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Portogallo, anno 2014. Siamo nel pieno della crisi economica, forse una delle più profonde in Europa. Una crisi che porterà 600mila cittadini a perdere il proprio posto di lavoro e altrettanti a decidere di lasciare il Paese. Nel mese di aprile il governo decide di sostituire nelle scuole pubbliche 44mila cartine geografiche. Le nuove e singolari cartine rappresentano il territorio portoghese non più come estrema propaggine ovest dell’Europa ma schiacciato sull’estrema destra della mappa dalla massa azzurra dell’oceano Atlantico. L’iniziativa, fortemente sostenuta dall’allora primo ministro Pedro Passos Coelho, raccoglieva una diffusa e sentita necessità di cambiamento. A fianco alle drastiche misure adottate per ridurre il debito pubblico e cercare di riparare gli errori del passato, si sentì la necessità di lavorare alla costruzione di una nuova prospettiva. Portugal è mar (questo è nome dell’iniziativa) indicava alle giovani generazioni il futuro nei quattro milioni di chilometri quadrati di acque territoriali, quello spazio quaranta volte superiore all’estensione terrestre del Paese (92 mila chilometri quadrati) che per tanti secoli aveva fatto le fortune del Portogallo e che negli ultimi anni sembrava essere stato dimenticato.
Abruzzo, 2000 km ad est. Anche qui la crisi economica si è fatta sentire: 109 crisi industriali e oltre duemila imprese hanno chiuso i battenti. Qui si fanno ancora i conti con un terremoto, quello dell’Aquila, che per intensità è stato il 5° più forte mai avvenuto in Italia: 309 morti, oltre 1500 feriti e quasi 300 scosse che hanno raso al suolo case, monumenti, edifici storici, ospedali, università. Anche qui la voglia di cambiamento è divenuta una condizione necessaria, che per accadere ha bisogno di nuove rappresentazioni e nuove strade da percorrere.
La presente pubblicazione, promossa dalle Fondazioni Symbola e Hubruzzo vuole, a partire da una accurata analisi del sistema produttivo abruzzese e dal racconto di cento storie d’impresa, promuovere una nuova narrazione dell’Abruzzo, mettendo in evidenza i suoi punti di forza. Cercando, questa la finalità del lavoro, una sintesi leggibile, accettando l’inevitabile, ma quanto mai necessaria, inesattezza di una narrazione d’insieme. Il racconto che emerge descrive un territorio composito, fatto di paesaggi naturali e rurali, ma anche di innovazione e industria. Se l’immagine più comune dell’Abruzzo naturalistico è rafforzata da alcuni primati nazionali, come l’estensione della superficie protetta – pari al 36% del territorio regionale – e l’alta presenza di piccoli comuni – lo sono l’82% dei 305 comuni abruzzesi, con il 26% della popolazione regionale, circa 350 mila persone – la narrazione di un Abruzzo innovativo e industriale, poco conosciuta agli stessi abruzzesi, fa di questa terra una delle principali regioni manifatturiere d’Europa.

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