal punto di vista energetico permette anche di avere bollette meno salate. Secondo il rapporto Il Valore dell’Abitare – promosso da Cresme, Fondazione Symbola, Ance e European Climate Foundation – è sufficiente un salto di due soli classi energetiche per far ridurre in media del 40% la bolletta di una famiglia. Una percentuale che, tradotta in termini assoluti, è pari a un risparmio annuo di 1.067 euro se si prendono in considerazione i valori del 2022. I lavori di riqualificazione permettono poi di veder crescere il valore della propria casa. In media, stima il rapporto dell’Ance, un’abitazione ristrutturata vale il 44,3% in più di una da ristrutturare.