“La vita aspetta sempre le situazioni critiche
per rivelare il suo lato più brillante.”
Paulo Coelho
La crisi globale che mette sotto pressione il tessuto produttivo attiva anche anticorpi. E tra le reazioni allo tsunami che ha investito l’economia, la green economy è fra quelle più significative ed efficaci. C’è anche questo – oltre alla gravità dei mutamenti in atto e alla sfida tecnologica e geopolitica – dietro al cambio di rotta nel contrasto ai mutamenti climatici degli Usa e della Cina. Non a caso Obama ha ricordato che negli ultimi cinque anni gli Stati Uniti hanno ridotto le emissioni del 6% nel settore energetico mentre l’economia cresceva dell’11%.
In Italia questo incrocia la natura profonda della nostra economia: la spinta per la qualità e la bellezza, è naturalmente alleate dell’uso efficiente di energia e materia, dell’innovazione, dell’high-tech. Una scelta non scontata in tempi di crisi, che si basa su investimenti e produce lavoro. Una scelta coraggiosa e vincente. Per le imprese, che investendo diventano più sostenibili e soprattutto più competitive e aprono un sentiero che va verso il futuro. E per il Paese, che nella green economy e nell’economia circolare ha riscoperto antiche vocazioni (quella al riciclo e all’uso efficiente delle risorse) e trovato un modello produttivo che grazie all’innovazione, la ricerca, la tecnologia ne rafforza l’identità, le tradizioni, ne enfatizza i punti di forza: la tensione costante alla qualità, le produzioni sartoriali, il saper fare antico, l’agricoltura dei mille prodotti distintivi.
È questo il ritratto non convenzionale dell’Italia fatto da GreenItaly, il rapporto di Fondazione Symbola e Unioncamere che descrive, anche negli aspetti più in ombra e meno scontati, la green economy nazionale. Un rapporto che, alla settima edizione, conferma la penetrazione crescente delle strategie di sostenibilità ambientale nel tessuto produttivo italiano, in tutti i settori, nessuno escluso: attraverso gli strumenti più diversi, che si tratti di innovazioni di processo e di prodotto che fanno risparmiare energia e materie prime, di energie rinnovabili, di tecnologie che aprono a nuovi materiali, magari provenienti da quelli che fino a ieri erano considerati rifiuti. Di maggiore attenzione all’ambiente e alla salute. Con un innalzamento della catena del valore che produce più ricchezza consumando meno.
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