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L’Iter Aquileiense, percorso di 210 km che costeggia il confine orientale italiano, rinasce ufficialmente nel 2006 sulla base di vie di pellegrinaggio esistenti fin dal Medioevo.

Aquileia, città di partenza da cui il cammino prende il nome, fu per secoli uno dei maggiori centri di diffusione del cristianesimo presso i popoli del Nord e dell’Est Europa. La natura religiosa e spirituale del percorso si evince anche dall’altro nome con cui il tragitto è conosciuto: Cammino Celeste, a sottolineare l’importanza dei numerosi centri del culto mariano che si incontrano lungo la via (il celeste è infatti il colore associato a Maria).

Pianeggiante fino a Castelmonte, l’Iter Aquileiense diventa un vero cammino di montagna nel tratto che porta fino alla tappa finale di Tarvisio, e può essere percorso nella sua interezza solamente da giugno a settembre, a causa della neve che negli altri mesi lo rende impraticabile.

Interamente in Friuli-Venezia Giulia, il Cammino Celeste si snoda attraverso piccoli paesi, lontano da grandi centri, tanto che sui 25 che incrocia, ben 21 sono da considerarsi piccoli comuni.

Ma oltre ad essere un cammino in cui si fondono spiritualità e natura, l’Iter Aquileiense vuole unire idealmente anche le popolazioni italiane, slovene e austriache, proprio nelle terre che furono protagoniste della prima guerra mondiale.

Il santuario della Madonna del Monte Lussari è infatti la tappa finale anche di altri due cammini mariani che si snodano in Austria e in Slovenia.

Prima di partire dalla Basilica di Aquileia, eretta nel 313 in seguito all’Editto di Costantino e famosa per lo splendido mosaico di oltre 700 m2, è possibile iniziare il cammino dall’isola di Barbana, che ospita un santuario del VI secolo abitato ancora oggi da una piccola comunità monastica.

Lasciata Aquileia si fa tappa ad Aiello, borgo che ospita il Museo della Civiltà Contadina del Friuli Orientale, e si prosegue per Medea, paese conosciuto per l’Ara Pacis Mundi, monumento dedicato ai caduti di tutte le guerre.

Arrivati a Cormons, dove nel 1886 venne firmato l’armistizio tra Italia e Austria che pose fine alla terza guerra d’indipendenza, si continua in direzione di Prepotto.

Qui, in località Castelmonte, si raggiunge il santuario della Beata Vergine, dove fu ritrovato un manoscritto del XV secolo che rappresenta la prima forma scritta dell’attuale lingua slovena.

Una deviazione di 8 km consente invece di visitare l’Abbazia di Rosazzo e i suoi affreschi del ’500. Da qui in poi il cammino sale di quota. Superata Cividale del Friuli, città fondata da Giulio Cesare come Forum Iulii, da cui il nome “Giulia” della regione, si passa per il valico di frontiera di Ponte Vittorio, presso Faedis, non lontano da Caporetto, teatro della rovinosa sconfitta italiana durante la prima guerra mondiale.

Attraversata la catena del Gran Monte, si entra nel Parco Naturale delle Prealpi Giulie, nei comuni di Resia e Lusevera. Attraverso vari sentieri ci si immerge in un ambiente che ospita oltre 1200 specie vegetali, una straordinaria biodiversità dovuta all’incontro di tre aree biogeografiche diverse, dove non è raro avvistare cervi, stambecchi e cinghiali.

L’ultimo tratto, sulle Alpi Giulie, conduce alla tappa finale del santuario della Madonna del Monte Lussari, conosciuto anche come “dei tre popoli”. Posto a 1790 m s.l.m., offre uno spettacolare panorama sulle foreste millenarie di Tarvisio.

 


Questo contributo fa parte della rubrica Cammini d'Italia, parte del rapporto Piccoli Comuni e Cammini d'Italia, realizzato da Fondazione Symbola e Fondazione IFEL.
Progetto grafico a cura di Bianco Tangerine.

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